29 marzo 1973: gli Stati Uniti abbandonano il governo del Vietnam del Sud

29 marzo 1973: gli Stati Uniti abbandonano il governo del Vietnam del Sud
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Dopo aver mandato migliaia di forze terrestri, aeree e navali, nel Vietnam del Sud tra il 1965 e il 1972, per combattere gli insurrezionalisti filocomunisti, il 29 marzo del 1973 il governo statunitense, a fronte delle umilianti e numerose sconfitte subite al fronte, decise di ritirare le proprie truppe dalla guerra del Vietnam.

Era la metà degli anni cinquanta quando cominciarono a manifestarsi le prime insurrezioni, con attacchi terroristi e scontri tra guerriglie, in un Vietnam spaccato in due. Da una parte vi erano le forze filocomuniste del Vietnam del Nord (con capitale Hanoi), appoggiate sia dall'Unione Sovietica che dalla Cina maoista; dall'altra vi era il governo autoritario della Repubblica del Vietnam, situato nel sud (con capitale Saigon), e alleato degli Stati Uniti d'America.

Lo scontro tra queste due parti iniziò il primo novembre del 1955, quando si andò a costituire quel gruppo armato di resistenza vietnamita che è passato alla storia col nome di "Viet Cong", o "Fronte di Liberazione Nazionale". I ribelli avevano un solo obiettivo: destituire il governo di Saigon.

Il presidente John F. Kennedy fu il primo a dover far fronte alla crisi politica in Vietnam e decise di inviare aiuti indiretti ai loro alleati. Dopo il suo assassinio e l'ascesa di Lyndon B. Johnson alla presidenza, a partire dal 1965, si diede il via alla cosiddetta "strategia dell'escalation".

In un periodo di tempo tra il 1965 e il 1968 l'esercito americano iniziò a scaglionare massicci invii di forze offensive terrestri, navali ed aeree - tutte allenate ad applicare la tattica militare del "search and destroy" ("cerca e distruggi").

Questo piano, tuttavia, si rivelò un disastro. Numerose unità statunitensi vennero annientate dai guerriglieri della resistenza, pronti sempre all'agguato. Infatti, dopo quattro anni di violenti scontri senza successo, i reparti americani furono costretti ad attuare delle strategie meno aggressive in vista di un graduale ritiro dal Vietnam.

Il picco, comunque, di soldati americani mandati al fronte si ebbe nel 1969, quando vennero spediti ben 550 mila soldati verso il loro tragico destino.

Tra la gravosa perdita di vite americane, unite alle crescenti manifestazioni in patria che denunciavano i crimini di guerra da parte dell'esercito statunitense, come il massacro del My Lai (di cui abbiamo già tristemente parlato), il governo americano, alla fine, cedette.

Il primo incontro tra le parti nemiche si ebbe nel gennaio del 1973, quando i due fronti si riunirono all'interno delle Nazioni Unite per siglare un accordo di pace a Parigi. Esso prevedeva che gli Stati si ritirassero dal conflitto, liberando i prigionieri di guerra e lasciare che il Nord e il Sud del paese avviassero delle vie diplomatiche indipendenti per la riunificazione del Vietnam. Dall'altra parte, le forze filocomuniste e filostatunitensi non avrebbero dovuto attaccarsi a vicenda fino alle successive elezioni nel paese.

La storia insegna che dopo il ritiro delle truppe statunitensi, i Viet Cong non rispettarono il cessate il fuoco e all'inizio del 1974 il paese asiatico era ricaduto di nuovo in una guerra civile. Il tutto ebbe una propria conclusione nel 1975, con la caduta di Saigon nelle mani delle forze comuniste.

Il Colonnello Bui Tin, guida delle truppe del Nord, affermò: "Non dovete aver paura. Tra i vietnamiti non vi è nessun vincitore e nessun perdente. Solo gli americani sono stati sconfitti".