Apple presenta una dichiarazione aperta al Congresso per il caso FBI, oggi l'audizione

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Apple si sta preparando per il primo incontro con il Congresso, previsto per la giornata di oggi, che come ormai noto avrà ad oggetto la richiesta avanzata dall'FBI di sbloccare l'iPhone del killer di San Bernardino.

Bruce Sewell, uno dei rappresentanti legali della compagnia, parlerà davanti alla Commissione Giustizia a cui esporrà la posizione (al momento inamovibile) dei suoi assistiti. La dichiarazione completa, pubblicata dal Business Insider e visualizzabile a questo indirizzo, è stata trasmessa ai dipendenti della Mela già prima di ieri, e contiene tutte le motivazioni per cui il governo non dovrebbe costringere i californiani a costruire un backdoor in quanto “un indebolimento della crittografia potrebbe far male solo ai consumatori ed agli utenti benintenzionati che si affidano a società come Apple per proteggere le loro informazioni personali”.
Sewell pone tre domande al congresso:

  1. Vogliamo mettere un limite alla tecnologia che protegge i dati e quindi la nostra privacy e la nostra sicurezza a fronte dei sempre più sofisticati attacchi informatici?
  2. Dovrebbe l'FBI essere autorizzata a fermare Apple, o qualsiasi altra azienda che ha intenzione di offrire un prodotto più sicuro possibile al popolo americano?
  3. L'FBI dovrebbe avere il diritto di costringere una società a produrre o sviluppare un prodotto contro la sua volontà e solo per i propri comodi?

Sono queste le tre questioni intorno a cui ruoterà grossa parte del discorso. Nella giornata di ieri, inoltre, la Mela ha anche ottenuto una prima vittoria dal momento che un giudice ha sentenziato che l'FBI non è autorizzata a costringere la società a sviluppare un tool per accedere ai dati personali degli utenti. Inoltre, il marito di una sopravvissuta agli attacchi si è schierato con la società di Tim Cook in quanto convinto che l'iPhone 5c dell'attentatore non contenga le informazioni che gli inquirenti stanno cercando.