Un web senza commenti aggressivi? Un plug-in di Google li disabilita

Tune è un'estensione per Google Chrome che potrebbe risultare molto utile per coloro che vogliono vivere tranquillamente il Web

Un web senza commenti aggressivi? Un plug-in di Google li disabilita
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I social network e il mondo del Web in generale sono degli strumenti potentissimi per veicolare e apprendere informazioni. Tuttavia, la possibilità di esprimere la propria opinione da parte di chiunque è al contempo un'opportunità e un pericolo. Tra milioni di utenti che visitano un sito, ce ne saranno sempre dieci che non riescono a leggere e comprendere un testo o semplicemente vogliono far valere la loro "opinione" a forza di insulti. Non importa che tu sia Bill Gates o Elon Musk: Marco Rossi, il vicino di casa con la terza media, ne sa più di te sul mondo dell'informatica e sull'ambito spaziale e ti consiglia di darti all'ippica.
Questo comporta delle "discussioni" che non fanno piacere a nessuno, utenti in primis. Ma è giusto lasciar "invadere" le nostre giornate da queste persone? Molti portali hanno da tempo preso una posizione netta in tal senso: non permettere all'utente di commentare l'articolo sul sito (pensiamo ad esempio al Corriere della Sera).
Purtroppo, però, anche queste importanti testate devono fare i conti con la dura realtà dei fatti sulle varie pagine legate ai social network come Facebook e Twitter. Al solito, quando il problema è la mentalità delle altre persone, non c'è molto che si possa fare per farla cambiare in tempi rapidi. Perché allora non bloccare tutto sul nascere? Questo è l'obbiettivo di Tune, un'estensione per Google Chrome che rileva i commenti aggressivi e li filtra per livello di "tossicità" sfruttando degli algoritmi di intelligenza artificiale.

Il problema dei commenti aggressivi

Il software è sviluppato da Jigsaw, ovvero l'incubatore aziendale creato da Google e attualmente controllato da Alphabet, la holding di Larry Page e Sergej Brin. Insomma, lo zampino del colosso californiano c'è e sembra che anche a Mountain View si siano accorti di questo spiacevole fenomeno che purtroppo si sta espandendo a macchia d'olio in tutto il mondo. Il progetto è attualmente ancora in fase sperimentale, ma è però basato sul software per la manutenzione automatica che viene sfruttato già dal 2017 da testate del calibro di New York Times e The Guardian. I commenti vengono analizzati attraverso complessi algoritmi di machine learning e l'estensione è in grado di rilevare se essi possano essere recepiti in malo modo dall'utente, dalla redazione o dall'autore dell'articolo. Insomma, l'obiettivo è chiaro: far diventare il Web un posto felice e nascondere tutti quei contenuti che potrebbero urtare qualcuno.
Ma come funziona Tune? Ebbene, ci sono varie modalità di utilizzo dell'estensione. La prima è quella "totale", che disabilita completamente i commenti del social network su cui si sta navigando: brutale ma funzionale. L'altra possibilità è invece quella di utilizzare l'apposita manopola per controllare il livello di "tossicità" dei commenti e può essere cambiata in qualsiasi momento e in qualunque pagina ci si trovi.
Vi consigliamo di provarla voi stessi per ulteriori dettagli: potete scaricarla dal Chrome Web Store. Tra i vari siti che essa è in grado di filtrare segnaliamo Facebook, Twitter, Disqus (utilizzato da molti siti come spazio per i commenti), YouTube e Reddit. Attualmente richiede l'accesso con il proprio account Google per funzionare e non è supportata la lingua italiana, ma funziona comunque egregiamente per coloro che vogliono disabilitare tutti i commenti sulle succitate piattaforme.

Siamo abbastanza sicuri che a questo punto qualcuno starà già urlando alla censura. Facciamo attenzione: qui non si può minimamente parlare di quest'ultima. Per farvi un esempio concreto, prendiamo in esame un articolo pubblicato online, proprio come questo che state leggendo. Solitamente, sotto di esso c'è uno spazio dedicato ai commenti, dove un utente può essenzialmente scrivere qualunque cosa, che passerà poi sotto l'attenta analisi dei moderatori di quel portale.
Gli utenti che scrivono sotto all'articolo di un redattore non hanno il diritto di insultare colui che ha scritto l'articolo o di essere scortesi. Infatti, essi stanno sfruttando uno spazio di visibilità frutto del lavoro dello stesso redattore e del portale su cui scrive. Capite bene che chi scrive gli articoli non può dare visibilità a persone del genere, che insultano magari in modo gratuito professionisti e altri utenti. Sarebbe forse opportuno bloccare commenti simili su pagine pubbliche e lasciare che elementi "particolari" si sfoghino senza freni sulle loro bacheche, sui loro spazi personali.

Tuttavia, il numero di persone "scontrose" è in costante aumento e diventa quindi sempre più difficile moderare i commenti, sia sui vari portali che sulle pagine dei social network. Anche gli utenti quindi si imbattono con sempre più frequenza in discussioni che non vorrebbero mai leggere. Se da una parte l'algoritmo del New York Times potrà quindi risultare utile in futuro per le testate giornalistiche e i blog, dall'altra l'estensione Tune renderà migliore l'esperienza di navigazione sul Web agli utenti. Sempre sperando che la situazione migliori senza il bisogno di utilizzare software di questo tipo.