Le agenzie spaziali fanno bene all'economia? I dati sono schiaccianti
Spesso sentiamo dire che i soldi spesi per lo spazio sarebbero più utili se sfruttati in altro modo, magari aumentando i posti di lavoro, salvare i bambini affamati dei paesi sottosviluppati o per la pace nel mondo. I dati analizzati dall’UIC invece, ci provano come l’esplorazione spaziale faccia un gran bene all’economia.
La University of Illinois Chicago (UIC) ha di recente pubblicato un lungo resoconto di ben 2670 pagine (e che trovate qui) su come l’agenzia spaziale americana NASA abbia non solo generato introiti nell’economia del paese, ma anche ridotto il tasso di disoccupazione.
In particolare, il progetto Moon To Mars di cui spesso anche noi vi abbiamo parlato, e di cui fanno parte le Missioni Artemis, si è dimostrato molto vantaggioso: nel corso del 2019 infatti il progetto ha preso una forte spinta, richiedendo sempre più personale e addetti ai lavori, generando oltre 69 mila posti di lavoro. L’intero programma ha generato più di 14 miliardi di dollari di produzione economica totale, e 1.5$ miliardi di entrate fiscali; le cifre potrebbero trovarsi a raddoppiare nel 2021, entrando nel vivo del programma e delle missioni.
Inoltre, l’agenzia americana collabora con oltre 15 paesi mediante quasi un migliaio di accordi internazionali, permettendo di abbassare notevolmente i costi dell’esplorazione spaziale e di migliorare il profitto finale. Tra questi paesi figura anche l’Italia, da sempre in prima linea per le missioni spaziali, come abbiamo potuto notare dagli Accordi Attuativi firmati di recente.
“In questa nuova era del volo spaziale umano, la NASA sta contribuendo alle economie a livello locale e nazionale, alimentando la crescita delle industrie che definiranno il futuro e sostenendo decine di migliaia di nuovi posti di lavoro", ha detto l'amministratore della NASA Jim Bridenstine. “Con un investimento di appena la metà dell'1% del budget federale, la NASA genera annualmente una significativa produzione economica totale. Questo studio conferma e mette i numeri a ciò che abbiamo capito da tempo: l'investimento dei contribuenti nel programma spaziale produce enormi ritorni che rafforzano la nostra nazione su diversi fronti.”
L’agenzia a stelle e strisce è senza dubbio, da anni, il colosso dello Spazio per antonomasia ma non è detto che sia solo il nome a portare questi benefici. Prendiamo ad esempio l’ESA: l’Agenzia Spaziale Europea ha quasi egual fama e prestigio eppure, mediante le convenzioni europee dei 22 stati membri che partecipano alle sovvenzioni ogni anno, si ritrova a pesare ancora meno sulle “tasche” dei comuni cittadini. Il costo dell’esplorazione spaziale europea – in media – è di circa 10€ all’anno per cittadino, ovvero un biglietto del cinema ogni 365 giorni. Negli Stati Uniti invece è quattro volte di più, nonostante rimanga sempre un valore molto basso.
Se i dati economici poi non dovessero convincere, basti pensare allora alle migliorie tecnologiche che i centri di ricerca, i laboratori e le industrie aerospaziali hanno apportato nelle nostre vite. Un caso concreto è successo di recente proprio “grazie” alla pandemia di COVID-19: gli ingegneri del Jet Propulsion Laboratory hanno sviluppato, in soli 37 giorni, un ventilatore specifico per i pazienti affetti da coronavirus e, dopo aver ottenuto le opportune autorizzazioni, hanno reso disponibile gratuitamente il progetto dei respiratori, consegnandoli ai produttori selezionati per poi produrli su larga scala. Ma questa è storia risaputa: è dal 1976 che gli ingegneri spaziali producono applicazioni secondarie e/o minori, che poi si dimostrano dei piccoli miracoli per la vita comune. Ad esempio, il moderno sistema telemetrico SPLICE per l'allunaggio adesso è fondamentale per la nostra quotidianità.
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