Anonymous buca i sistemi di FBI e Polizia Americana: in rete 269GB di documenti riservati
Anonymous avrebbe condotto quello che potrebbe a tutti gli effetti essere il più importante attacco informatico subito dalle forze di polizia locali e federali degli Stati Uniti. L'operazione è stata battezzata BlueLeaks e sarebbe stata effettuata ai danni di un'azienda texana.
Complessivamente, gli hacktivisti avrebbero rubato 269 gigabyte di documenti privati, provenienti da 200 enti pubblici tra cui commissariati di polizia ed anche le agenzie federali. La pubblicazione è avvenuta su DDoSecret, che ha predisposto una pagina web ad hoc in cui è possibile consultarli, con tanto di sistema di ricerca interna.
Secondo quanto riferito dalla stampa estera, i documenti includerebbero informazioni sulle attività portate avanti dall'FBI e Polizia USA negli ultimi 24 anni, e nell'archivio sarebbero presenti anche 3.000 file classificati etichettati come "Top Secret", che includerebbero informazioni ultrariservate su persone indagate, tra cui numeri di telefono, indirizzi email e le coordinate bancarie.
I documenti più recenti portano la data di inizio Giugno, il che suggerisce che l'hack sarebbe avvenuto nelle ultime tre settimane. La pagina di DDoSecret si carica solo sporadicamente, non sappiamo se a causa dell'elevata mole di traffico o meno. Il download dell'archivio può essere effettuato anche tramite BitTorrent, ma anche in questo caso la maggior parte delle volte non va a buon fine.
Secondo alcuni ricercatori i documenti proverrebbero da un server di Netsential, una società con sede a Houston che lavora con forze dell'ordine ed FBI.
La co-fondatrice di DDoSecret in un'intervista rilasciata a Wired ha affermato che il team del sito ha verificato per una settimana i dati, rimuovendo 50 gigabyte di materiale che rivelava dettagli sensibili su reati ai danni di minori. Secondo Best, "è il più grande hack mai pubblicato ai danni delle forze dell'ordine americane".
Nel frattempo, Twitter ha annunciato il ban dell'account di DDoSecret a seguito della pubblicazione dei file.
La controffensiva rientra nelle proteste scaturite a seguito dell'uccisione di George Floyd.
La divisione italiana del gruppo di hacktivisti, intanto, sta dando seguito all'operazione RevengeGram contro il revenge porn e pedopornografia.
FONTE: Arstechnica
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