Stadia Vs. XCloud: uno scontro tra le nuvole

Nell'industria videoludica il 2019 verrà ricordato come l'anno della rivoluzione in cloud. Analizziamo le tecnologie che si celano dietro Stadia e XCloud.

Stadia Vs. XCloud: uno scontro tra le nuvole
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Ad ormai qualche settimana di distanza dall'annuale appuntamento con l'E3 di Los Angeles, passata la sbornia da annunci e metabolizzate gioie e delusioni, non resta che analizzare a sangue freddo l'enorme quantità di notizie che sono arrivate dai vari publisher, sviluppatori e produttori.
Dal punto di vista delle tecnologie applicate al gaming le presentazioni della nuova Xbox Scarlett e precedentemente le informazioni diffuse su PS5 hanno ceduto il passo, in termini di hype, alla comparsa sulla scena dei nuovi servizi di Cloud Gaming. Il 2019 infatti verrà ricordato nelle memorie dell'industria come l'anno della rivoluzione in streaming con Google Stadia e Microsoft XCloud.

Scontro tra Titani

Parlare di un vero e proprio confronto tra le due tecnologie è improprio e prematuro dato che non ne conosciamo appieno le caratteristiche tecniche, il modello di offerta ed i contenuti. Possiamo però analizzare quanto emerso dalle varie conferenze che dalla GDC all'E3 ci hanno permesso di dare un primo sguardo a quello che sembra essere il futuro del gaming. Sappiamo per certo che sia dalle parti di Mountain View che in quelle di Redmond hanno le risorse economiche, il know how e la base tecnologica per sviluppare servizi di cloud gaming degni di questo nome.
Conosciamo anche le ambizioni di MS e Google ma per una buona analisi è impossibile ignorare che i servizi proposti sono fondamentalmente basati su piattaforme differenti.

Microsoft, per esempio, può contare sull'esperienza e sulle infrastrutture di Azure, la piattaforma cloud lanciata nel 2010 che offre una miriade di possibilità legate al cloud computing. Attraverso Azure vengono erogati i servizi più disparati tra i quali spiccano l'archiviazione e la memorizzazione (OneDrive), la trasmissione dati e l'analisi (Windows Server), l'intelligence, il machine learning e lo sviluppo di applicazioni. Non è dato sapere il numero preciso dei data center sparsi in tutto il mondo ma sappiamo che sono diffusi capillarmente e raggruppabili in 34 aree geografiche.

In via sperimentale e per non farsi mancare niente, Microsoft ne ha piazzato uno anche sul fondo dell'oceano al largo della Scozia. Facile intuire che XCloud poggerà su queste solide basi ma in concreto sappiamo poco o nulla sulle specifiche del progetto al di là delle caratteristiche della nuova Xbox che comunque svolgerà un ruolo centrale (e potrà essere usata come server).

Diverso il discorso per Google che durante la presentazione ufficiale di Stadia alla GDC 2019 ha reso note le caratteristiche di ogni singolo server (è bene tenerlo presente) che andrà a comporre i data center dedicati. Parliamo di una GPU custom AMD da 56 unità di calcolo, memorie HBM2 e una "potenza di fuoco" da 10.7 teraflops, una CPU X86 custom (non è stata dichiarata la provenienza ma dalle speculazioni sull'utilizzo dell'hyperthread in molti sostengono la paternità di Intel, anche se seguendo la logica dell'economia di scala la scelta più ovvia , secondo altri, potrebbe essere AMD), 16 GB di Ram con una banda di 484 GB/s e Cache L2+L3 da 9,5 Mb.
L'obbiettivo a breve termine dichiarato è quello di raggiungere i 4K e 60 FPS con il supporto HDR e con la possibilità, in futuro, di arrivare a 8K con 120 FPS sfruttando proprio le caratteristiche del cloud computing, che consentono il calcolo parallelo tra le varie unità che compongono un singolo data center.

Prove "in provetta"

La fiera losangelina è stata illuminante per capire alcuni aspetti delle nuove tecnologie basate sul cloud. Per quanto riguarda XCloud, dalla nostra prova è emerso che Microsoft punta innanzitutto sulla mobilità: le postazioni disponibili erano composte esclusivamente da un Samsung Galaxy S10 Plus e dal tradizionale controller di Xbox (e a pensarci bene, per il momento, tutte le dimostrazioni svolte in pubblico hanno proposto lo stesso format). L'impatto con il test è stato eccezionale e tutti i giochi provati hanno dimostrato una resa grafica pulita con framerate tra i 30 e i 60 FPS (a seconda del titolo) incredibilmente stabile. Va detto che le condizioni del test sono da considerarsi realistiche, con connessione wireless e demo hostate nel data center di San Francisco (Bay Area), a circa 300 miglia dallo show.

Le prove di Stadia invece si sono tenute allo YouTube Gaming Space, sempre a Los Angeles. In questo caso la connessione era privata e con lo streaming trasmesso da una data center Google non specificato ma comunque in condizioni completamente controllate. I giornalisti hanno potuto testare le features di Stadia con dei Pixelbook, praticamente il top tra i Chromebook, e anche in questo caso le prestazioni sono state più che solide e soddisfacenti, mostrando le potenzialità del delivery engine proprietario (chiamato "streamer") che è riuscito a gestire egregiamente la trasmissione dei dati di gioco.

Sogni Vs. Solide realtà


Sul piano dell'offerta sappiamo molto di Stadia: il servizio sarà fruibile da tutti nella forma BASE fino a 1080p (ma solo dal 2020). Nella versione PRO invece, al prezzo di 9.99 euro al mese, si potrà godere di tutte le caratteristiche fino al 4K e 60 FPS. Sarà possibile utilizzare Stadia da PC tramite browser Chrome, dalla TV tramite Chromecast e dagli Smartphone targati Google. Non mancano gli accordi con sviluppatori e publisher (es. Ubisoft), partnership che garantiranno un catalogo importante al lancio ed in continua espansione nel tempo.

Per quanto riguarda XCloud, invece, è ancora tutto molto nebuloso: dalla conferenza Microsoft all'E3 abbiamo capito che ogni Xbox può trasformarsi in un "nodo" della rete e permettere lo streaming dell'intera libreria presente nella nostra console o nel nostro GamePass. Sembra chiaro però che l'obbiettivo sarà quello di permettere il completo accesso a tutto il catalogo, solitamente riservato ai possessori della console Microsoft, a chiunque sia in possesso di uno smartphone o di un tablet, sulla scia di quanto promesso da Google. I termini dell'offerta però non sono chiari e probabilmente la strategia di lancio non è stata ancora completamente definita.

Dare un giudizio definitivo sul futuro del Cloud Gaming è ancora estremamente prematuro. Microsoft e Google hanno ancora molta strada da percorrere e certo non mancheranno le incursioni degli altri competitor, in primis Sony con Playstation Now e i recenti accordi con Microsoft, ma anche Nvidia con Shield di cui si vocifera un modello compatibile con Stadia.
Persino un publisher come Bethesda ha presentato una piattaforma proprietaria chiamata Orion che promette di incrementare le performance dei giochi pensati per il cloud. Di certo la via sembra tracciata e rimane da capire quanto concretamente "la nuvola" inciderà sul nostro modo di giocare e conseguentemente sul futuro dell'industria.