Chi sono i ragazzi che hanno scelto la solitudine: gli hikikomori

Chi sono i ragazzi che hanno scelto la solitudine: gli hikikomori
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Capita a tutti di aver bisogno di un periodo per restare lontani dalle luci del mondo esterno, prendendosi una pausa da tutto e qualche volta da tutti, questo può rivelarsi terapeutico nel curare le risposte acute del nostro sistema nervoso e prepararci alla riabilitazione sociale. Esistono però anche persone che non riemergono da questa condizione.

Il resto del mondo si è iniziato ad interessare al curioso fenomeno degli "hikikomori" durante i sfavillanti anni '90, periodo in cui il Giappone soffriva particolarmente. Gli anni '90 del sol levante infatti furono caratterizzati da una sorta di era glaciale economica, contesto che non permetteva ai giovani di realizzarsi.

In quel periodo la popolazione più giovane non riusciva ad uscire dal tunnel di stress, insicurezza e insoddisfazione che appestava la loro vita. Per questi ed altri motivi, sono stati in molti a rinunciare ad una vita normale, rifugiandosi in una tana per sempre (un po' come la sindrome della caverna).

In questo caso la tana sarebbe l'appartamento dei propri genitori, familiari, o in qualche sporadico caso nel proprio. Il fenomeno non è però così raro tra i cittadini giapponesi, che non a caso hanno creato un termine per indicare questa determinata tipologia di persone. Gli hikikomori sono giovani adulti che vivono la propria esistenza rintanati in casa, nascondendosi dalla civiltà, dalla socialità, passando il proprio tempo quanto più lontani dalle responsabilità del mondo esterno e dagli eventi.

Se parliamo in questi termini potreste pensare che si tratti semplicemente di persone pigre e demotivate, ma in realtà questi vivono un profondo ed angosciante periodo, secondo alcuni studi ricollegabile alla depressione, che li corrode ed è per questo si allontanano dal mondo esterno in cerca di un luogo che trasmetta loro sicurezza. Quale luogo migliore del proprio appartamento?

Quanti di noi possono dirsi distanti dal comprendere il loro punto di vista? In Giappone si calcola che almeno l'1,2% della popolazione complessiva si trovi in questa condizione, un dato che fa quasi rabbrividire (e gli effetti della solitudine sono davvero nefasti per il cervello).

Ciò che passa inosservato quando si parla di hikikomori è che a soffrire di questo profondo malessere non sono soltanto i diretti interessati ma spesso anche i familiari che si prendono cura di queste persone, facendosi carico non solo degli impegni e delle faccende di queste persone ma anche carico emotivo della situazione.

Generalmente gli hikikomori evitano le interazioni sociali in qualsiasi contesto e in effetti i soto-komori, persone che intraprendono attività all'esterno, evitano comunque di parlare o comunicare con gli altri.

Il motivo per cui si parla più di questo fenomeno nella nazione nipponica piuttosto che in tutto il resto del mondo dipende quasi sempre dai meccanismi di vergogna che si azionano quando ci si trova di fronte ad una sconfitta, specialmente quelle scolastiche o lavorative.

D'altra parte poco importa quale davvero sia il movente perché in effetti il problema è definito dal contesto in cui si trovano e non dalla sconfitta in sé. Capita a tutti di fallire durante un esame, di non ricevere la promozione sperata o persino, come spesso accade per i giovani italiani, di non averlo neppure un lavoro.

Tutti noi affrontiamo con difficoltà le nostre vite ma allo stesso tempo vi è una differenza tra noi e loro: noi non veniamo oppressi dall'uniformità collettiva della cultura giapponese, dove gli standard sono particolarmente elevati per quanto riguarda lo studio e successivamente il lavoro. Basti notare che le due cose non si escludono ma sono strettamente correlate.

Questi sono gli hikikomori e questa è la vita che vivono.