Apple, Craig Federighi a Google: "Nostri non sono prodotti di lusso"
Il capo della divisione software di Apple, Craig Federighi, ha respinto con fermezza le critiche mosse dall'amministratore delegato di Google, Sundar Pichai, che indirettamente aveva accusato la società di Cupertino di aver trasformato la privacy in un bene di lusso.
In un'intervista rilasciata all'Independent, Federighi ha liquidato il caso a due settimane dall'editoriale pubblicato dal Times firmato da Pichai, il quale affermava che "la privacy non può essere un lusso offerto solo alle persone che possono permettersi di comprare prodotti e servizi premium", un chiaro riferimento ad Apple che però non è mai stata nominata.
Federighi ha affermato che l'obiettivo della compagnia per cui lavora è vendere i prodotti a più persone possibili, ed ha aggiunto che i dispositivi Apple "non sono un lusso". Ovviamente il riferimento è da imputare alle due diverse strategie commerciali delle società: Apple è nota per lanciare prodotti costosi direttamente agli utenti, mentre Google offre una moltitudine di servizi gratuiti agli utenti e monetizza dagli annunci pubblicitari che spesso si basano sui dati degli stessi utenti.
Il dirigente di Apple si è detto felice del fatto che varie aziende stiano affrontando del tema della privacy, ma ha comunque affermato che "ci vorranno più di un paio di mesi e di comunicati stampa" per cambiare le pratiche commerciali, che si basano per la maggiore sulla raccolta di dati. Anche in questo caso, Federighi non ha nominato in maniera esplicita Google ma il riferimento era tutto al concorrente.
Nell'intervista Federighi ha anche affrontato altre due critiche mosse ad Apple: la memorizzazione dei dati iCloud dei cinesi in Cina, che secondo molti potrebbe favorire lo spionaggio da parte del governo, e la scelta di non raccogliere molti dati utente, che avrebbe messo la sua società in una posizione di svantaggio in termini di sviluppo di sistemi d'IA come Siri.
Sulla Cina, Federighi ha affermato che la memorizzazione dei dati all'interno di un paese non rappresenta un grande rischio per Apple, in quanto utilizza varie tecniche di crittografia, a cui si aggiunge la ridotta quantità di dati raccolti dai propri servizi. Federighi ha affermato che non c'è molto da vedere sui server iCloud cinesi, e nel caso le informazioni sono quasi inutili.
Sull'IA e lo sviluppo di cui parlavamo prima, il dirigente ha affermato che Apple preferisce sviluppare i propri sistemi senza raccogliere dati, il che spesso si traduce in un lavoro extra che però è gratificante.
FONTE: the verge
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