Netflix e condivisione a pagamento in Italia: tutto ciò che dovete sapere

Con una mossa neanche troppo a sorpresa, Netflix ha annunciato l'arrivo delle nuove politiche sul password sharing anche per l'Italia: come funzionerà?

Netflix e condivisione a pagamento in Italia: tutto ciò che dovete sapere
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Dopo gli anni d'oro della pandemia e del lockdown, in cui si è osservato un vero e proprio boom nel mercato dell'hardware e dei servizi, alla fine è tornata l'estate - in tutti i sensi.
La fine dell'emergenza globale ha portato al ripristino delle vecchie abitudini e lo streaming, evidentemente, non rappresenta più una priorità assoluta.
Anche - ma non solo - per questo, i principali player di questo settore si sono visti costretti ad attuare una serie di rimodulazioni delle proprie proposte in modo da venire incontro agli utenti riducendo i costi finali, ma anche agli investitori, puntando a recuperare il volume lasciato per strada.
La crisi senza precedenti di Netflix nasce proprio da queste ragioni, ma anche da un incremento esponenziale della concorrenza. Una concorrenza che, a suo modo, ha avuto modo di sperimentare le prime difficoltà anche in prima persona.
L'ultima mossa è stata la più temuta: il blocco della condivisione su Netflix arriva anche in Italia e no, non sarà un harakiri.

Ma non bastavano le pubblicità?

Verso la fine del 2022, Netflix e Disney+ hanno introdotto i piani con pubblicità, in quello che sembrava un clamoroso passo indietro per entrambe le piattaforme rispetto ai loro propositi iniziali di piattaforme on demand con un'offerta premium, appunto, senza interruzioni.

Tuttavia, è forse anche e soprattutto per via dell'instaurarsi di questo duopolio ai vertici del mercato dello streaming multimediale che i due colossi si sono visti praticamente costretti ad abbassare il costo d'ingresso introducendo gli spot pubblicitari e, nel caso di Netflix, riducendo anche la quantità del catalogo.
Tutto ciò non sembra essere bastato, perlomeno per l'azienda fondata da Reed Hastings, che con i primi barlumi di luce e di caldo di questo 2023 ha deciso di allargare su scala globale la sua battaglia alla condivisione degli account, vera e propria nemesi di Netflix nonostante i tweet al miele di ormai un lustro fa.
Ma cosa cambia per noi italiani con questa nuova mossa? Ha senso nel nostro mercato? Ma, soprattutto, riuscirà davvero a migliorare la situazione o ci sarà una fuga di massa?

Un taglio netto, o forse no?

Per quanto quella di Netflix possa sembrare una mossa a sorpresa, non lo è affatto.
La strategia che all'alba del 24 maggio 2023 è stata annunciata anche per lo stivale, infatti, è operativa già da mesi in Sud America e dall'inizio dell'anno in altri Paesi europei. Effettivamente, sappiamo già da tempo che era solo questione di mesi, poiché già a gennaio era stato confermato che anche da noi sarebbero arrivate le nuove politiche.

Ma lo stop alla condivisione di Netflix in Italia è un vero blocco?
La risposta è un sonante "" e, in realtà, si tratta più che altro di un compromesso, a onor del vero forse l'unico sostenibile sia per Netflix che per l'utenza, per porre un minimo di freno alle oltre 100 milioni di persone che condividono Netflix in tutto il mondo; un modello che non era più tollerabile per la dirigenza e per gli investitori, nonostante il rischio di un contraccolpo sia più concreto che mai.
È già successo in Argentina, con aspre proteste contro Netflix per lo stop alla condivisione senza regole, ma cosa accadrà in Italia potrà dirlo solo il tempo.
Ciò che sappiamo è che quella dell'azienda è una strategia mirata non tanto a "interrompere la condivisione, ma chiederemo di pagare un po' di più per poter condividere l'account", ha spiegato all'inizio dell'anno il co-CEO Greg Peters, "Stiamo cercando di trovare un approccio equilibrato, nonché un modello sostenibile per tutti.

Vogliamo offrire il nostro intrattenimento ed allo stesso tempo guadagnare per poter investire in contenuti più interessanti".
Insomma, un atto quasi dovuto, nonostante la condivisione (e non nel nucleo, perché inizialmente Netflix stessa parlava di "condividere una password") sia stata una delle armi fondamentali per il successo del mercato dello streaming.

Sì, ma come funziona?

Attualmente le informazioni su ciò che avverrà in Italia all'avvio di questa nuova fase sono limitate e non del tutto chiare, ma a chiarirci il funzionamento sarà principalmente la pratica.
L'azienda ha già iniziato a inviare le prime email, che recitano "Il tuo account Netflix è riservato a te ed a chi vive con te, ovvero al tuo nucleo domestico".

Il nucleo domestico, stando all'informativa ufficiale, è identificato come "l'insieme dei dispositivi connessi a Internet nel luogo principale da cui guardi Netflix. Un Nucleo domestico Netflix può essere impostato da una TV. Tutti gli altri dispositivi che utilizzano il tuo account Netflix sulla stessa connessione Internet di questa TV apparterranno automaticamente al tuo Nucleo domestico Netflix".

In poche parole, la TV principale connessa al WiFi rappresenterà il centro del nostro account e tutti i dispositivi che le gravitano attorno, sotto la stessa rete, apparterranno allo stesso nucleo. Tuttavia, ognuno di questi avrà il suo peso nella conta dei dispositivi attivi in contemporanea, un po' come accade già su DAZN e altri servizi.
La mossa di Netflix è chiara: l'account è tuo e appartiene a te, puoi condividerlo con chi vive insieme a te, ma non al di fuori.

Ci sono, tuttavia, molti altri aspetti che potrebbero non esservi ancora chiari. I figli fuori sede, per esempio, così come lo stesso titolare in mobilità, come faranno?
Nell'email inviata agli utenti, viene fatto solo un breve accenno alla questione, garantendo in maniera molto generica che si potrà continuare a utilizzare il servizio mentre si viaggia.

Per chi non ha una TV e usa Netflix direttamente da dispositivi mobili, dovrebbe essere direttamente la piattaforma a generare un nucleo domestico sulla base di parametri come l'indirizzo IP e il codice identificativo dei dispositivi, pur garantendo che "non raccogliamo dati GPS per tentare di determinare la posizione fisica precisa dei dispositivi".

La verifica del nucleo domestico dovrebbe avvenire tramite l'invio di un codice temporaneo della durata di 15 minuti, da ricevere tramite SMS o email.
Se intendete proseguire con la condivisione al di fuori di queste regole, non dovrete fare altro che acquistare un utente extra per il vostro profilo e assegnarlo al vostro amico o parente, che potrà accedere utilizzando direttamente le sue credenziali. Il costo di questa opzione è di 4,99 euro al mese per ogni utente aggiuntivo.

Come potrebbe funzionare?

In realtà, è stata la stessa Netflix a fornirci uno sneak peek di come potrebbe funzionare a livello tecnico la questione dei controlli.
A gennaio, infatti, tra le FAQ ufficiali apparvero alcune voci relative proprio a questo argomento, sebbene a oggi non ve ne sia più traccia. Tuttavia, all'epoca queste risposte risultavano già abbastanza esplicative.

Netflix parlava di un nucleo domestico composto da una TV connessa al WiFi di casa, più tutti i dispositivi, fissi e mobili, della nostra famiglia che dovrebbero connettersi alla stessa rete non costantemente per fruire dell'abbonamento, bensì una volta ogni 31 giorni per evitare blocchi.
Insomma, anche un pendolare o un fuori sede che tende a tornare a casa con una discreta frequenza dovrebbe riuscire a proseguire con la visione senza particolari intoppi. Diverso il discorso per chi fuori casa ci passa più di un mese, ma già la regola dei 31 giorni per molti sarebbe un ottimo compromesso.
Superato il periodo massimo consentito, poi, ci sarebbe la possibilità di estendere la visione per ulteriori 7 giorni grazie a un codice temporaneo per l'accesso, dopodiché si dovrà necessariamente tornare sotto la rete del nucleo domestico.

La FAQ integrale recitava: "mentre sei in viaggio o se ti sposti tra più indirizzi, puoi continuare a usufruire del servizio Netflix. Se ti allontani dalla tua posizione principale per un periodo di tempo prolungato, la visione di Netflix sul tuo dispositivo potrebbe essere bloccata.

Puoi richiedere un codice di accesso temporaneo per continuare a guardare Netflix", spiegando poi che "per avere accesso ininterrotto a Netflix, collegati al Wi-Fi della tua posizione principale, apri l'app o il sito web di Netflix e guarda qualcosa almeno una volta ogni 31 giorni. In questo modo, confermi che il dispositivo è attendibile per guardare Netflix, anche quando sei lontano dalla posizione principale".
La regola aggiornata per l'uso di Netflix fuori casa, oggi, recita più genericamente che "dal luogo principale in cui guardi Netflix, connettiti a Internet e apri l'app Netflix sul dispositivo mobile una volta al mese. Poi esegui la stessa operazione quando ti trovi nella seconda posizione per continuare a guardare Netflix senza interruzioni", quindi la sostanza non dovrebbe cambiare, ma non si fa accenno alla deroga di 7 giorni.

Insomma, nonostante tutto la situazione sembra piuttosto chiara e lascia un discreto margine di manovra per situazioni familiari anche particolari, anche se per ovvi motivi finirà per scontentare qualcuno: gli amici stretti, per esempio, o le famiglie con figli che tornano a casa solo un paio di volte all'anno, passando poi al paradosso delle case per studenti, in cui invece 3 o 4 coinquilini potrebbero tranquillamente continuare a utilizzare il servizio pur non essendo parenti. Del resto, Netflix è stata chiara su questo punto, non parlando a dirla tutta di vera e propria famiglia nel senso stretto del termine ma più di "chi vive con te".

Quanto all'esito, tutto è da vedere ma se le nuove politiche sono arrivate fino a noi vuol dire che i feedback sperati sono stati raccolti: al netto delle proteste sudamericane, i Paesi pilota (Canada, Spagna, Portogallo e Nuova Zelanda), in effetti, sembrano aver dato risultati incoraggianti (ricavi cresciuti di quasi il 4% su base annua, nonostante una leggera contrazione a inizio 2023), permettendo a Netflix di mantenere la propria posizione dominante nei mercati locali dopo un'iniziale e fisiologica flessione.
È presto per tirare le somme e ancora più presto per decretarne l'efficacia o il fallimento. Comprensibile, però, lo è certamente, trattandosi di un'azienda operante quasi esclusivamente in questo settore, a differenza di Amazon, Apple e Disney, che affondano le proprie radici anche nell'erogazione di altri beni e servizi.