Almeno una volta nella vita hai fatto questo gesto scaramantico, ecco come nasce!
Siamo tutti consapevoli che l’Italia è un paese molto scaramantico no? Spesso, anche giustamente, ci si perde nel ricercare come nascono i simboli della sfortuna ma non viene mai dato adito ai metodi per scacciarla. Oggi scopriamo perché, dinanzi ai presagi di sventura o morte, il nostro amico simpatico ci suggerisce di “toccare il ferro”.
L’usanza, in realtà, è così antica che si perde nelle narrazioni e nelle fonti. Nel mondo, vi sembrerà strano, è più diffuso il “tocca legno”, tuttavia l’usanza italiana è molto più antica di quella internazionale. Inutile dire che la tradizione è ricorrente soprattutto in area mediterranea. Non ci sono testi che precisano le dinamiche della nascita del gesto ma è opinione comune ricondurre il simbolo al racconto di san Dunstano.
San Dunstano, santo inglese vissuto nel X secolo, era un maniscalco molto famoso, tanto da esser designato dal diavolo in persona per ferrare il suo cavallo. Dunstano, anziché servire la figura, decide di inchiodare il ferro di cavallo agli zoccoli del diavolo, liberandolo solo se avesse promesso di non portar morte nelle case che avevano esposto un ferro di cavallo fuori alla porta. Quindi sì, l’usanza originaria sembrerebbe legata ad un piccolo ferro di cavallo.
Il ferro, in altre culture, viene presentato anche come un talismano contro i temporali e altri disastri naturali. Leggiamo, per la prima volta, dell’usanza di toccare un oggetto di ferro per scacciare la sfortuna, all’interno della novella di Franco Sacchetti, ambientata nel XIV secolo a Firenze, dove il personaggio superstizioso, Lapaccio di Geri da Montelupo, è intento ad allontanare la “jella” toccando tutto ciò che lo circondava ma, non trovando nulla, decise di trasferire la mala sorte al ferro del suo coltellino.
«Quando uno gli avesse detto: "Il tale è morto", e avesselo ritocco con la mano, subito volea ritoccare lui; e se colui si fuggía, e non lo potea ritoccare, andava a ritoccare un altro che passasse per la via, e se non avesse potuto ritoccare qualche persona, averebbe ritocco o un cane, o una gatta; e se ciò non avesse trovato, nell'ultimo ritoccava il ferro del coltellino; e tanto ubbioso vivea che se subito, essendo stato tocco, per la maniera detta, non avesse ritocco altri, avea per certo di far quella morte che colui per cui era stato tocco, e tostamente.»
Sperando che questa curiosità vi abbia intrattenuto, che ne dite di scoprire perché festeggiamo il Pesce d’Aprile?
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