Asciugare la saliva delle zecche può essere un ottimo modo per contrastarle

Asciugare la saliva delle zecche può essere un ottimo modo per contrastarle
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Le zecche sono un sottordine degli acari e sono creature che, potenzialmente, possono essere alquanto pericolose perché trasmettono malattie infettive come, per esempio, la malattia di Lyme.

La malattia di Lyme può provocare rash cutaneo eritematoso e può portare, dopo settimane o mesi, ad alterazioni neurologiche, cardiache o articolari.

Da questo punto di vista è importante che vi siano degli insetticidi capaci di debellare le zecche e la malattia di Lyme che esse possono trasportare. Ma mentre usare pesticidi nei campi può essere una soluzione (benché ci siano degli svantaggi anche in agricoltura), eliminare il parassita nelle città può essere molto più difficoltoso.

Un gruppo di scienziati della Louisiana State University ha quindi pensato ad un metodo alternativo per combattere le zecche e le malattie da esse trasportare.

Essendo difficile usare i pesticidi neurotossici nelle città, per contenere la possibile diffusione delle zecche, gli scienziati hanno pensato di bloccare il suo meccanismo di nutrimento.

La ghiandola salivare è fondamentale per il successo evolutivo di questa creatura quindi questo piccolo organo si presenta come un bersaglio preferenziale per bloccare l’insetto dal nutrirsi.

Impedendo alla zecca di produrre saliva, si può impedirle di nutrirsi. E’ da questo concetto che i ricercatori sono partiti per ipotizzare la creazione di un pesticida rivoluzionario.

Nella produzione della saliva per zecche e zanzare è importante il canale K. Il canale K (che sta per canale potassio) consente al potassio di muoversi dentro la cellula secondo un equilibrio ionico essenziale per la secrezione di saliva e la salute delle zecche.

Sperimentalmente, bloccando il canale K gli scienziati hanno ridotto la saliva dell’animale del 95% diminuendo, in questo modo, l’ingestione di sangue di circa 15 volte.

Le zecche morivano così entro 12 ore. Questo è un risultato importante perché la trasmissione della malattia richiede almeno 12 ore e, talvolta, fino a 40 ore.