Il 1 novembre si avvicina: l'UE vuole riscrivere le regole del Web in modo consistente

Il 1 novembre si avvicina: l'UE vuole riscrivere le regole del Web in modo consistente
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Se pensate che l'adozione dell'USB Type-C per gli iPhone sia l'unica rivoluzione tech che l'Unione europea ha intenzione di mettere in atto, vi sbagliate. Infatti, di mezzo c'è molto di più, comprese le regole alla base del Web come lo conosciamo.

A tal proposito, come fatto notare anche da ArsTechnica, il 1 novembre 2022 entrerà in vigore il Digital Markets Act (DMA), che mira a bilanciare la concorrenza nel mercato tech. Le fonti la descrivono come una novità che "cambierà per sempre Internet e renderà molto più difficile essere un colosso della tecnologia", dunque capite bene che si fa riferimento a una questione non di poco conto.

Tutto è sempre intricato quando si entra nel campo delle regolamentazioni, ma in questa sede cercheremo di effettuare un "riassunto" in merito a cosa vuole fare l'Unione europea a partire dalla data citata in precedenza. Ebbene, uno dei punti chiave è rendere aperte e interoperabili le grandi piattaforme tech nel 2023.

In parole povere, l'UE vuole rimuovere tutti i "giardini recintati" delle Big Tech, da Amazon a Meta, passando per Google. Cosa significa questo all'atto pratico? Un possibile scenario è quello in cui un possessore di iPhone può scaricare applicazioni al di fuori dell'App Store, sfruttando altri negozi digitali o il Web in generale.

C'è di mezzo la questione della concorrenza, dato che l'UE vuole evitare che aziende come Apple, Amazon e Google avvantaggino le proprie soluzioni. In questo contesto, le piattaforme dominanti potrebbero essere costrette a "far entrare" i concorrenti che non si trovano nella stessa posizione a livello di mercato.

Un esempio? Mark Zuckerberg e soci potrebbero essere costretti dall'UE ad "aprire WhatsApp", nel senso che un utente Telegram o Signal dovrebbe riuscire a inviare messaggi a un utente WhatsApp. Così facendo, l'Unione europea vuole evitare che la piattaforma dominante continui a ottenere utenti anche per via del fatto che "tutti" la usano.

Ci sono parecchie situazioni e quelle citate sono solamente degli esempi. Tuttavia, il messaggio è chiaro: l'UE vuole un mondo tech più aperto. Vale la pena però notare che, nonostante l'1 novembre 2022 rappresenti un passo importante verso una situazione di questo tipo, non si tratta di una "data ultima".

Abbiamo già accennato in precedenza al fatto che quando si entra nel campo delle regolamentazioni la situazione si fa sempre intricata. In questo caso, prima che ci siano cambiamenti concreti nelle questioni citate, risulta necessario che l'UE stabilisca per bene su quali aziende intervenire. Infatti, vanno identificati i cosiddetti "gatekeeper", ovvero quelle società che andranno sottoposte alle regole più severe, in quanto di dimensioni potenzialmente in grado di avere un impatto significativo sulla concorrenza.

Le previsioni di Gerard de Graaf, veterano dell'UE, indicano che potrebbero venire identificate come "gatekeeper" una dozzina di aziende. Tutto è ancora da vedere, ma la lista verrà rivelata nel corso della prossima primavera. Da lì in poi ci sarà dunque un periodo di 6 mesi garantito alle società coinvolte per adeguarsi a quanto stabilito, sempre che di mezzo non ci sia una prevedibile ondata di cause legali da parte delle Big Tech.

Insomma, il processo di rivoluzione del Web voluto dall'UE non è di certo qualcosa che si svolge in pochi giorni, considerando anche il futuro Digital Services Act (DSA) che dovrebbe "puntare il dito" sugli algoritmi (in quel caso si fa riferimento al 2024). Tutto è in evoluzione, ma staremo a vedere.

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