Speciale Pentium III: storia e prova pratica della CPU Intel

Riepercorriamo la storia di questa celebre linea di processori, dalle caratteristiche tecniche alla "Guerra dei megahertz", per un prodotto capace ancora oggi di regalare qualche sorpresa, grazie a Linux.

Speciale Pentium III: storia e prova pratica della CPU Intel
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La famiglia di processori Pentium, lanciata da Intel agli inizi degli anni ‘90, ha fatto la storia dei Personal Computer. Più di altri concorrenti infatti, il marchio Pentium è rimasto impresso nella mente dei consumatori come sinonimo di PC casalingo. Questa classe di CPU è stata la prima ad offrire prestazioni accettabili a prezzi accessibili: un compromesso che ha consentito un'enorme diffusione dei computer come li conosciamo oggi. La serie Pentium III, più di tutti, ha segnato una vera svolta per l'industria, grazie a prestazioni che finalmente reggevano il passo con il dilagante sviluppo software ( e l'espansione web su tutte). Un componente ben progettato, che più del suo successore ha introdotto caratteristiche che sono ancora oggi alla base dei più moderni processori. Simbolo di un'epoca ormai lontana, fatta di guerre all'ultimo megahertz e piogge di nuovi modelli, che puntualmente diventavano desueti già a pochi mesi dall'uscita. Internet era un oggetto misterioso per me come per tantissimi 25/30enni attuali e proprio la potenza di Pentium III ci ha permesso, per la prima volta, di intravederne le incredibili potenzialità.

Un po' di storia

La terza generazione di processori Pentium arrivò sul mercato il 26 Febbraio del 1999. L'architettura di base è la nota P6, condivisa con il poco fortunato Pentium Pro. La differenza principale rispetto alla generazione Pentium II fu il supporto alle istruzioni SSE (un'estensione dei calcoli in virgola mobile). Le prime versioni prevedevano un core chiamato Katmai , diretta evoluzione di quanto visto nelle precedenti CPU Intel. Furono in tutto 3 le tipologie di core ad avvicendarsi nell'arco di vita di Pentium III:

Katmai: basato su processo produttivo a 250 nm con una cache L2 di 512 KB. Fu l'ultimo processore a servirsi dello slot 1 per il collegamento alla scheda madre
Coppermine: arrivato 6 mesi dopo Katmai, vantava un processo produttivo a 180 nm e consentiva la collocazione della cache (da 256 KB) nello stesso die del processore, soluzione che ne consentì il funzionamento alla stessa velocità della CPU. Abbandonò definitivamente lo slot 1 in favore di un più ortodosso socket 370
Tualatin: versione di Coppermine riveduta e corretta, con un gate dedicato al singolo transistor di soli 130 nm. Miglioramento dimensionale che consenti di integrare 512 KB di memoria cache nel die principale, cosa che portò ad un aumento sensibile delle prestazioni.

La produzione terminò nel 2003, anno in cui tutte le risorse di Intel vennero concentrate nello sviluppo del modello successivo, nettamente più promettente in ottica futura: l'altrettanto famoso Pentium IV.
La frequenza di funzionamento massima, senza O.C, raggiunta dalle ultime versioni di Pentium III fu 1.4 GHz. Un limite più commerciale che tecnico, imposto da Intel per evitare la concorrenza interna con i primi modelli di 4° generazione, che al tempo garantivano frequenze di funzionamento simili. Passando a dettagli più curiosi, le primissime unità messe in commercio contenevano un numero identificativo unico, che venne successivamente eliminato in seguito ad una pioggia di ricorsi per possibili violazioni della privacy. Pentium III fece anche da base per una delle prime generazioni di processore mobile, il Pentium M: nella sostanza un Pentium III che supportava la tecnologia di scaling della frequenza SpeedStep (per limitare i consumi energetici) e con un bus di sistema maggiore, paragonabile a quello di un Pentium IV.

La guerra dei megahertz

Pentium III fu protagonista, insieme a diversi prodotti concorrenti dell'epoca, della cosiddetta "corsa ai megahertz". Nel periodo a cavallo del 2000 infatti, la distanza in termini di capacità produttiva e di innovazione tra Intel e la concorrenza (AMD in particolare) era molto minore rispetto ad oggi. Per la prima volta il competitor egemone si sentiva veramente minacciato dal principale avversario, AMD per l'appunto, che lo incalzava con processori competitivi sia dal punto di vista tecnico che economico. L'azienda di Santa Clara si vide costretta e rivedere i suoi piani e dovette mettere in campo tutta la sua forza per reggere l'urto di questa grande rivalità. Rivalità sfociata in una corsa all'aumento delle frequenze di funzionamento, che sebbene non sia indicativa delle relative prestazioni di una CPU, al tempo attirava tantissimo il grande pubblico. Nuovi modelli, con velocità di clock sempre più alte, venivano rilasciati a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro, in un mercato che si muoveva ad una velocità vorticosa e a cui era davvero difficile stare dietro. La battaglia con AMD, sebbene possa aver sostanzialmente accorciato l'arco di vita di Pentium III, ha messo alle strette Intel, che in quel periodo, ed in parte successivamente con Pentium IV, ha dato davvero fondo a tutte le sue risorse, ponendo le basi per quanto sarebbe successo in seguito, con una progressiva diminuzione dei costi di produzione (e di conseguenza dei prezzi di vendita) e un aumento esponenziale delle capacità logiche. Elementi che hanno reso il computer l'oggetto indispensabile e tutto sommato economicamente accessibile con cui ci rapportiamo ogni giorno.

Pentium III oggi

Questa nostalgica rievocazione ha smosso una profonda curiosità di verificare quale siano le prestazioni di un caro e vecchio Pentium III, rapportate a quelle dei microprocessori d'oggi. Per l'occasione abbiamo riesumato un vecchio Coppermine da 733 MHz, che da diverso tempo prendeva polvere in cantina. Il vetusto setting utilizzato per la prova prevede 768 MB di RAM (PC 133) e una GPU Matrox Millenium G400 Dual-Head con 32 MB di memoria dedicata. Una volta collegata l'alimentazione, nonostante qualche colpo di tosse, ampiamente giustificato dalla vecchiaia, l'assemblato ci ha permesso di installare tranquillamente da zero un O.S.: la scelta è ricaduta su Ubuntu 10.04 Lucid Lynx, una vecchia versione non molto pesante della distro LINUX. Il risultato finale ci ha stupito: nonostante la macchina si prenda sempre il suo tempo, si è dimostrata assolutamente in grado di completare le operazione più semplici, come l'editing di testi o la visualizzazione di video in bassa risoluzione. La navigazione web, effettuata tramite il browser integrato Firefox, ci ha dato invece qualche grattacapo in più; un po' per la versione del software, non sempre compatibile con alcuni nuovi standard di HTML5, un po' per la bassa potenza dell'hardware, che in alcune situazioni di rendering più complessi ha mostrato profonda difficoltà. In generale, il Coppermine di prova si è dimostrato utilizzabile, seppur facendo voto di pazienza, ancora oggi, a ben 15 anni dalla sua uscita. Un misura che più di qualsiasi benchmark e risultato numerico è davvero indicativa della bontà del lavoro fatto all'epoca da Intel.