66 campi militari romani trovati in Spagna ci riportano indietro nell'Impero del I secolo
INFORMAZIONI SCHEDA
Un team internazionale di archeologi è riuscito ad individuare, grazie ad una serie di avanzatissime tecnologie, 66 antichi campi militari romani in varie aree della Spagna. Questa scoperta ci permette di approfondire delle dinamiche militari che esistevano fra l'antica provincia ispanica e Roma - soprattutto intorno al I secolo d.C.
L'odierna Spagna, storicamente, non è mai stato un dominio facile da gestire. Per questo era necessario, soprattutto dopo la nascita dell'Impero, dal 27 d.C., di continuare a combattere in zone concentrate al fine di evitare qualsiasi sorta di rivolta di grandi dimensioni.
La scoperta di questi campi ci suggerisce che i soldati romani, per giungere nell'entroterra spagnolo, usassero le creste della Cordigliera Cantabrica per evitare le zone più pianeggianti e minacciose. Inoltre, l'alta concentrazione in precise zone, soprattutto intorno le odierne province della Cantabria, di Leon, Burgos e Palencia, è un chiaro segno di come l'amministrazione centrale romana inviasse costantemente un gran numero di rifornimenti e guerrieri nella regione.
Non è una coincidenza, dopotutto, che proprio vicino a questi accampamenti si trovassero, nell'antichità, i principali centri urbani costruiti dai romani.
Lo studio pubblicato nella rivista scientifica "Geoscience" non si focalizza, però, solo su un aspetto storico. Entra maggiormente nel dettaglio riguardo le tecniche utilizzate per portare avanti questa scoperta e di come queste possano essere rivoluzionarie nel campo dell'archeologia, se usate in costante rapporto con altre discipline.
Il co-autore, nonché ricercatore del Dipartimento di Archeologia dell'Università di Exeter, João Fonte ha spiegato come siano state utilizzate svariate tecnologie di telerilevamento, come il laser scanner aereo e fotografie aeree.
Ricavate delle prime informazioni attraverso questi strumenti, sono state comparate con i dati ricevuti dal LIDAR e i droni, al fine di ricreare l'intera area in un modello tridimensionale. Sorprendentemente, sono tornate utili anche immagini provenienti dallo Spanish National Geographic Institute, Google Earth e Bing Maps.
Da questo modello, è stata tracciata una mappa 2D (che potrete vedere nella sezione qui sotto) e si è notato come i campi seguissero un pattern frequente: oltre ad essere stati completamente appiattiti sottoterra, nel corso dei secoli, con la terra, è possibile che il perimetro che ricoprivano fosse rettangolare - confermando la consueta posizione degli avamposti romani nelle province europee e non.
Grazie all'uso di queste tecnologie, quest'anno si è riusciti a riportare alla luce numerose strutture urbane e non, anche di origine romana.
FONTE: Sci News
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