Bitcoin, calano hashrate e difficoltà di mining: colpa della crisi energetica

Bitcoin, calano hashrate e difficoltà di mining: colpa della crisi energetica
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Dopo la discesa di Bitcoin a 40.000 Dollari di metà febbraio, la criptovaluta ha iniziato a fluttuare attorno a quello stesso valore nell'ultimo mese. Tuttavia, se c'è una cosa che è profondamente cambiata tra febbraio e marzo 2022 nell'ecosistema di Bitcoin è la difficoltà di mining della criptovaluta, che si è abbassata notevolmente di recente.

Come spiega un'analisi di Coindesk, infatti, la difficoltà di minting di un "blocco" di Bitcoin si è ridotta dello 0,35% giovedì 17 febbraio, dopo essere scesa dell'1,5% a inizio marzo. Se il dato sembra poco accentuato, bisogna considerare che esso è strettamente legato all'hashrate della blockchain, ovvero alla potenza di computing complessiva di quest'ultima: maggiore è l'hashrate e maggiore è anche la difficoltà di mining.

In altre parole, una riduzione della difficoltà del mining di Bitcoin significa che anche l'hashrate della criptovaluta si è ridotto, ovvero che il numero di computer connessi alla blockchain è calato. Infatti, dopo aver raggiunto un picco di hashrate lo scorso febbraio, arrivando ad un totale complessivo di 248 exhash al secondo, il 17 marzo tale valore si è assestato attorno ai 216 EH/s.

Dai dati si può dedurre che il numero di miner di Bitcoin si sta abbassando ormai da circa un mese, probabilmente per via dei rincari sui prezzi dell'energia, che rendono meno vantaggioso il mining, soprattutto considerando che Bitcoin si trova ben lontano dai valori record dello scorso novembre. A peggiorare le cose, inoltre, è la guerra tra Russia e Ucraina, che ha causato ulteriori rincari in una situazione di crisi energetica globale.

Secondo Jaran Mellerud, ricercatore di Arcane Research, il problema potrebbe in questo momento risiedere nei miner cinesi fuggiti in Kazakistan dopo che Pechino ha messo al bando il mining: il Paese dell'Asia centrale, infatti, soffre di problemi energetici di lungo periodo, che si sono tradotti in diffusi blackout quando le farm di criptovalute cinesi sono state connesse alla griglia elettrica kazaka.

Secondo Mellerud, dunque, "il crollo dell'hashrate e della difficoltà di mining è stato causato dal fatto che diversi miner kazaki siano andati offline a causa della carenza di elettricità nel Paese e dagli arresti del Governo nei confronti dei proprietari di farm illegali". Insomma, pare che la riduzione della difficoltà di mining dipenda perlopiù da fattori politici e dalla crisi energetica globale, e non da un repentino crollo di interesse dei miner nei confronti di Bitcoin.