In assenza di gravità il liquido cerebrale degli astronauti assume comportamenti insoliti
L’essere umano si è evoluto sulla Terra nel corso di milioni di anni, e il suo intero organismo - compresi i microsistemi racchiusi nel suo corpo - si è adattato a vivere in un ambiente di gravità “normale”. Spostarci per periodi medio lunghi in zone dove questa è assente può comportare diverse problematiche.
Abbiamo parlato diverse volte delle “malattie” dello spazio o dei problemi che l’assenza di gravità può provocare, e non è un mistero che gli astronauti soffrano di diversi disturbi dopo il rientro da una missione. Uno studio recente, apparso sulla rivista Science Advances, si è focalizzato sui disguidi che l’assenza di peso provoca al nostro cervello, in particolare al “liquor”, anche detto liquido cefalorachidiano o fluido cerebrospinale.
Sono stati presi come campioni undici astronauti e sono stati mappati - mediante diverse risonanze magnetiche – le conformazioni cerebrali di ciascuno di loro, circa una settimana prima della partenza. Una volta conservati i dati gli astronauti poi sono stati ristudiati, alcuni dopo pochi giorni dal loro ritorno sulla Terra e altri anche a distanza di mesi. Si è scoperto, come già confermato da diversi studi del passato, che la disposizione del liquor nella scatola cranica assume una conformazione diversa, non distribuendosi più nello stesso modo.
La ricerca è stata condotta da Steven Jillings, dottorando presso il Lab for Equilibrium Investigations and Aerospace (LEIA) dell'Università di Anversa, Belgio, che ha dichiarato: “il liquor è tutto il fluido che circonda il cervello e il midollo spinale ed ha molteplici funzioni, ma il fatto che sia posizionato come involucro intorno al cervello ci aiuta a capire che agisce come una sorta di cuscinetto, proteggendo il tessuto cerebrale”.
Non è ancora chiaro se il suo posizionarsi e muoversi in modo insolito durante la vita nello spazio possa causare gravi danni all’organismo, ma i ricercatori hanno comunque constatato che c'è effettivamente un ostacolo alla normale circolazione del fluido. Questa interruzione del liquido craniospinale potrebbe essere la ragione per cui generalmente alcuni membri dell'equipaggio della ISS sperimentano una visione sfocata e altre diverse problematiche durante e dopo il volo spaziale.
Jillings e soci sperano di adoperare diverse tecniche di risonanza magnetica nella ricerca futura, al fine di aiutare gli scienziati a raccogliere ancora più informazioni sul cervello nello Spazio.
FONTE: space.com
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