Netflix, Amazon, Facebook e Disney: quale futuro per l'intrattenimento online?

Non solo Netflix. Da Facebook a Disney sono sempre di più le realtà pronte a investire sullo streaming, perché la tv del futuro passerà solo dalla rete.

Netflix, Amazon, Facebook e Disney: quale futuro per l'intrattenimento online?
Articolo a cura di

Nel 2015 era arrivata anche in Italia quella rivoluzione chiamata Netflix, portatrice sana di un nuovo modo di fruizione di contenuti che in poco tempo ha sconvolto tutto il mondo dell'intrattenimento. Ma tutto questo potrebbe essere nulla in confronto a quanto accadrà nei prossimi anni con il mondo dello streaming pronto ad essere travolto da un tsunami di proporzioni mai viste. L'arrivo di Facebook nella contesa con il suo servizio Watch, l'espansione di Amazon Prime Video e la scelta di Disney di aprire una piattaforma dedicata ai suoi prodotti potrebbero rappresentare la punta di un iceberg dalle radici ben più profonde e pronto a trasformare in maniera radicale le abitudini di tutti noi, ampliando ancora di più le nostre possibilità.

Netflix, la lungimiranza

In principio, su tutti i fronti, ci sono stati loro. L'azienda di Los Gatos ha avuto una forza che mai si era vista nel mondo dell'intrattenimento, una capacità di anticipare e dettare mode e abitudini come mai era accaduto. Nel resto del mondo e in Italia ce ne siamo accorti molto tardi, ma è dal 1997 che l'azienda americana riscrive in modo più o meno indisturbato le regole del settore. In principio lo ha fatto spedendo i video a casa degli utenti, poi aprendo una sua piattaforma online, poi investendo sulle tecnologie e sul catalogo, offrendo un parco titolo senza eguali per chiunque e, infine, investendo sulla produzione di contenuti originali e, quindi, esclusivi. Nelle mosse passate della compagnia si ha modo di vedere tutte le tendenze e le fasi attraversate dal mercato stesso. Netflix ha avuto la forza di anticipare le abitudini dell'utente, creando un servizio competitivo che ha poi dettato la linea per tutti gli altri, ma ha anche capito quando era giunto il momento di investire su se stesso, creando un catalogo indipendente da tutti gli altri, e tracciando a sua volta una strada che tutti hanno poi intrapreso, quella dei contenuti originali. Senza i vari House of Cards, Daredevil, Sense 8, Stranger Things, Tredici e tutte le altre serie prodotte in prima persona, Netflix non avrebbe sviluppato l'autonomia e l'indipendenza che è oggi il suo marchio di fabbrica distintivo. Nessuno è allo stesso tempo e con tale forza distributore, piattaforma e produttore. Una strada che tutti, dai network tradizionali ai nuovi arrivati, stanno provando a percorrere.

La via maestra

La strada che vecchi e nuovi attori del mondo dell'intrattenimento stanno percorrendo è ormai terreno comune e privilegiato di scontro. Anche i canali tradizionali stanno investendo sulla creazione di tecnologie online e sulla nascita di produzioni autonome. Sky, da sempre impegnata nel settore della pay tv tradizionale, ha da qualche anno creato un suo servizio streaming proprietario e investito pesantemente, anche in Italia, sulla nascita di serie tv e prodotti originali. Anche Hulu, servizio di streaming molto gettonato negli Stati Uniti, ha da poco iniziato una massiccia produzione di serie originali. Nuovi attori come Amazon hanno, sin dalla loro nascita, puntato tutto sulle serie originali e sugli accordi esclusivi. Tutti hanno insomma capito che lo streaming è ormai il presente per molti spettatori e che sarà necessario fare il possibile per offrire offerte ampie, variegate e originali. Una rivoluzione che sta già cambiando il nostro modo di guardare i programmi tv: tutto passerà sempre meno dal flusso continuo dei canali tradizionali per frammentarsi in un mosaico infinito di servizi accessibili con il massimo dell'elasticità e della libertà. Normale quindi che anche i grandi studi di produzione stiano provando a creare servizi particolari per assecondare questa esigenza.

Il caso Disney

Vero caso delle ultime settimane è la scelta di Disney di porre fine al suo accordo con Netflix per aprire, dopo il 2019, una piattaforma streaming proprietaria con cui veicolare tutti i suoi prodotti. La portata di questa "divisione" è presto fatta, vista la vastità dell'offerta Disney, che non comprende solo film o cartoni animati, ma anche tutti i prodotti targati Marvel o Lucasfilm, compresi i film della saga di Star Wars e una miriade infinita di nuove pellicole, cartoni o serie tv. La chiusura di rapporti non sarà totale, e alcune alleanze già in essere, come le serie sviluppate per Marvel, dovrebbero proseguire senza intoppi. Nonostante questo è impossibile non considerare la rivoluzionaria portata che potrebbe avere una scelta di questo tipo. Pare infatti che Disney sia intenzionata a lanciare un canale streaming dedicato allo sport e basato sul palinsesto di ESPN, con oltre 10 mila eventi dal vivo disponibili in abbonamento. Tra due anni sarebbe la volta di un vero e proprio servizio di serie tv e film in streaming capace di raccogliere al suo interno tutto il mondo dell'intrattenimento. Un fiore all'occhiello che dovrebbe coincidere con l'arrivo degli attesissimi Frozen 2 e Toy Story 4, titoli capaci da soli di lanciare nel migliore dei modi il servizio. Disney è forse l'unico studios al mondo ad avere la forza, il brand e il catalogo adatto per lanciare un servizio altamente concorrenziale e ampio nelle scelte e nelle possibilità. Un attore da non sottovalutare per il futuro dello streaming e della fruizione dei contenuti.

Cosa ci aspetta?

Le variabili in gioco sono molteplici e tutte soggette ad una lunga serie di fattori ancora difficili da valutare. Netflix continuerà a mantenere la sua egemonia per lungo tempo: troppo estesi i suoi rami, troppo evoluto il suo sistema tecnico e troppo grande la forza dei suoi prodotti originali per scalfire facilmente la sua leadership sul mercato. Molto dipenderà dal modo in cui i competitor si muoveranno: a cambiare le carte in tavola potrebbe essere il momento in cui i maggiori produttori di film e serie tv decideranno di "richiamare" i propri prodotti di punta per lanciare i propri servizi personalizzati, un po' come accaduto ultimamente con Disney, che "rinchiuderà" i suoi prodotti nel suo recinto dorato, prendendosene la quasi totale esclusiva. Impossibile, naturalmente, che ogni casa di produzione abbia la forza per lanciare un suo servizio streaming e impossibile che riesca a farlo con la stessa forza dimostrata da Netflix negli ultimi anni. Quel che è certo è che l'utente finale si ritroverà con ben più ampie possibilità di scelta e una serie di servizi e prodotti calibrati per ogni sua esigenza. Le tante possibilità permetteranno ad ognuno di noi di scegliere ciò che più ci aggrada o, magari, di sommare abbonamenti diversi per avere dalla nostra più cataloghi e più possibilità.

La formula a basso costo e a massima libertà è quella che funziona meglio, perché libera lo spettatore da vincoli e lo rende capace di scegliere ciò che più desidera in ogni momento. Con la possibilità di sottoscrivere o disdire ogni abbonamento a proprio piacimento sarà solo la qualità e la varietà di contenuti a discriminare il reale vincitore della contesa. Allo stesso tempo l'eccessiva dispersione potrebbe spingere l'utente a non fare una scelta e a cercare vie alternative di fruizione: nessuno per ora è ancora disposto a sottoscrivere troppi abbonamenti. Il compromesso sarà la strada più giusta per fare la propria scelta e sarà l'unica possibile vista la portata enorme che sta assumendo lo streaming nelle nostre vite. Il fenomeno è ancora in piena espansione e non accenna a fermarsi: l'epoca d'oro delle serie tv e dei film in rete sembra appena cominciata.