Modificare il DNA umano per colonizzare Marte: è fantascienza?

Tra difficoltà biologiche e possibili progetti eugenetici, la colonizzazione di Marte potrebbe non essere così facile.

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Le prime missioni con equipaggio dirette verso Marte, previste intorno al 2030, rappresentano un concreto rischio per gli astronauti. Dovranno confrontarsi con esposizione alle radiazioni solari, microgravità, osteoporosi, tanto per citare alcune complicazioni dell'operare nello Spazio. Nulla di nuovo rispetto alle condizioni di lavoro degli attuali astronauti? Il viaggio per raggiungere Marte durerà all'incirca 6 mesi, un tempo decisamente maggiore rispetto al tempo medio attuale di permanenza nello Spazio, che è nell'ordine delle settimane. L'essere umano è capace di sopportare condizioni così avverse per così tanto tempo?

Una gita su Marte

La risposta alla precedente domanda è : "si, potrebbe". Ma se estendessimo la domanda agli astronauti incaricati di lavorare in pianta stabile sul pianeta rosso, oppure ad eventuali cittadini che in un futuro andranno a colonizzare Marte? La questione diventa più complessa.
Kennda Lynch, astrobiologa e geomicrobiologa presso il Lunar and Planetary Institute di Houston, spiega che l'ingegneria genetica e altre scienze biologiche "potrebbero dover entrare in gioco nel momento in cui gli esseri umani vorranno vivere, lavorare, prosperare, creare una propria famiglia e rimanere su Marte".

L'idea sembra avere senso: se si vuole che l'uomo sopravviva a condizioni per cui non è "progettato", che sia su Marte o in qualsiasi altro mondo al di fuori del nostro pianeta, potrebbe aver bisogno di alcune modifiche al "progetto" su cui si basa la specie umana.
Questo tema è stato affrontato il 12 maggio scorso durante un webinar ospitato dalla New York Academy of Sciences chiamato "Alienating Mars: Challenges of Space Colonization".

Non è la prima volta

La prima domanda sorge spontanea: "quali tipi di tecnologie saranno necessarie?"
Il "potenziamento genetico" potrebbe quindi non essere limitato alle pagine dei romanzi di fantascienza. E a dirla tutta, in parte è già realta: ad esempio, in questi anni gli scienziati hanno inserito i geni dei tardigradi - piccoli esseri viventi notoriamente resistenti e che possono sopravvivere anche al vuoto dello spazio - in alcune cellule umane (in laboratorio ovviamente).

Le cellule così ingegnerizzate hanno mostrato una maggiore resistenza alle radiazioni rispetto alle loro controparti normali, ha affermato Christopher Mason, un partecipante al webinar, genetista della Weill Cornell Medicine, la facoltà di medicina della Cornell University di New York City.
La NASA e altre agenzie spaziali già adottano misure per proteggere fisicamente i loro astronauti, tramite la schermatura dei velivoli spaziali e anche farmacologicamente, tramite una ampia varietà di medicinali. Quindi, "non è un grande salto concettuale aggiungere a queste misure anche la protezione genetica, a condizione che queste modifiche si dimostrino sicure", aggiunge Mason.

Dilemma etico

All'uomo è eticamente concesso farlo? Cambiare in modo permanente il genoma umano per la radioprotezione o qualsiasi altra ragione potrebbe sollevare dubbi e domande circa l'eticità della pratica. Ma andiamo con ordine. Come anticipato poco fa, Tardigradi e microbi "estremofili" come il batterio Deinococcus radiodurans, sono esseri estremamente resistenti alle radiazioni e sono un grande serbatoio naturale di interessanti tratti genetici. A pensarla così è lo stesso Mason, che in passato ha anche studiato gli effetti del volo spaziale a lungo termine sull'astronauta Scott Kelly. L'astronauta Kelly ha trascorso quasi un anno a bordo della Stazione Spaziale Internazionale tra il 2015 e il 2016, come parte di un test volto proprio ad apprezzare le modifiche psicofisiche causate da una così lunga permanenza in un ambiente come quello spaziale.

Sfruttare questi tratti genetici potrebbe un giorno consentire agli astronauti di viaggiare oltre Marte, verso alcuni luoghi cosmici ancora più esotici e pericolosi. Ad esempio, un viaggio verso la luna di Giove, Europa, che ospita un enorme oceano sotto il suo immenso mare ghiacciato. Al momento si tratta di pura immaginazione, perché oltre ad essere molto fredda, Europa si trova in balia delle potenti radiazioni prodotte dal gigante gassoso, Giove.
L'ingegneria genetica consente almeno di considerare la possibilità di inviare astronauti su Europa, che è ormai unanimemente considerata come una delle più favorevoli culle biologiche capaci di ospitare forme di vita.

Solo per l'essere umano?

Se le procedure dovessero rivelarsi efficaci, le applicazioni dell'ingegneria genetica molto probabilmente non si limiteranno agli astronauti ed ai prossimi colonizzatori. Uno dei possibili scenari prevede un futuro in cui piccoli organismi viventi, detti "microbi designer", aiuteranno i coloni a formare una colonia sul Pianeta Rosso.

Questi "microbi designer" potrebbero aiutare l'uomo a produrre elementi di cui avrà bisogno per realizzare la prima colonia su Marte, "come ad esempio produrre materiali per costruire il primo habitat", spiega Lynch.
Alcuni ricercatori hanno persino suggerito di utilizzare i microbi designer per terraformare Marte, trasformandolo in un mondo molto più familiare e pacifico per l'uomo. Questa possibilità solleva ovviamente grandi questioni etiche, soprattutto considerando che Marte potrebbe aver ospitato la vita in passato e potrebbe ancora ospitarla oggi, in laghi sotterranei o falde acquifere.

La maggior parte degli astrobiologi discute contro la terraformazione di Marte, sottolineando che non vogliono sottrarre o alterare un ecosistema incontaminato eventualmente generatosi sul Pianeta Rosso. Sarebbe contemporaneamente sia non etico che antiscientifico.
Dopotutto, uno dei motivi principali per cui si vuole esplorare Marte è determinare se la Terra sia l'unico mondo ad ospitare la vita o meno e per farlo è fondamentale trovare tracce biologiche. E come si può condurre un'indagine del genere se, la scena del crimine viene contaminata dagli stessi investigatori? In quel caso, il pericolo di trovare tracce biologiche provenienti dalla Terra e confonderle con tracce Marziane sarebbe molto alto. E sarebbe un vero e proprio crimine ai danni dell'umanità.