L'Alzheimer non è una malattia del cervello, bensì del...

L'Alzheimer non è una malattia del cervello, bensì del...
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Sebbene la scienza e la medicina, negli ultimi dieci anni, abbiano compiuto dei passi da gigante, la sintesi di una cura per il morbo di Alzheimer sembra ancora ostacolata da diversi fattori. Nel lontano 2006, in un articolo della prestigiosa rivista Nature, si identifica una proteina come causa di questa patologia.

Stiamo proprio parlando della famigerata beta-amiloide. In virtù del trattamento di questa proteina cerebrale, la Food and Drug Administration degli Stati Uniti ha approvato un farmaco (l’aducanumab), nel giugno 2021; tuttavia, molti stati e medici non concordano nel far circolare il suddetto farmaco. Ma qual è il motivo?

In tutti questi anni, gli scienziati si sono prodigati affinché si arrivi ad un trattamento per l’Alzheimer che non vada a formare ammassi di beta-amiloide nel nostro cervello. Gli stessi ricercatori sembrano voler cambiare completamente approccio, cercando altre spiegazioni che facciano luce sulla malattia.

Il laboratorio del professor Donald Weaver, sito nella University Health Network di Toronto, sta elaborando una nuova teoria sull’Alzheimer. I ricercatori credono che il morbo sia principalmente un disturbo del sistema immunitario del cervello, e non una patologia vera a propria di quest’ultimo.

Il sistema immunitario non è altro che l’insieme di cellule e molecole che lavorano in sinergia per proteggere il nostro organismo da lesioni o “invasori estranei”.

Secondo il nuovo studio, la beta-amiloide non è una proteina prodotta in modo anomalo (come invece si pensava), bensì frutto del sistema immunitario. La sua funzione è di rispondere alle “cellule intruse” che si insinuano nel nostro cervello. C’è ovviamente un “ma”: batteri e cellule cerebrali sono entrambe coperte da lipidi (grassi); perciò, la proteina incriminata non sa distinguere gli “invasori” dagli “invasi” ed attacca erroneamente i microrganismi che dovrebbe proteggere.

Sappiamo tutti, ahinoi, quali sono le conseguenze: perdita cronica e progressiva delle funzioni cerebrali, culminanti nello stato di demenza; tutto perché il sistema immunitario non è capace di distinguere i batteri dalle cellule cerebrali, spiega il pioniere di una nuova chiave di lettura, Donald Weaver. In quest’ottica il morbo di Alzheimer è a tutti gli effetti una malattia autoimmune, cioè frutto di uno mal funzionamento dell’Immune System (IS).