Speciale Netflix in Italia: sarà vera rivoluzione oppure no?

A dispetto di quanto è accaduto negli Stati Uniti, la situazione italiana è molto diversa, con norme che regolano i diritti di trasmissione di film e telefilm più stringenti. Riuscirà Netflix a imporsi anche qui da noi?

Speciale Netflix in Italia: sarà vera rivoluzione oppure no?
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Finalmente ci siamo. Netflix, il fenomeno commerciale che più di ogni altro sta rivoluzionando il mondo dell'intrattenimento, sia dal punto di vista della fruizione che della produzione dei contenuti, sta per arrivare ufficialmente anche nel nostro paese. In Europa, il gigante dello streaming arriva diversi mesi dopo lo sbarco in Gran Bretagna ed Irlanda, che ha contraddistinto la prima fase dell'arrivo nel vecchio continente, e dopo una seconda fase che ha visto coinvolta anche la Francia. Per chi ancora non lo conoscesse, stiamo parlando di una delle più grandi piattaforme di streaming on demand, che a fronte del pagamento di un canone mensile consente la visione di un catalogo davvero ampio contenuti, a scelta tra migliaia di film e serie tv (tra cui molte produzioni originali).
Non ci sono ancora date precise, ma il servizio dovrebbe essere disponibile nei primi giorni di Ottobre, andando ad arricchire l'offerta di contenuti video e la concorrenza presente nel Bel Paese.

Diritti TV, barriera linguistica e concorrenza

L'approdo tardivo nel nostro paese è figlio di numerosi fattori, che per diverso tempo hanno fatto tentennare i dirigenti di Netflix sull'ipotesi di arrivare ufficialmente nel nostro mercato. Partiamo dai diritti di riproduzione: ogni paese presenta un sistema diverso, per cui la società californiana si trova costretta ad approntare un piano diverso in ogni nazione in cui voglia lanciare il proprio business. Per quanto riguarda l'Italia in particolare, il sistema dei diritti di trasmissione di film provenienti dal circuito cinematografico prevede diverse "finestre" di esclusività. Un servizio di streaming che proponga un canone di sottoscrizione infatti (come per l'appunto Netflix) può attingere soltanto ai titoli sotto licenza SVOD (Subscription Video On Demand); generalmente un lungometraggio impiega, dall'abbandono delle sale, 36 mesi ad arrivare in questa condizione (dopo i passaggi nella fase di noleggio, vendita ed esclusiva TV e Web TV). Questo, per la concorrenza, rappresenta un discreto vantaggio tattico, in quanto servizi come Sky Online aggirano il problema proponendosi come strumenti di replica per trasmissioni in diretta su canali televisivi, che quindi rientrano nella fascia di esclusiva relativa, che si apre all'incirca dai 4 ai 18 mesi dall'uscita di un film nelle sale. Le date di esclusiva non sono fisse e le singole compagnie possono accordarsi per gestire dinamicamente queste licenze. Per dotarsi di una lista concorrenziale sotto il profilo delle novità cinematografiche, Netflix dovrà quindi portare avanti una politica di accordi con le potenti major, che consentano ai film provenienti dal cinema di approdare sulla piattaforma nel minor tempo possibile.
Secondo punto è la particolare concorrenza locale. Il nostro mercato infatti, per quanto riguarda le pay TV, vede in campo da diversi anni due grandi attori, che concorrono tra loro dividendosi sostanzialmente la quasi totalità dell'utenza. Si tratta ovviamente dei gruppi Mediaset e Sky, due realtà particolarmente radicate ed egemoni, che godono nei confronti della compagnia americana di una posizione di netto vantaggio. Non a caso, entrambe le società hanno lanciato in tempi non sospetti servizi assimilabili a Netflix (Infinity e Sky Online) proprio in previsione dell'arrivo del colosso americano anche in Italia. Strumenti di una controffensiva a "doppia tenaglia" in cui la compagnia di Hastings si troverà stretta; da una parte Mediaset con Premium Play ed Infinity e dell'altra Murdoch con Sky On Demand e Sky Online. Difficilmente gli americani si sono trovati in presenza di un panorama già così affollato e che soprattutto prevede forti rapporti commerciali in essere.

Terzo punto problematico è rappresentato dalla barriera linguistica; il pubblico italiano, più di altri, è poco avvezzo alla fruizione di contenuti in lingua originale. Un problema non di poco conto, visto che l'attuale library è composta interamente da elementi in lingua originale (inglese), che dovranno essere verosimilmente affiancati da una corposa proposta in lingua italiana se gli americani hanno davvero intenzione di sfondare anche nel nostro paese. Anche in questo caso si tratterà di ottenere accordi specifici con le case di produzione per trasmettere contenuti in italiano ed adattare in tempi brevi programmi originali (con particolare riferimento alle serie TV Netflix originali). Un impegno discretamente gravoso che dovrà essere (ma siamo sicuri sia già stato) intrapreso da qui ad Ottobre. Parliamo di barriere linguistiche perché in paesi come Olanda e Germania la lingua inglese è più diffusa, mentre il problema non si pone nemmeno per quelli anglofoni.
Ultima, ma non ultima, la questione della larghezza di banda. L'Italia, sul piano delle infrastrutture di rete, resta tra i fanalini di coda dell'Europa, sia per quanto riguarda la qualità che la diffusione delle connessioni broadband. Questo per Netflix rappresenta un limite capitale, in quanto il servizio di streaming video, più di altri, si è dimostrato avido di Megabit. Per essere chiari, i dati provenienti dagli Stati Uniti rivelano che Netflix arriva ad utilizzare, nelle ore di punta, circa il 35% della banda disponibile, più di Youtube, Google ed eBay messi assieme. Non è quindi un caso che i primi abboccamenti italiani siano avvenuti con Telecom ed altri operatori TLC, in grado di garantire il traffico dati di cui la compagnia statunitense ha un estremo bisogno.

Dispositivi, offerta e catalogo

All'arrivo in Italia Netflix offrirà un mese di prova gratuito a tutti i nuovi iscritti. La spesa da sostenere per i mesi successivi non dovrebbe variare molto rispetto a quella vista in altri paesi Europei. Prendendo a riferimento la Francia, il prezzo di base dovrebbe aggirarsi attorno ai 7,99 € mensili. Per questa cifra i clienti transalpini possono usufruire di video in formato SD da un solo dispositivo. La forbice economica si allarga fino ai 11,99 €, costo con il quale si può accedere allo streaming da 4 diversi device con una risoluzione 4K (per i contenuti che la supportano).
Per quanto riguarda il catalogo italiano, fatte salve le limitazioni inerenti ai film analizzate in precedenza, è sicura la presenza di diversi titoli, tra cui serie e film originali (che saranno verosimilmente esclusive).
• Serie TV: Daredevil, Sense8, Bloodline, Grace and Frankie, Unbreakable Kimmy Schmidt e Marco Polo, Narcos, Club de Cuervos, BoJack Horseman e Jessica Jones (serie inedite in arrivo entro la fine dell'anno)
• Documentari: Virunga e Mission Blue Docuseries: Chef's Table
• Film: Beasts of No Nation, Crouching Tiger, Hidden Dragon The Green Legend, Jadotville and The Ridiculous 6

Escluse invece (salvo accordi successivi con chi detiene i diritti) serie prodotte da Netflix negli USA ma i cui diritti per l'Italia sono stati ceduti ai broadcaster locali. Tra queste House of Cards (trasmessa in Italia da Sky) e Orange is the new black (Mediaset), come evidenziato anche da questo articolo . Non è escluso inoltre che l'azienda americana realizzi nuovi contenuti espressamente dedicati per l'Italia (così come avvenuto in Francia con l'ambizioso progetto Marseille). Di sicuro, almeno in un primo tempo, la library vedrà la presenza di una grossa percentuale di materiale in lingua originale funzionale a fornire fin da subito, nonostante i numerosi nodi linguistici e legislativi da dirimere, un buon numero di titoli. Basterà per convincere gli utenti ad abbandonare gli operatori già presenti in Italia, che potranno contare su un catalogo più recente?