La cannabis e altre droghe aumentano il rischio di battito cardiaco irregolare
Una nuova ricerca, pubblicata sull’American Heart Association, suggerisce che sostanze come cannabis, metanfetamine, cocaina e altri oppiacei aumentano significativamente la fibrillazione atriale; in parole povere, possono favorire un battito cardiaco irregolare.
“Per quanto ne so, questo è il primo studio a considerare l'uso di marijuana come predittore del futuro rischio di fibrillazione atriale”, spiega il coordinatore principale dello studio, Gregory Marcus. Ma su quali basi possiamo affermare ciò? I ricercatori hanno analizzato oltre 23 milioni di residenti californiani che avevano richiesto attenzioni mediche, dal 2005 al 2015. Di questi ben 132.000 hanno fatto uso di cannabis, 98.000 di metanfetamina, 49.000 hanno assunto cocaina e altri 10.000 degli oppiacei.
Che sia una coincidenza o meno, quasi un milione di persone aveva sviluppato un battito cardiaco irregolare, nel corso di 10 anni. Gli esperti hanno scoperto un aumento significativo di probabilità nello sviluppare fibrillazione atriale in coloro che usano varie sostanze; infatti, i consumatori di cannabis avevano un rischio del 35% di contrarre la patologia, mentre quelli che assumevano metanfetamina hanno una possibilità dell’85%. Quest’ultima è sicuramente la droga più pericolosa in questi termini.
La finalità dello studio non era trovare, in modo specifico, un collegamento tra FA e cannabis, ma gli esperti non hanno potuto sorvolare questo palese dettaglio. Probabilmente, il problema consiste nelle particelle aeriformi che inaliamo, ma non si esclude che la responsabilità dell’infezione sia da attribuire ad altri meccanismi.
“È anche interessante considerare che le sostanze inalate viaggiano direttamente dai polmoni alle vene polmonari, che si svuotano nell'atrio sinistro, e che le vene polmonari e l'atrio sinistro sono particolarmente importanti nella generazione di fibrillazione atriale”, ha continuato Marcus.
Spesso, un battito cardiaco irregolare è solo il precursore di sintomi più gravi, che possono essere coaguli o ostruzione dei vasi sanguigni. Solo negli Stati Uniti, sono stati registrati ben oltre 150.000 casi ictus, preceduti da fibrillazione atriale. Di questo passo, rendere noto il consumo di sostanze stupefacenti, come normali prassi della consulenza clinica, potrebbe essere realtà.
In questi casi, possiamo dire che "non tutto il male vien per nuocere": sapevate che la cannabis può curare l'epilessia infantile?
FONTE: IFLScience
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