Canone Rai, aumento in arrivo? L'ad di Rai: "è incongruo", e propone l'estensione

Canone Rai, aumento in arrivo? L'ad di Rai: 'è incongruo', e propone l'estensione
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Mentre ancora non è arrivata l'ufficialità dell'eliminazione del Canone Rai dalla bolletta, sono importanti le dichiarazioni rese dal nuovo amministratore delegato del Gruppo Rai, Carlo Fuortes, che ha definito "incongruo" l'importo della tassa.

Nel corso dell'audizione della commissione di Vigilanza Rai, Fuortes ha affermato che i 90 Euro annui addebitati agli italiani sulla bolletta dell'energia elettrica rappresentano un'imposta "incongrua, oltre che incerta". Il dirigente ha fatto l'esempio di altri paesi europei in cui si paga di più: in Croazia l'imposta è di 127 Euro, in Francia ammonta a 138 Euro ed in Gran Bretagna 185 Euro. In Germania addirittura 220 Euro, mentre in Svizzera 312.

Sulla base di tali dati, Fuortes ha osservato che in Italia si paga un "canone incongruo rispetto ai grandi impegni che Rai ha nella gestione dei compiti di servizio pubblico".

Fuortes ha anche parlato dell'impatto che ha fatto registrare l'inserimento del canone sulla bolletta elettrica, che ha fatto crescere il pagamento dell'imposta. Si è passati da 15 milioni di pagamenti a 21-22 milioni, con l'evasione che è scesa dal 27 al 5-3%. Numeri incoraggianti ma che per l'ad non bastano in quanto "non è stato a vantaggio dell'azienda".

"Questi aumenti di paganti sono stati più che proporzionalmente ridotti dalla diminuzione del canone che è passato prima a 100 euro e poi a 90, e da un aumento della ritenuta dell'extra gettito. Nel periodo 2014-2020 le maggiori trattenute sul canone ordinario hanno determinato un prelievo complessivo sul canone per 1,2 miliardi di euro". Sostanzialmente, quindi, Fuortes osserva che "in Rai arriva solo l'86% del canone". Perplessità sono state espresse anche sul sistema che prevede il pagamento solo per coloro che possiedono apparecchi per il digitale terrestre.

Da qui la proposta: "o si garantiscono risorse adeguate alla Rai, avvicinandosi a quello che accade in altri grandi Paesi europei, oppure bisognerà ridurre il perimetro di azione e avremo il grande rischio sullo sviluppo futuro, e principalmente sugli investimenti sia sul prodotto culturale che su quello tecnologico". Secondo Fuortes è necessario anche estendere il perimetro includendo anche i device multimediali.