Per alcuni di noi, la risposta a questa domanda è stata "lo scienziato", una figura vista come ingegnosa, in grado di inventare macchine prodigiose e di fare scoperte sensazionali. Il cinema ci ha anche abituati a versioni più malvagie che con la loro conoscenza volevano dominare il mondo e che, per nostra fortuna, sulla loro strada incontravano sempre un Avenger o un agente segreto con licenza di uccidere. Tuttavia, lungo la sua storia millenaria, la comunità scientifica ha effettivamente visto alcuni dei suoi membri utilizzare le loro abilità per fini a volte controversi, a volte ai limiti della legalità, finanche malvagi.
Vogliamo invitarvi a seguirci in un nuovo viaggio dove incontreremo alcune delle più controverse figure della scienza: chimici, fisici, medici, uomini che hanno perseguito uno scopo con qualsiasi mezzo necessario, o che con le loro scoperte e creazioni hanno cambiato il mondo creando dei veri e propri punti di non ritorno per il genere umano. Il nostro viaggio inizia con un uomo in grado di far venire la pelle d'oca solo a pronunciarne il nome, un medico senza scrupoli disposto a tutto per raggiungere il suo folle obiettivo di purificazione della razza: Il Dottor Josef Mengele.
Alle origini di un'ossessione
Nato a Günzburg, in Baviera, il 16 marzo 1911, cresce in una famiglia cattolica conservatrice e con tendenze nazionaliste, ma che non ebbe influenze particolari sulla sua scelta di appoggiare il partito Nazionalsocialista e le sue ideologie. Saranno i suoi studi, invece, a giocare un ruolo fondamentale nella sua carriera di medico.
In particolare, quanto apprenderà durante il periodo nel quale fece da assistente personale di Otmar Freiherr von Verschuer, figura di spicco dell'Istituto per la Biologia Ereditaria e per l'Igiene Razziale di Francoforte e famoso per le sue ricerche sulla genetica, alcune delle quali particolarmente improntate sullo studio dei gemelli. Saranno queste ultime, soprattutto, a far nascere in lui una vera e propria ossessione, che lo porterà ad organizzare esperimenti atroci, per i quali utilizzerà prigionieri dei campi di concentramento come cavie.
Un nazista per convenienza
La storia di Josef Mengele è stata raccontata in film, documentari e libri. E proprio in uno di questi, scritto da Olivier Guez e intitolato La Scomparsa di Josef Mengele, l'autore lo descrive come un uomo che non entrò a far parte del Partito Nazionalsocialista poiché particolarmente convinto delle idee da esso sostenute, ma per puri scopi arrivistici. In un'intervista rilasciata a El Mundo, egli dichiarò: "Mengele non fu propriamente un gerarca nazista. Fu un capitano tra tanti, un medico nazista tra altri cento.
Lo vedo come un uomo senza qualità, un tipo mediocre con aspirazioni mediocri. Non fu nazista per vocazione: solo piuttosto tardi, quando vide che il Reich era destinato a durare, entrò nel partito per fare carriera. Le sue motivazioni furono sempre egoiste: scelse di lavorare con gli esseri umani ad Auschwitz invece che con le cavie solamente in luce del proprio successo professionale. Si trattò di una scorciatoia verso una cattedra universitaria, che era il suo obiettivo ultimo. Insomma, non credo fosse predestinato al male. Se fosse nato quindici anni dopo, sarebbe stato un uomo spregevole, un cattivo marito, professore, padre... Ma come tanti altri. Non sarebbe stato un pluriomicida."
Durante il periodo passato nella Wehrmacht, nella quale entrò nel 1940, riuscì a distinguersi per le sue azioni e fece anche una discreta carriera. Dopo essere stato ferito sul fronte russo, dove si guadagnò la Croce di Ferro per aver salvato due soldati da un carro armato in fiamme, venne giudicato non idoneo al combattimento in prima linea.
Successivamente, venne trasferito presso l'SS-Rasse und Siedlungshauptamt (o RuSHA), ossia l'Ufficio Centrale per la Razza e le Colonie, dipartimento delle SS che si occupava del controllo della purezza ideologica e razziale dei membri delle SS. Poco dopo la sua promozione a capitano, il Dott. Mengele venne trasferito ad Auschwitz, dove gli venne assegnata la responsabilità del settore dedicato alle popolazioni Romaní, ed è qui che si guadagnò il suo inquietante soprannome.
L'Angelo della Morte
Il Dott. Mengele aveva l'abitudine di ispezionare personalmente i prigionieri che arrivavano al campo immediatamente dopo il loro arrivo. Passava tra le loro fila indossando il suo camice bianco, utilizzando un bastone per indicare i prigionieri destinati ai lavori forzati o alle camere a gas o, ancora peggio, che dovevano essere preservati per i suoi esperimenti. Non esitava a scagliarsi con violenza contro alcuni di loro, uccidendoli a bastonate, a calci o con dei colpi di pistola. Il suo modo di muoversi, di guardare le persone di fronte a lui, la freddezza con cui svolgeva il suo lavoro gli valsero il suo tremendo soprannome, Angelo della Morte, in grado di rievocare orribili ricordi nella memoria dei sopravvissuti al campo di sterminio.
Ma come abbiamo già detto, non sarà solo il suo soprannome a renderlo famoso; i suoi esperimenti, più simili in molti casi ad atroci torture che a mezzi per acquisire nuove conoscenze, scriveranno una pagina oscura della storia della scienza e della medicina e lo consegneranno alla storia come uno dei più crudeli ed efferati criminali della Seconda Guerra Mondiale.
L'ossessione per la purezza della razza.
L'attenzione maniacale ai dettagli, quella che divenne una totale dedizione alla causa del Reich, plasmò un uomo dalla duplice personalità, capace di scatti d'ira improvvisi e furibondi e di momenti di paradossale cordialità. La sua missione, quella cioè di migliorare la razza ariana attraverso la medicina, era uno scopo da portare avanti a ogni costo e senza alcun tipo di scrupolo. Bambini, persone affette da nanismo e gemelli attiravano la sua attenzione in modo particolare.
Operava delle attente e spietate selezioni sui prigionieri al fine di trovare coloro i quali possedevano i tratti distintivi più curiosi e utili per le sue ricerche. Una volta selezionati, questi venivano trattati come dei prigionieri in un certo senso privilegiati, nutriti a dovere e rinchiusi in capanne più confortevoli. Tutto ciò, ovviamente, era unicamente votato a tenere le sue cavie in salute per gli esperimenti.
Il Dottor Miklós Nyiszli, medico legale ungherese deportato ad Auschwitz, fu scelto da Mengele per le sue competenze in ambito autoptico. Gli venne richiesto di eseguire il suo lavoro sui corpi delle vittime il più presto possibile dopo il decesso e si ritrovò a effettuare autopsie su centinaia di corpi martoriati dai continui, estenuanti esami condotti sui poveri pazienti del Dott. Mengele, secondo il quale sarebbe stato "un peccato, un crimine... un atto di irresponsabilità [verso la scienza] non utilizzare le possibilità che Auschwitz offriva per le ricerche sui gemelli. Non ci sarebbe stata mai più un'altra opportunità come questa".
Nel libro che raccoglie le memorie del medico ungherese, scritto di suo pugno subito dopo la guerra e intitolato "Sono stato l'assistente del dottor Mengele. Memorie di un medico internato ad Auschwitz", egli descrisse cosa accadeva ai prigionieri inviati alla baracca degli esperimenti nel tristemente noto Blocco 10 del campo: "Lì si effettuano su di loro tutti gli esami praticabili su una persona vivente. Analisi del sangue, punture lombari, scambio di sangue tra gemelli e un numero indeterminato di altri esami, tutti dolorosi ed estenuanti.
La pittrice di Praga, Dina, prepara degli schizzi comparativi delle forme della testa, dei padiglioni auricolari, del naso, della bocca, delle braccia e delle gambe dei gemelli. Ciascun disegno va in un'apposita cartella, contenente i dati personali, e in seguito si aggiungono le schede dei risultati degli esami effettuati nel corso degli esperimenti. Simile procedura è adottata anche per i nani. Tali esperimenti, camuffati come visita medica, che si praticano in vivo, cioè su un organismo vivente, sono ben lungi dall'esaurire la problematica gemellare dal punto di vista scientifico. Hanno un valore relativo, non dicono molto.
Si passa, quindi, alla fase successiva, che è la più importante: l'esame autoptico per il confronto degli organi normali oppure patologicamente sviluppati, ovvero malati. Ma perché ciò avvenga, è necessario che vi sia un cadavere. Dal momento che la dissezione e la comparazione dei diversi organi dev'essere eseguita contestualmente, occorre che la morte dei gemelli si verifichi nel medesimo momento. E nella baracca sperimentale del kappa-zeta di Auschwitz, campo B IId, la morte simultanea di gemelli avviene regolarmente.
Ci pensa il dottor Mengele a privarli della vita. E siamo ora di fronte a un caso unico nel suo genere nella storia della medicina. Cioè la morte simultanea di due gemelli e la possibilità reale di procedere alla loro autopsia. Succede forse in qualche altra parte al mondo una cosa simile, al limite del prodigio, che due gemelli muoiano nello stesso momento e sui loro corpi si possa effettuare la dissezione? Le vicende della vita separano i gemelli. Possono trovarsi distanti decine, a volte centinaia di chilometri l'uno dall'altro, non muoiono su richiesta.
In condizioni normali risulta praticamente impossibile effettuare la dissezione comparata di gemelli. Nel campo di concentramento di Auschwitz, invece, ve ne sono a centinaia e la loro uccisione offre altrettante possibilità di ricerca. Ecco perché il dottor Mengele fa selezionare sulla banchina del terminal ferroviario i gemelli e i nani. Per questo sono indirizzati a destra, per finire dopo nella baracca buona . Per questo, temporaneamente, godono di un buon vitto e possono lavarsi, allo scopo, cioè, che qualcuno non si ammali e possa morire prima dell'altro. Possono morire, certo, ma in buona salute, e simultaneamente!".
Tra gli esperimenti dei quali Mengele fu ideatore, ve ne fu uno indirizzato alla scoperta di una possibile colorazione dell'iride, per ottenere più bambini con gli occhi azzurri. Le sostanze che iniettava negli occhi dei prigionieri spesso portavano a dolori lancinanti, lesioni permanenti e in alcuni casi cecità.
Gli esperimenti sui gemelli poi non si limitavano a quanto precedentemente documentato. Ci sono prove di come egli ricercasse donne che presentavano antecedenti familiari di gemelli e su di esse testava tecniche di inseminazione artificiale. Se la donna, poi, dava alla luce un solo bambino, sia lei che il neonato venivano immediatamente uccisi.
In fuga
Gli orrori perpetrati dal Dott. Mengele si interruppero solo quando le truppe tedesche furono costrette a fuggire dal campo a causa dell'imminente arrivo dell'esercito russo. Mengele venne catturato insieme ad altri soldati poco dopo la fine della guerra, ma non venne riconosciuto ed ebbe l'opportunità di sfruttare a suo vantaggio una situazione che gli permise di fuggire e salvarsi dal giudizio dei tribunali.
Diverse furono le ricompense offerte in cambio di informazioni utili alla sua cattura, addirittura il Mossad si attivò per cercarlo in Sudamerica, dove si presumeva si fosse nascosto. E infatti proprio lì, nello specifico in Brasile, egli visse sotto la protezione di una comunità filonazista fino alla sua morte, avvenuta a causa di un ictus che lo colpì mentre nuotava nell'Oceano Atlantico l'8 febbraio 1969.
Fu sepolto sotto il falso nome di Wolfgang Gerhard, identità che utilizzò per nascondersi dopo la sua fuga. Alla scoperta della sua tomba, nel 1985, fu necessaria un'indagine e la comparazione del DNA del corpo con quella del fratello di Mengele, che fornì il suo DNA dopo un'iniziale resistenza, superata grazie all'intervento del Governo Tedesco. Il test accertò una compatibilità al 99,69%, che non lasciò scampo a dubbi. Attualmente i resti del Dott. Mengele si trovano presso l'Istituto di Medicina Legale di San Paolo del Brasile, a disposizione degli studenti.
Josef Mengele scrisse una delle pagine più buie e drammatiche della storia della scienza. Una lucida follia, una tremenda ossessione, lo portarono a perpetrare esperimenti atroci su coloro che ebbero la sfortuna di finire sotto il suo sguardo. E, ancora peggio, per tutto questo non dovette mai rendere conto a nessuno. Non rispose dei suoi crimini davanti a nessun tribunale, mentre i sopravvissuti avranno per sempre impresse nella loro memoria le immagini di quanto patito da loro o dai loro cari per colpa di questo spietato criminale.
La Scienza del Male: Josef Mengele, l'angelo della Morte di Auschwitz
La storia di un uomo che in nome della sua folle ossessione scrisse alcune delle pagine più buie della scienza del Novecento
"Che cosa vuoi fare da grande?"
Per alcuni di noi, la risposta a questa domanda è stata "lo scienziato", una figura vista come ingegnosa, in grado di inventare macchine prodigiose e di fare scoperte sensazionali.
Il cinema ci ha anche abituati a versioni più malvagie che con la loro conoscenza volevano dominare il mondo e che, per nostra fortuna, sulla loro strada incontravano sempre un Avenger o un agente segreto con licenza di uccidere. Tuttavia, lungo la sua storia millenaria, la comunità scientifica ha effettivamente visto alcuni dei suoi membri utilizzare le loro abilità per fini a volte controversi, a volte ai limiti della legalità, finanche malvagi.
Vogliamo invitarvi a seguirci in un nuovo viaggio dove incontreremo alcune delle più controverse figure della scienza: chimici, fisici, medici, uomini che hanno perseguito uno scopo con qualsiasi mezzo necessario, o che con le loro scoperte e creazioni hanno cambiato il mondo creando dei veri e propri punti di non ritorno per il genere umano.
Il nostro viaggio inizia con un uomo in grado di far venire la pelle d'oca solo a pronunciarne il nome, un medico senza scrupoli disposto a tutto per raggiungere il suo folle obiettivo di purificazione della razza: Il Dottor Josef Mengele.
Alle origini di un'ossessione
Nato a Günzburg, in Baviera, il 16 marzo 1911, cresce in una famiglia cattolica conservatrice e con tendenze nazionaliste, ma che non ebbe influenze particolari sulla sua scelta di appoggiare il partito Nazionalsocialista e le sue ideologie.
Saranno i suoi studi, invece, a giocare un ruolo fondamentale nella sua carriera di medico.
In particolare, quanto apprenderà durante il periodo nel quale fece da assistente personale di Otmar Freiherr von Verschuer, figura di spicco dell'Istituto per la Biologia Ereditaria e per l'Igiene Razziale di Francoforte e famoso per le sue ricerche sulla genetica, alcune delle quali particolarmente improntate sullo studio dei gemelli.
Saranno queste ultime, soprattutto, a far nascere in lui una vera e propria ossessione, che lo porterà ad organizzare esperimenti atroci, per i quali utilizzerà prigionieri dei campi di concentramento come cavie.
Un nazista per convenienza
La storia di Josef Mengele è stata raccontata in film, documentari e libri. E proprio in uno di questi, scritto da Olivier Guez e intitolato La Scomparsa di Josef Mengele, l'autore lo descrive come un uomo che non entrò a far parte del Partito Nazionalsocialista poiché particolarmente convinto delle idee da esso sostenute, ma per puri scopi arrivistici.
In un'intervista rilasciata a El Mundo, egli dichiarò: "Mengele non fu propriamente un gerarca nazista. Fu un capitano tra tanti, un medico nazista tra altri cento.
Lo vedo come un uomo senza qualità, un tipo mediocre con aspirazioni mediocri.
Non fu nazista per vocazione: solo piuttosto tardi, quando vide che il Reich era destinato a durare, entrò nel partito per fare carriera. Le sue motivazioni furono sempre egoiste: scelse di lavorare con gli esseri umani ad Auschwitz invece che con le cavie solamente in luce del proprio successo professionale.
Si trattò di una scorciatoia verso una cattedra universitaria, che era il suo obiettivo ultimo. Insomma, non credo fosse predestinato al male. Se fosse nato quindici anni dopo, sarebbe stato un uomo spregevole, un cattivo marito, professore, padre... Ma come tanti altri. Non sarebbe stato un pluriomicida."
Durante il periodo passato nella Wehrmacht, nella quale entrò nel 1940, riuscì a distinguersi per le sue azioni e fece anche una discreta carriera. Dopo essere stato ferito sul fronte russo, dove si guadagnò la Croce di Ferro per aver salvato due soldati da un carro armato in fiamme, venne giudicato non idoneo al combattimento in prima linea.
Successivamente, venne trasferito presso l'SS-Rasse und Siedlungshauptamt (o RuSHA), ossia l'Ufficio Centrale per la Razza e le Colonie, dipartimento delle SS che si occupava del controllo della purezza ideologica e razziale dei membri delle SS.
Poco dopo la sua promozione a capitano, il Dott. Mengele venne trasferito ad Auschwitz, dove gli venne assegnata la responsabilità del settore dedicato alle popolazioni Romaní, ed è qui che si guadagnò il suo inquietante soprannome.
L'Angelo della Morte
Il Dott. Mengele aveva l'abitudine di ispezionare personalmente i prigionieri che arrivavano al campo immediatamente dopo il loro arrivo. Passava tra le loro fila indossando il suo camice bianco, utilizzando un bastone per indicare i prigionieri destinati ai lavori forzati o alle camere a gas o, ancora peggio, che dovevano essere preservati per i suoi esperimenti.
Non esitava a scagliarsi con violenza contro alcuni di loro, uccidendoli a bastonate, a calci o con dei colpi di pistola. Il suo modo di muoversi, di guardare le persone di fronte a lui, la freddezza con cui svolgeva il suo lavoro gli valsero il suo tremendo soprannome, Angelo della Morte, in grado di rievocare orribili ricordi nella memoria dei sopravvissuti al campo di sterminio.
Ma come abbiamo già detto, non sarà solo il suo soprannome a renderlo famoso; i suoi esperimenti, più simili in molti casi ad atroci torture che a mezzi per acquisire nuove conoscenze, scriveranno una pagina oscura della storia della scienza e della medicina e lo consegneranno alla storia come uno dei più crudeli ed efferati criminali della Seconda Guerra Mondiale.
L'ossessione per la purezza della razza.
L'attenzione maniacale ai dettagli, quella che divenne una totale dedizione alla causa del Reich, plasmò un uomo dalla duplice personalità, capace di scatti d'ira improvvisi e furibondi e di momenti di paradossale cordialità.
La sua missione, quella cioè di migliorare la razza ariana attraverso la medicina, era uno scopo da portare avanti a ogni costo e senza alcun tipo di scrupolo.
Bambini, persone affette da nanismo e gemelli attiravano la sua attenzione in modo particolare.
Operava delle attente e spietate selezioni sui prigionieri al fine di trovare coloro i quali possedevano i tratti distintivi più curiosi e utili per le sue ricerche. Una volta selezionati, questi venivano trattati come dei prigionieri in un certo senso privilegiati, nutriti a dovere e rinchiusi in capanne più confortevoli. Tutto ciò, ovviamente, era unicamente votato a tenere le sue cavie in salute per gli esperimenti.
Il Dottor Miklós Nyiszli, medico legale ungherese deportato ad Auschwitz, fu scelto da Mengele per le sue competenze in ambito autoptico.
Gli venne richiesto di eseguire il suo lavoro sui corpi delle vittime il più presto possibile dopo il decesso e si ritrovò a effettuare autopsie su centinaia di corpi martoriati dai continui, estenuanti esami condotti sui poveri pazienti del Dott. Mengele, secondo il quale sarebbe stato "un peccato, un crimine... un atto di irresponsabilità [verso la scienza] non utilizzare le possibilità che Auschwitz offriva per le ricerche sui gemelli. Non ci sarebbe stata mai più un'altra opportunità come questa".
Nel libro che raccoglie le memorie del medico ungherese, scritto di suo pugno subito dopo la guerra e intitolato "Sono stato l'assistente del dottor Mengele. Memorie di un medico internato ad Auschwitz", egli descrisse cosa accadeva ai prigionieri inviati alla baracca degli esperimenti nel tristemente noto Blocco 10 del campo: "Lì si effettuano su di loro tutti gli esami praticabili su una persona vivente. Analisi del sangue, punture lombari, scambio di sangue tra gemelli e un numero indeterminato di altri esami, tutti dolorosi ed estenuanti.
La pittrice di Praga, Dina, prepara degli schizzi comparativi delle forme della testa, dei padiglioni auricolari, del naso, della bocca, delle braccia e delle gambe dei gemelli. Ciascun disegno va in un'apposita cartella, contenente i dati personali, e in seguito si aggiungono le schede dei risultati degli esami effettuati nel corso degli esperimenti. Simile procedura è adottata anche per i nani.
Tali esperimenti, camuffati come visita medica, che si praticano in vivo, cioè su un organismo vivente, sono ben lungi dall'esaurire la problematica gemellare dal punto di vista scientifico. Hanno un valore relativo, non dicono molto.
Si passa, quindi, alla fase successiva, che è la più importante: l'esame autoptico per il confronto degli organi normali oppure patologicamente sviluppati, ovvero malati. Ma perché ciò avvenga, è necessario che vi sia un cadavere.
Dal momento che la dissezione e la comparazione dei diversi organi dev'essere eseguita contestualmente, occorre che la morte dei gemelli si verifichi nel medesimo momento. E nella baracca sperimentale del kappa-zeta di Auschwitz, campo B IId, la morte simultanea di gemelli avviene regolarmente.
Ci pensa il dottor Mengele a privarli della vita. E siamo ora di fronte a un caso unico nel suo genere nella storia della medicina. Cioè la morte simultanea di due gemelli e la possibilità reale di procedere alla loro autopsia. Succede forse in qualche altra parte al mondo una cosa simile, al limite del prodigio, che due gemelli muoiano nello stesso momento e sui loro corpi si possa effettuare la dissezione? Le vicende della vita separano i gemelli. Possono trovarsi distanti decine, a volte centinaia di chilometri l'uno dall'altro, non muoiono su richiesta.
In condizioni normali risulta praticamente impossibile effettuare la dissezione comparata di gemelli.
Nel campo di concentramento di Auschwitz, invece, ve ne sono a centinaia e la loro uccisione offre altrettante possibilità di ricerca. Ecco perché il dottor Mengele fa selezionare sulla banchina del terminal ferroviario i gemelli e i nani. Per questo sono indirizzati a destra, per finire dopo nella baracca buona .
Per questo, temporaneamente, godono di un buon vitto e possono lavarsi, allo scopo, cioè, che qualcuno non si ammali e possa morire prima dell'altro. Possono morire, certo, ma in buona salute, e simultaneamente!".
Tra gli esperimenti dei quali Mengele fu ideatore, ve ne fu uno indirizzato alla scoperta di una possibile colorazione dell'iride, per ottenere più bambini con gli occhi azzurri.
Le sostanze che iniettava negli occhi dei prigionieri spesso portavano a dolori lancinanti, lesioni permanenti e in alcuni casi cecità.
Gli esperimenti sui gemelli poi non si limitavano a quanto precedentemente documentato.
Ci sono prove di come egli ricercasse donne che presentavano antecedenti familiari di gemelli e su di esse testava tecniche di inseminazione artificiale. Se la donna, poi, dava alla luce un solo bambino, sia lei che il neonato venivano immediatamente uccisi.
In fuga
Gli orrori perpetrati dal Dott. Mengele si interruppero solo quando le truppe tedesche furono costrette a fuggire dal campo a causa dell'imminente arrivo dell'esercito russo.
Mengele venne catturato insieme ad altri soldati poco dopo la fine della guerra, ma non venne riconosciuto ed ebbe l'opportunità di sfruttare a suo vantaggio una situazione che gli permise di fuggire e salvarsi dal giudizio dei tribunali.
Diverse furono le ricompense offerte in cambio di informazioni utili alla sua cattura, addirittura il Mossad si attivò per cercarlo in Sudamerica, dove si presumeva si fosse nascosto. E infatti proprio lì, nello specifico in Brasile, egli visse sotto la protezione di una comunità filonazista fino alla sua morte, avvenuta a causa di un ictus che lo colpì mentre nuotava nell'Oceano Atlantico l'8 febbraio 1969.
Fu sepolto sotto il falso nome di Wolfgang Gerhard, identità che utilizzò per nascondersi dopo la sua fuga.
Alla scoperta della sua tomba, nel 1985, fu necessaria un'indagine e la comparazione del DNA del corpo con quella del fratello di Mengele, che fornì il suo DNA dopo un'iniziale resistenza, superata grazie all'intervento del Governo Tedesco.
Il test accertò una compatibilità al 99,69%, che non lasciò scampo a dubbi. Attualmente i resti del Dott. Mengele si trovano presso l'Istituto di Medicina Legale di San Paolo del Brasile, a disposizione degli studenti.
Josef Mengele scrisse una delle pagine più buie e drammatiche della storia della scienza. Una lucida follia, una tremenda ossessione, lo portarono a perpetrare esperimenti atroci su coloro che ebbero la sfortuna di finire sotto il suo sguardo.
E, ancora peggio, per tutto questo non dovette mai rendere conto a nessuno. Non rispose dei suoi crimini davanti a nessun tribunale, mentre i sopravvissuti avranno per sempre impresse nella loro memoria le immagini di quanto patito da loro o dai loro cari per colpa di questo spietato criminale.
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