Chi ha perso un dente da latte 13.000 anni fa? La risposta dall'Università di Bologna

Chi ha perso un dente da latte 13.000 anni fa? La risposta dall'Università di Bologna
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Una nuova sorprendete scoperta pubblicata su "Scientific Reports" e guidata dagli studiosi dell’Università di Bologna ci informa su un gruppo di cacciatori delle Grotte di Pradis di ben 13.000 anni fa, grazie alla scoperta di un dente da latte. Ecco come è stato possibile.

È stato ritrovato un dente da latte (a differenza di questo che è "leggermente" più grande) appartenente ad un bambino di 11-12 anni nelle Grotte di Pradis nelle Prealpi Friulane, nei pressi di Pordenone. Si tratta di uno studio di grande importanza poiché oltre a rappresentare la prima testimonianza diretta delle strategie di mobilità stagionale degli esseri umani presenti nel Nord Italia nel tardo Paleolitico Superiore, consente di attenzionare le condizioni di vita della mamma durante la gravidanza e i primi anni di vita del bambino.

Grazie all’analisi del dente realizzata con il radiocarbonio, è stato possibile attribuire un’età specifica al reperto ovvero un periodo compreso tra 13.088 e 12.897 anni fa. Inoltre, lo studio del rapporto isotopico dello stronzio ha consentito di ricostruire gli spostamenti del bambino e della sua famiglia.

Sembrerebbe trattarsi di una mobilità stagionale programmata dal momento che il reperto risale ad un’epoca post-glaciale caratterizzata da una riforestazione dell’area. Inoltre, tutti questi dati associati ai molteplici resti di marmotte ritrovate proprio nelle grotte di Pradis suggeriscono che quello specifico sito fosse una tappa dedicata alla caccia dei roditori.

L’altopiano di Pradis fa parte infatti, di una fitta rete di siti preistorici lungo tutta l’area alpina ed è rinomato e conosciuto proprio per l’assidua frequenza di diversi gruppi di cacciatori. Anche le ricerche condotte precedentemente, evidenziano che la quasi totalità dei resti animali rinvenuti in quell’area appartenesse alla specie della marmotta alpina.

Stefano Benazzi, direttore del Bones Lab che ha coordinato le ricerche ha sottolineato come anche da un piccolo reperto si possano individuare grandi informazioni e come questo, abbia aggiunto un ulteriore piccolo tassello allo studio dell’evoluzione umana e alle abitudini dei cacciatori nel tardo Paleolitico Superiore.

Rimanendo in tema, a chi appartiene il più antico ciondolo mai trovato?