Il ban di Donald Trump dai social ha causato un crollo della disinformazione online

Il ban di Donald Trump dai social ha causato un crollo della disinformazione online
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Dopo il ban di Donald Trump da Twitter diverse altre piattaforme tra cui Facebook, Twitch, Discord, Reddit, Snapchat, Shopify e così via hanno deciso di seguire l’esempio e provvedere allo stesso modo. Una ricerca svolta in seguito ha svelato un dato molto interessante: la disinformazione online negli USA è diminuita del 73%.

A svelarlo è il centro di ricerca Zignal Labs, il cui studio è stato citato dalla testata americana The Washington Post. Secondo il report, nello specifico sarebbe la quantità di fake news e dichiarazioni false riguardanti le elezioni statunitensi a essere diminuita vertiginosamente: Zignal ha infatti esaminato conversazioni che riguardavano frodi, macchine hackerate, schede manomesse e altre cospirazioni, notando che sono scese da 2,5 milioni di menzioni a 688.000 non solo su Twitter ma su molti social network.

I siti in questione sono stati monitorati a partire da tre giorni dopo le rivolte a Capitol Hill e un giorno dopo il ban del tycoon statunitense da Twitter, ovvero dal 9 gennaio, per una settimana intera. Nello stesso periodo anche diversi sostenitori di spicco e alleati di Trump sono stati bannati dalle piattaforme social, da Micheal Flynn a Sidney Powell, passando anche per la figura chiave di QAnon – movimento cospirazionista già preso di mira dai social – Ron Watkins.

In generale, inoltre, gli hashtag riguardanti le rivolte nella capitale statunitense sono crollati del 95%, portando quasi alla scomparsa di frasi come “March for Trump”, “Fight for Trump” o “Hold The Line”. Insomma, il provvedimento sembrerebbe essere stato parecchio efficace per arginare la diffusione di notizie false in materia elettorale.

Tra le piattaforme pro-Trump colpite maggiormente c’è anche Parler, famoso social network conservatore messo offline direttamente da Amazon dopo avere staccato la spina al servizio hosting.