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Per OpenAI e Sam Altman l'IA è davvero pericolosa?

Il mondo è diviso in due parti: dal gruppo di persone che porta a fare pipì il proprio cane all’aperto (su muri, pali, alberi e semafori) e da chi invece si ritrova chiazze di urina agli angoli della propria abitazione. Qual è, in questo caso, il diritto da far rispettare?
In questo articolo cercheremo di trovare risposta a questo complesso quesito, che tutt’oggi sorregge l’ignobile peso delle avversità tra i vicini di uno stesso quartiere.
Certo, lasciare che il povero Fido defechi e urini in casa non è la soluzione migliore (nemmeno sulle traversine, fate uscire i vostri cani!), perciò dovremmo pur permettergli di espletare i propri bisogni. D’altro canto, c’è chi ha fatto tanti sacrifici per avere una casa e non vuole che nei dintorni della propria abitazione ci sia puzza di urina. Quindi, qual è la soluzione?
Secondo la legge italiana, gli animali domestici sono “oggetti” sotto la nostra tutela e, pertanto, ne rispondiamo in prima persona. Sono due gli articoli che oggi analizzeremo: l’art. 2051 del Codice civile e l’art. 639 del Codice penale.
Il primo recita così: “Ciascuno è responsabile del danno cagionato dalle cose che ha in custodia, salvo che provi il caso fortuito”; ergo, effettivamente il padrone del cane dovrebbe rispondere del danno provocato del suo amico a quattro zampe. L’articolo 639 del Codice penale, invece, è molto più specifico: “Chiunque, fuori dei casi preveduti dall'articolo 635, deturpa o imbratta cose mobili altrui è punito, a querela della persona offesa, con la multa fino a lire mille (si sono citate ancora le lire)”. Insomma, se subisci un danneggiamento di questo tipo, puoi chiaramente ricorrere alla legge.
Tuttavia, sorge spontanea una domanda: il cane non può fare pipì su beni privati e pubblici… Dove può, quindi, liberarsi? Esistono aree verdi apposite per i nostri amici pelosi, ma ovviamente non tutte le città ne sono provviste. La cosa più opportuna da fare, sarebbe quella di munirsi di una bottiglia di acqua e sapone e pulire il bene “danneggiato”.
Per quanto possano sembrare macchinosi ed esagerati questi accorgimenti, sono dei piccoli passi verso un modello di società civile e rispettosa del prossimo.
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