Cheetah Mobile (Clean Master) accusata di azioni fraudolente; Google cancella un articolo

Cheetah Mobile (Clean Master) accusata di azioni fraudolente; Google cancella un articolo
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Cheetah Mobile è per anni stata ritenuta un'azienda di successo, in grado di guadagnare molti soldi grazie alle sue famose applicazioni (come Clean Master) che a gennaio 2017 contavano più di 634 milioni di utenti attivi al mese (dati Business Insider).

La società cinese era anche arrivata a ottenere la piena fiducia di Google, che le aveva dedicato un articolo (ora rimosso dalla società californiana, ma visibile a questo link) nella quale elogiava il suo operato. Sommando il numero di download totali delle applicazioni di Cheetah Mobile, si arriva a oltre 2 miliardi. Insomma, tutto faceva pensare che si trattasse di un'azienda che aveva costruito genuinamente il suo successo, ma a quanto pare non è così.

Infatti, l'azienda di analisi Kochava sostiene di aver individuato la presenza di uno schema fraudolento in grado di portare ricavi di milioni e milioni di dollari all'azienda cinese senza che l'utente sapesse nulla. Dovete sapere che una società può ottenere soldi ogni qualvolta un utente decide di cliccare sui banner pubblicitari presenti all'interno della sua app e installare software di terze parti. In questo modo, Google conosce quale azienda ha portato a quell'installazione e gira una percentuale agli sviluppatori. Insomma, un metodo simile a quanto avviene con i classici programmi di affiliazione.

Ebbene, le applicazioni di Cheetah Mobile avrebbero sfruttato i permessi garantiti dagli utenti Android per abusare del sistema di referral, facendo credere alla società californiana che tutte le installazioni delle app presenti negli smartphone degli utenti provenissero da Clean Master e simili (CM File Manager, CM Launcher 3D, Security Master, Battery Doctor, CM Locker, Cheetah Keyboard). In alcuni casi, sembra che il software della società cinese abbia addirittura avviato da solo le app di terze parti in modo da ottenere ulteriore credito. Un metodo ingegnoso che non andava a coinvolgere direttamente l'utente. A pagarne le spese erano gli altri sviluppatori di app, visto che i soldi del referall venivano tolti a loro. Da segnalare il fatto che anche l'azienda Kika Tech (app Kika Keyboard) sarebbe coinvolta nella faccenda.

Le due aziende hanno subito dichiarato di non essere al corrente di questa situazione, facendo intuire che potrebbe essere colpa di SDK di terze parti. Tuttavia, Kochava afferma di aver effettuato i test utilizzando unicamente gli SDK ufficiali.

Al momento in cui scriviamo, Google non si è ancora espressa ufficialmente in merito, anche se la situazione non sembra essere delle più rosee per Cheetah Mobile e Kika Tech.

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