Canone Rai, quanto costerebbe allo Stato la sua abolizione?
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È nell'aria da tempo: il canone Rai deve cambiare almeno nel metodo di riscossione, e già dal 2023. Tra proposte e polemiche, la tassa-abbonamento da sempre al centro del dibattito pubblico dovrà essere modificata dal prossimo Governo.
Gli accordi con l'UE, siglati tramite un impegno inserito nel PNRR e relativi alla trasparenza di quanto addebitato nel settore dell'energia, sono chiari: il canone Rai non dovrà essere più in bolletta. Come detto sarà cura del prossimo Governo trovare un'alternativa per la riscossione. L'addebito in bolletta è attivo dal 2016, ma già all'inizio del 2023 dovranno esserci dei cambiamenti. Inevitabile, dunque, che in piena campagna elettorale volino le proposte, di certo non nuove, di totale abolizione del canone Rai.
Ovviamente non è un'operazione facile, visto che se non ci fossero riduzioni e risparmi in casa Rai, eliminare completamente il canone avrebbe un peso, sulle casse dello Stato, di circa 1,8 miliardi di euro. Questo perché la sola pubblicità non basta assolutamente a coprire i costi di un'azienda con una quantità impressionante di attività, che comprende 13 canali TV e una decina di emissioni radiofoniche, senza considerare le attività digitali come RaiPlay.
Nonostante i ricavi totali del 2021 siano stati di circa 2,7 miliardi di euro, la pubblicità ha contribuito per soli 680 milioni di euro (Bilancio di Sostenibilità Rai 2021, pagina 20), ed il bilancio viene fatto quadrare con circa 180 milioni di "altri ricavi". Anche smantellando molti canali, internalizzando le decine di attività concesse ad aziende terze e rivalutando e vendendo parte del patrimonio immobiliare della Rai, come da alcune proposte, i costi operativi sono molto superiori alla raccolta pubblicitaria.
Se consideriamo che prima dell'introduzione del canone in bolletta l'evasione era enorme (i paganti sono passati da circa 15 milioni a circa 21 milioni) portando il tasso di evasione dal 27% al 5% (dati Rai diffusi durante un'audizione in Vigilanza, via Il Sole 24 Ore) anche se non verrà abolito, il canone dovrà essere recuperato in modo altrettanto efficace, e non sarà facile.
C'è poi chi ha fatto notare, in relazione agli spot pubblicitari, che si fa riferimento alla TV pubblica e non commerciale. "Un servizio pubblico non vive di pubblicità, come fanno invece le TV commerciali. Semmai sono gli spot che andrebbero aboliti a fronte di risorse certe e adeguate", afferma il sindacato Usigrai (via Il Giornale).
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