Sciopero Amazon: Il punto su una situazione complicata

Dopo le proteste è saltato l'incontro tra Amazon, sindacati e lavoratori. Ma quali sono le ragioni dello sciopero? Cosa succederà nelle prossime settimane?

Sciopero Amazon: Il punto su una situazione complicata
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Un ritorno al passato ambientato nel futuro. Gli storici scenari delle grandi lotte sindacali si sono palesati in modo incredibile negli ultimi giorni grazie alla protesta dei dipendenti Amazon nello stabilimento di Castel San Giovanni in provincia di Piacenza. Uno sciopero, indetto lo scorso 24 novembre, nel delicatissimo giorno del Black Friday, per chiedere migliori condizioni di lavoro e denunciare una situazione che sta mettendo in grandi difficoltà i lavoratori e in imbarazzo l'azienda americana, con una protesta che si è allargata a macchia d'olio anche in Germania e che, si spera, porterà nuovamente in primo piano i diritti di chi garantisce un gran servizio alla comunità, ultimamente offuscati dalla velocità e dalla precarietà del nostro mondo tecnologico 2.0.

Cosa sta succedendo

Lo sciopero, indetto da CGIL, CISL e UIL, ha in sostanza coperto tutto il periodo più caldo del Black Friday, dal 24 al 25 novembre. Lo sciopero non sembra aver intaccato le consegne dell'azienda, nonostante le proteste si siano successivamente ampliate in alcuni stabilimenti di consegna e logistica della Germania, sottolineando una situazione comune a più parti d'Europa. In questo periodo, nello stabilimento piacentino, lavorano circa 4 mila persone, di cui solo 1600 dipendenti e solo 500 a tempo indeterminato. A partecipare alla protesta, tra assenze al lavoro e presidi davanti ai cancelli dello stabilimento, sono stati soprattutto i lavoratori dipendenti: gli altri, soprattutto i giovanissimi con contratto di somministrazione, avrebbero invece lavorato come sempre. Se da una parte Amazon parla di una bassissima adesione alle proteste, dall'altra i sindacati raccontano di una partecipazione di quasi 1600 dipendenti alle ultime riunioni per decidere dello sciopero.

I motivi della protesta

La vertenza sindacale sembra preoccuparsi relativamente degli stipendi, per concentrarsi più sulle condizioni di lavoro dei dipendenti. Questi denunciano delle modalità di lavoro ripetitive, impegnative e stressanti, soprattutto nel periodo di massima affluenza di ordini e consegne. Queste condizioni di lavoro sono state denunciate più volte nel corso degli anni, anche negli Stati Uniti. Si parla di un lavoro logorante e pesante, con i dipendenti costretti a fare oltre 20 chilometri al giorno per muoversi da un punto all'altro del grande stabilimento per trasportare e stipare i vari pacchi. Il tutto seguendo dei ritmi indiavolati e calcolati al secondo per rispettare il massimo livello di produttività. I turni da 8 ore, più eventuali straordinari, non fanno altro che aumentare il rischio di patologie dovute allo stress e alla ripetitività delle mansioni. In sintesi, sono tre i punti su cui verte il documento stipulato da sindacati e lavoratori. In primo luogo hanno richiesto uno studio più oculato dei turni e degli orari, per evitare che molti lavoratori si ritrovino a lavorare negli orari più massacranti; poi un aumento dei premi in denaro in caso di raggiungimento della produttività richiesta; infine una rotazione delle mansioni per prevenire infortuni e stress, così che i dipendenti non si ritrovino a fare sempre le stesse cose per troppo tempo.

Stipendi e Benefit

Lo stabilimento lombardo dell'azienda di Bezos conta, come dicevamo, 1600 lavoratori assunti e altri 2000 con contratto di somministrazione, messi in campo per il picco di consegne del periodo natalizio. L'età media, nel complesso, è di 33 anni. I lavoratori assunti dall'azienda possono contare, secondo quanto riferisce la stessa Amazon, su un inquadramento al quinto livello del contratto nazionale del commercio, che corrisponde a circa 1490 euro lordi al mese di stipendio. Se alcuni sono inquadrati su livelli inferiori e con paga più bassa, è vero che gli stipendi applicati da Amazon sono più alti rispetto alla media delle aziende del settore, che sono solite inquadrare i loro dipendenti nel contratto nazionale della logistica che, al suo quinto livello, prevede una retribuzione lorda di 1460 euro. A 12 mesi dall'assunzione i dipendenti ottengono un aumento di 700 euro. Lo stipendio, in ogni caso, non pare il problema principale sollevato dai lavoratori, che chiedono principalmente condizioni di lavoro migliori: a quelle attuali nessuno riuscirebbe a lavorare in azienda per troppo tempo. I benefit del contratto, che riguardano sconti per gli acquisti su Amazon, assicurazione sanitaria, buoni pasto e trasporto, sono ben poca cosa davanti a turni di otto ore con soli 30 minuti di pausa e movimenti dei lavoratori costantemente monitorati nei tempi per rispettare la produttività. Secondi i sindacati manager e capi reparto esercitano un controllo troppo rigido sui tempi per le mansioni e le pause: chi perde troppo tempo, anche solo per andare in bagno, rischia richiami disciplinari, sanzioni o il trasferimento a mansioni più dure.

Opinioni a confronto

Come spesso accade in questi casi le divergenze di opinioni tra azienda e lavoratori e associazioni sindacali sono totali. Lo dimostrano le percentuali di adesione alla protesta, stimate intorno al 10% per Amazon e al 60% per i sindacati. Francesca Benedetti, della Fisacat Cisl di Piacenza ha a più riprese spiegato le ragioni dello sciopero e del malcontento: "Migliorare le condizioni di vita e lavoro e tenere conto del fatto che non si ha a che fare con delle macchine, ma con degli uomini. Il sindacato europeo ci ha comunicato che stanno praticamente bloccando la produzione in nove siti in Germania, mentre sarebbe arrivato sostegno anche dalla Francia, da cui non si escludono proteste simili. Tutto questo - ha proseguito - dà ancora più valore alla nostra protesta perché facciamo capire in questo modo che non è solo il sito di Castel San Giovanni che ha problemi con questa azienda, ma anche in tutta Europa e in tutto il mondo. Dove Amazon è presente condiziona la vita delle persone e crea delle condizioni di lavoro che non sono assolutamente compatibili con la nostra cultura che è una cultura fatta di tutele". La risposta del colosso americano non si è fatta attendere: "I salari dei dipendenti di Amazon sono i più alti del settore della logistica e sono inclusi benefit come gli sconti per gli acquisti su Amazon.it, l'assicurazione sanitaria privata e assistenza medica privata. Amazon offre inoltre opportunità innovative ai propri dipendenti come il programma Career Choice, che copre per quattro anni fino al 95% dei costi della retta e dei libri per corsi di formazione scelti dal personale. In Italia, così come avviene negli altri Paesi in Europa in cui siamo presenti, manteniamo relazioni con le rappresentanze dei lavoratori e le organizzazioni sindacali; allo stesso tempo portiamo avanti la nostra politica di porte aperte che incoraggia i dipendenti a trasferire commenti, domande e preoccupazioni direttamente al proprio management team. In questi anni ci siamo impegnati a costruire un dialogo continuo e una positiva cooperazione con tutti i dipendenti e a creare un ambiente attento e inclusivo nei nostri luoghi di lavoro".

Cosa succederà?

Negli ultimi giorni i toni più che abbassarsi si sono ulteriormente esasperati, per un contrasto che non sembra prossimo a una conciliazione. Dopo lo sciopero del 24 novembre era previsto un tavolo di confronto tra azienda e sindacati per lunedì 27, ma l'incontro è stato rimandato al 18 gennaio, dopo il picco di lavoro per le festività natalizie. Una scelta che, come prevedibile, non è piaciuta per niente ai lavoratori, con i sindacati che hanno definito la scelta come pericolosa, irresponsabile e tesa solo ad elevare la tensione e i contrasti. La richiesta è di riorganizzare un tavolo il prima possibile, entro il 6 dicembre, per rispondere alle istanze dei lavoratori. Amazon, dal canto suo, ha ammesso di aver spostato l'incontro a gennaio per permettere che il tutto "avvenga in un contesto più sereno e sgombro da pregiudiziali". Questo quanto dice, nello specifico, la nota: "La nostra è una politica di porte aperte che incoraggia i dipendenti a trasferire i loro commenti, le loro domande e le loro preoccupazioni direttamente al proprio management team". La sensazione è che il muro contro muro non porterà a nulla di buono per il futuro. Se entro il 6 dicembre non avverrà nessun incontro è probabile che si arrivi a nuove proteste e nuovi stop della produzione, con conseguenti disagi per gli utenti e ritardi per le consegne nel delicatissimo periodo natalizio. I lavoratori con contratto di somministrazione potrebbero continuare a garantire il servizio e la produttività ma le proteste potrebbero farsi via via sempre più forti, gli scontri esasperati e le soluzioni sempre più difficili da raggiungere. La situazione è in continua evoluzione: quel che è certo è che per Amazon e i suoi dipendenti il Natale sarà tutt'altro che sereno.