Ray-Ban Stories: i nuovi occhiali Facebook e il problema privacy

Con l'arrivo dei Ray-Ban smart targati Facebook torna d'attualità il problema privacy per le nuove tecnologie.

Ray-Ban Stories: i nuovi occhiali Facebook e il problema privacy
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Dopo anni di tentativi, uscite improbabili e fallimenti terribili, gli occhiali smart definitivi sono finalmente realtà. Ray-ban Stories nascono grazie a Luxottica e Facebook, ci regalano un design perfettamente riconoscibile, con poche e semplici funzioni e segnano un primo e decisivo passo verso un futuro in cui questi dispositivi potrebbero diventare la normalità.
Il prodotto, già acquistabile e funzionante, promette grandi cose ma solleva più di una perplessità sulla questione privacy. Siamo davvero pronti a oggetti che fanno foto e registrano video ma che sono in tutto e per tutto uguali a dei normalissimi occhiali?

Dei veri Ray-Ban

Tre montature, venti finiture diverse e numerose opzioni per lenti di qualsiasi tipo, anche graduate. I Ray-Ban Stories pescano a piene mani dall'esperienza dell'azienda italiana nella realizzazione di occhiali e offrono agli utenti alcuni tra i modelli più iconici e conosciuti della linea Ray-Ban.
Se esteticamente saranno in tutto e per tutto uguali alle controparti tradizionali, a differenziarli saranno naturalmente le funzioni smart e, naturalmente, il prezzo, dal momento che i Ray-Ban Stories partiranno da 329 euro.

Gli Stories integrano due fotocamere da 5 megapixel, tre microfoni e diffusori stereo. Un comparto tecnologico che permetterà di scattare foto, fare video di 30 secondi e attivare i controlli vocali integrati. Un led esterno si accende di bianco quando vengono scattate foto e si sta registrando un video e sulla parte destra è presente un tasto fisico per attivare le funzioni primarie e una zona in cui è possibile regolare il volume. In dotazione viene fornita una custodia che ricarica il prodotto. In un'ora si raggiunge la carica completa, con gli occhiali che garantiscono almeno 6 ore di utilizzo continuativo con un utilizzo moderato.

Tecnologia Facebook

Facebook si è occupata di tutta la parte tecnologica inerente agli occhiali. Va da sé che, per funzionare, questi Ray-Ban avranno bisogno dell'app Facebook View, studiata per permettere di utilizzare il prodotto nel modo più agevole possibile. View servirà per configurare gli occhiali e fungerà da strumento per l'importazione automatica delle foto e dei video.

Dopo aver scattato o registrato, infatti, tutto andrà a finire all'interno dell'app, che sarà l'unico strumento per l'accesso alla memoria dei nostri occhiali. I file rimarranno dentro l'app e saranno pronti per essere condivisi su Facebook o Instagram con pochi e semplici passi.
Gli occhiali svolgeranno inoltre anche funzioni tipiche dei più classici auricolari senza fili. Permetteranno di ascoltare musica e rispondere al telefono, con l'assistente vocale di Facebook pronto a rispondere ai nostri comandi e a offrire tutte le sue funzioni con il semplice uso della voce.

Primo passo

Gli Stories sono il primo passo di una collaborazione tra Facebook e Luxottica iniziata nel 2019. L'azienda di Zuckerberg si è occupata di tutta la parte tecnologica, lasciando campo libero a Luxottica per sfruttare le proprie conoscenze in fatto di design e, naturalmente, il proprio marchio. Seppur con Facebook al suo interno, questi non saranno riconosciuti come gli occhiali "di Facebook", ma come i primi Ray-Ban smart della storia.

Questa prima uscita dovrebbe segnare l'inizio di una collaborazione che si preannuncia lunga e duratura, a patto che sia sostenuta da numeri di vendita accettabili. L'obiettivo di Zuckerberg è quello di integrare molto presto nuove e ben più interessanti funzioni: una piattaforma di realtà aumentata è in sviluppo ormai da tempo, con future possibilità di proiettare immagini sulle lenti e sovrapporle a ciò che si sta osservando.

Prodotto vincente?

Abbiamo più volte raccontato di quanto il settore degli indossabili sia da anni quello su cui le aziende tecnologiche puntano di più. Con smartphone sempre più avanzati e dalle funzioni ormai tutte uguali, è nella realizzazione di oggetti comuni che offrano funzioni simili ma più comode che si sta spingendo sempre di più.
Dopo gli orologi, ormai entrati nel novero dei prodotti smart, sembra giunto il tempo degli occhiali.

Nel corso degli anni sono stati fatti numerosi tentativi, apparsi però sempre troppo strani o troppo estremi, sia nelle forme che nelle funzioni. Gli utenti non erano pronti, ma con un marchio importante come Ray-Ban a fare da apripista è probabile che questo tipo di tecnologia possa iniziare molto presto a prendere piede.
Design riconoscibile, poche funzioni selezionate, semplicità di utilizzo: questi elementi potrebbero rappresentare una carta vincente per il futuro di tali dispositivi, trasformando degli oggetti di uso comune in molto di più. Per non parlare della sempre maggiore voglia di tutti noi di condividere rapidamente gli attimi della nostra vita, e quale modo più semplice per farlo se non mostrando a tutti quello che vedono i nostri occhi?

E la privacy?

Come in tutte le belle storie però, ci sono anche dei lati oscuri in questo nuovo oggetto tecnologico. Gli occhiali sono percepiti come un oggetto normale, comune, inerme e senza sorprese. Cosa succede se al suo interno inseriamo un apparato tecnologico capace di scattare foto o fare video?
Gli utenti potrebbero farne un uso poco opportuno, scattare foto dove non devono senza che nessuno se ne accorga o filmare all'insaputa degli altri. Il vero problema è nella percezione che gli altri hanno dell'oggetto.

Certo, è stato implementato un piccolo led che si accende di bianco quando le funzioni di registrazione sono attive, ma è abbastanza per scongiurare un uso improprio di questa tecnologia? In molti parlano di una luce troppo piccola per essere vista, altri invece sostengono che serva impegno per notarla, del resto è un indicatore visibile solo se si guarda una persona dritta negli occhi.

Uso improprio

C'è poi una questione di privacy interna da considerare, per un oggetto che potenzialmente potrebbe essere sempre acceso, registrare dati, foto e audio. Facebook garantisce il massimo rispetto della privacy degli utilizzatori, nonché la promessa di non vendere a terzi i dati di utilizzo. Problemi che ormai sono pane quotidiano per tutti gli oggetti che utilizziamo e che diventeranno sempre più pressanti man mano che queste tecnologie cresceranno in numero e varietà.

Il vero problema per gli occhiali smart, però, rimane l'utilizzo improprio che potrebbe derivare da questo prodotto. La stessa Facebook ha provato a mettere le mani avanti offrendo agli utenti un "manifesto di utilizzo" per invitarli a usare i nuovi Ray-Ban nel modo corretto, pertanto l'azienda sembra essere ben consapevole dei rischi e degli usi scorretti che i suoi occhiali potrebbero comportare.
Si tratta quindi di un avvertimento per portare alla luce eventuali distorsioni che, purtroppo, non possono essere arginate alla base ma rendono questi prodotti non proprio sicuri come si vorrebbe far credere.

Responsabilità

Gli utenti vengono invitati a spegnere gli occhiali in bagni pubblici, luoghi di culto, studi medici e spogliatoi, rispettare la legge, non usare gli occhiali per registrare codici, informazioni o molestare altre persone violandone la privacy. Gli acquirenti devono farsi promotori del prodotto, mostrare a chi non lo conosce le sue funzioni, fargli notare la presenza della luce led accesa mentre si fanno video.
Automatismi che, purtroppo, non sono chiaramente riconoscibili e che spingono questi occhiali in una zona d'ombra piuttosto pericolosa.

Oggetti percepiti come innocui potrebbero purtroppo essere usati in modi scorretti e illegali, senza che nessuno riesca realmente ad accorgersene e senza che vi sia possibilità di arginare alla base questo tipo di comportamento. Forse è solo questione di percezione esterna, forse occorre che tutti si abituino a queste nuove tecnologie, forse dobbiamo semplicemente avere maggiore fiducia nel prossimo. Ma uno strumento come questo, se usato nel modo sbagliato, sarebbe l'ennesimo strappo a una privacy ormai sempre più difficile da garantire.