L'affresco dei due gladiatori, a Pompei, sembra pulsare di vita propria

L'affresco dei due gladiatori, a Pompei, sembra pulsare di vita propria
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La città sepolta di Pompei non smette di riservare grandi scoperte e suggestioni, rievocando costantemente l’immagine della grande eruzione del Vesuvio che la sommerse, con lava e gas letali, nel 79 d.C.

Si tratta del sito archeologico più visitato dopo il Colosseo di Roma, e con l’istituzione del Grande Progetto Pompei -un imponente programma di manutenzione, conservazione, valorizzazione e restauro elaborato dal Governo italiano- il Parco archeologico di Pompei è tornato alla ribalta con nuove scoperte ed analisi.

L’ultimo tesoro emerso dalle pagine del tempo e da strati di lava e ceneri del quartiere Regio V è un piccolo (1,12 m per 1,5 m) ma vivido affresco rappresentante due gladiatori nel bel mezzo di una lotta sanguinosa. Le ferite sul corpo dei due protagonisti sembrano pulsare di vita propria, i colori appaiono di una lucentezza straordinaria tanto che viene difficile credere si tratti di una testimonianza di più di duemila anni fa.

Analizzando il loro equipaggiamento, è emerso che il “vincitore”, quello in piedi con lo scudo svettante, è un Mirmillone, mentre il vinto, che si ripara dal prossimo fendente del suo antagonista, è un Trace. Si tratta di due tipologie di gladiatore, riconoscibili dalle protezioni sul loro corpo (elmo, schinieri, scudo) e dall’arma in dotazione.

Interessante la locazione dell’affresco che si pensa provenga da quella che, molto probabilmente, era una taverna o comunque uno spazio dedicato ai gladiatori situato in un seminterrato, in quanto sono state rinvenute tracce di una scala.

Ad avvalorare questa tesi è la vicinanza di questo luogo ad una caserma dei gladiatori del Regio V che, tra l’altro, è uno dei quartieri più ricchi di ritrovamenti della mitica città sepolta. Negli ultimi anni, infatti, sono stati rinvenuti un’importante iscrizione che mette in dubbio la data reale dell’eruzione (invece del 24 Agosto, il 17 Ottobre) e lo scheletro di uno sfortunato abitante di Pompei sfuggito all’eruzione ma ucciso da un crollo.