Belsedere: scopriamo la leggenda dietro il peculiare nome di questo borgo toscano

Belsedere: scopriamo la leggenda dietro il peculiare nome di questo borgo toscano
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Belsedere è una frazione del Comune di Trequanda (Siena, Toscana). E' uno dei tanti piccoli borghi tipici delle crete senesi ed è noto soprattutto per la produzione del vino. La sua peculiarità, come potrete immaginare, risiede nel nome. Perché a questo luogo venne dato un toponimo del genere? Un racconto popolare potrebbe spiegarcelo.

La storia che si cela dietro Belsedere e Trequanda è strettamente legata a due figure femminili: una beata, Bonizzella Cacciaconti, e una ragazza di cui non conosciamo il nome, ma solo il suo essere nota come la donna più bella del borgo.

Partiamo da Trequanda. Questa località iniziò ad essere abitata migliaia di anni fa dagli etruschi, tantoché si crede che il nome derivi proprio da un mitico eroe dell'Etruria, Tarkonte, o dall'unione delle parole in latino arcaico "Terram quandam".

La prima fonte scritta in assoluto che ci parla, però, di questo comune risale al Medioevo, intorno al 1198. Si viene a scoprire da essa che questa piccola realtà era, all'epoca, sotto il controllo di una famiglia feudataria, i Cacciaconti di Scialenga.

Ad essa apparteneva Bonizzella, una nobil donna dall'animo puro, che decise di rinunciare a tutto e dedicare la sua vita completamente all'assistenza dei poveri (pur non prendendo mai i voti) - sia quando era in vita sia dopo la morte.

Sepolta nella chiesa dei Santi Pietro ed Andrea, si dice che il suo corpo e i suoi vestiti fossero rimasti in perfette condizioni al momento del ritrovamento, nel XVI secolo, come se avesse dormito per centinaia di anni, e che le api, sue protettrici, le avessero costruito un calice di cera intoccabile tra le sue mani.

Da quel momento in poi, chiunque avrebbe osato toccare i più deboli di Trequanda, soprattutto le giovani donne, la beata avrebbe inflitto loro una momentanea cecità - curabile solo col pentimento.

Tuttavia, questa donna pia non sembra aver protetto una nobile ragazza di Belsedere, quando venne presa di mira da una delle angherie dei ragazzi del villaggio.

Il mito di questa frazione vede coinvolta una giovane donna dalla bellezza ineguagliabile, amata da così tanti suoi coetanei che le attenzioni la portarono ad essere molto vanitosa.

Un giorno, i corteggiatori si indispettirono del fatto che la nobile non degnasse loro nemmeno di uno sguardo. Per questo si rivolsero ad un presunto stregone, che abitava proprio in un bosco nel centro di Trequanda.

Il giorno dopo questo episodio, la giovane donna notò che nel pesco di casa sua fossero appese delle enormi matasse di lana dorata e argentea. Le raccolse e ordinò ai suoi servitori di creare il vestito più bello dell'intero villaggio, così da esibirlo poche settimane dopo durante una delle solite feste di paese.

Arrivato il fatidico giorno, si presentò in chiesa, suscitando l'invidia di tutti, uomini e donne. I presenti avevano gli occhi puntati solo su di lei.

La ragazza, però, non poteva sapere che, alzandosi per accogliere l'entrata del prete, il suo bel abito sarebbe scomparso, lasciandola completamente nuda. Lo stregone punì così la sua vanità: mettendola in imbarazzo di fronte a tutti.

L'esito di quell'evento si può dire che fu, però, alquanto paradossale. La giovane fuggì in preda alla vergogna, ma da quel giorno la sua fama aumentò ancora di più, passando alla storia come la "Dama Belsedere".

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