Sopravvivere al disastro nucleare: gli animali di Chernobyl

In un mondo che l'uomo ha abbandonato ormai da anni, gli animali sembrano aver invece trovato un modo per sopravvivere. Ma quanto durerà?

Sopravvivere al disastro nucleare: gli animali di Chernobyl
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26 aprile 1986, ore 1:23 del mattino. Un improvviso, violento boato scosse la notte degli abitanti della città di Pripyat. Ignari dell'accaduto, i cittadini si riversarono in strada per cercare di capire cosa stesse accadendo, cosa fosse quel bagliore in lontananza.
Nonostante il tentativo di nascondere la verità al mondo intero, non passò molto tempo prima che si spargesse la notizia dell'incidente avvenuto al reattore 4 della centrale nucleare di Chernobyl.
Furono necessari quattro giorni perché iniziassero le operazioni di evacuazione dei civili - un tempo incredibilmente lungo se si pensa al volume di materiale radioattivo che veniva costantemente riversato nell'aria - che, una volta concluse, finirono per consegnare la città alla fauna locale. Gli animali presero il controllo della zona di esclusione e, per quanto possa sembrare incredibile, tutt'ora sono loro i padroni dell'intera area.

Una biodiversità inaspettata

Sono passati decenni da quello che è stato considerato il più grande disastro nucleare della storia e col tempo i radionuclidi più pericolosi, come lo iodio-131 (identificato come il maggior responsabile dell'insorgenza dei tumori che hanno colpito le persone più esposte alle radiazioni), scomparvero.

Rimangono, invece, a causa del loro lungo tempo di decadimento, stronzio-90 e cesio-137, che nel tempo hanno permeato sempre di più il terreno e la flora dell'area e sono così entrati nella catena alimentare.
La radioattività residua nella cosiddetta Foresta Rossa, l'area situata nel raggio di 4 Km dalla centrale, si aggira sui 0,4 millisievert all'ora, un valore migliaia di volte al di sopra del limite che gli organismi viventi possono tollerare senza conseguenze.
Lo scenario descritto per più motivi potrebbe sembrare estremamente ostile allo sviluppo della vita; ciononostante negli anni diverse specie animali, alcune delle quali mai avvistate prima in quella zona, hanno continuato a proliferare.
Ci sono, però, opinioni contrastanti riguardo l'effetto che la radioattività sta avendo sugli esseri viventi.

Secondo alcuni, la vita selvatica sviluppatasi nel raggio di alcuni Km dal reattore non subisce alcun particolare effetto negativo da parte degli isotopi radioattivi rimasti e tuttora in decadimento, mentre altri scienziati concordano nell'affermare che i danni della contaminazione siano visibili sia dal punto di vista della salute degli animali che del loro numero.

Sopravvivere in condizioni estreme

La flora e la fauna dell'area di Chernobyl sono oggetto di studio da anni. In passato vi abbiamo parlato di come le radiazioni di Chernobyl stiano influenzando la fauna, in particolare delle raganelle individuate nei dintorni del reattore principale, sulle quali è stata riscontrata una specifica mutazione.

Ma molte altre sono state le particolarità riscontrate dagli studiosi. Tra i diversi studi condotti sulla fauna del luogo uno in particolare, che vide come promotori Anders Møller dell'Università di Parigi-Saclay e Timothy Mousseau dell'Università della South Carolina, fu particolarmente contestato per via delle modalità di analisi e delle zone prese in esame.
I risultati dei test condotti portarono a riscontrare un netto calo nella popolazione degli uccelli, nelle dimensioni dei loro cervelli, nella quantità di spermatozoi e un netto aumento delle mutazioni genetiche. Anche la concentrazione di insetti e mammiferi al suolo, come ad esempio lepri e volpi, sembrava in netto calo in base ai dati rilevati dai due biologi.
Tutto questo portò a formulare la conclusione secondo la quale fosse evidente la correlazione tra la presenza di radiazioni nelle zone analizzate, l'impatto sulla salute degli animali e il loro numero.

I risultati, come abbiamo anticipato, vennero duramente criticati. Alcuni ritennero che soltanto zone con concentrazioni più alte di radiazioni potessero veder verificate le ipotesi formulate, mentre in quelle analizzate i dati ottenuti non potessero trovare un reale riscontro.
Le stesse modalità utilizzate da Møller e Mousseau vennero successivamente replicate nel 2016 nei dintorni di Fukushima, teatro di un'altro famoso e tragico incidente nucleare, e ancora una volta i risultati furono ampiamente smentiti: nelle specie esaminate, che avevano assorbito quantità di radiazioni simili a quelli degli animali analizzati in precedenza dai due biologi, non vennero riscontrati segni di danni genetici.

Altri studi più recenti hanno invece portato alla luce come le carcasse di animali morti lungo le rive dei fiumi, in particolare quello che attraversa la città di Prypiat, sono in grado di attirare una moltitudine di specie; uno studio in particolare ne identificò 15 e tra esse alcune che mai si erano viste in quelle aree. Dati in netto contrasto con quelli precedenti, insomma, che evidenziano una proliferazione elevata della vita animale nella zona.

Il presente e le future evoluzioni

Alcuni esperimenti condotti su roditori catturati nell'area hanno evidenziato un elemento importante da considerare in fase di analisi. Tenuti in laboratorio al riparo dalle radiazioni, gli animali hanno trasmesso le stesse mutazioni genetiche ai loro figli; il ché ha portato gli scienziati a concludere che bassi livelli di radiazioni sono in grado di influenzare l'attività cellulare e trasmettersi alle future generazioni.

Questo potrebbe andare a modificare in modo radicale le conclusioni sulla situazione della fauna nella regione.
Anche se comprendere appieno le dinamiche che coinvolgono gli esseri viventi costretti a vivere in un'area così pericolosa non è semplice: molti fattori, come ad esempio gli eventi climatici più violenti, possono portare a delle modifiche nella concentrazione delle radiazioni nell'area, provocando la contaminazione di zone situate a grande distanza da quelle di cui vi stiamo parlando. Basti pensare che, a più di 1500 Km di distanza, nelle montagne della Repubblica Ceca, sono stati identificati cinghiali contaminati dalle radiazioni assorbite dai funghi dei quali si nutrono.
Il fatto poi che l'area intorno alla centrale sia diventata teatro di scontri e bivacco nel contesto dell'invasione russa in Ucraina, ha sicuramente portato a ulteriori stravolgimenti, il cui impatto sulle forme di vita presenti ci sarà noto solo con il passare del tempo.

Intanto, mentre gli scienziati cercano di trovare un compromesso nel contrasto tra le diverse teorie, la vita animale attorno a Chernobyl per il momento prospera.
Ancora una volta, la natura ci mette di fronte alle sue incredibili capacità di adattamento.