Chiede a Tinder i suoi dati in loro possesso, riceve un dossier da 800 pagine

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Una reporter tedesca ha fatto richiesta all'azienda dietro a Tinder dei suoi dati in loro possesso. In risposta ha ricevuto un dossier da 800 pagine che rivela dettagli inquietanti sulla prassi dei colossi del tech.

La possibilità di richiedere ad un'azienda che gestisce una piattaforma online le informazioni che ha su di te è un diritto riconosciuto dall'Unione Europea, grazie alla Data protection directive (DPD). La donna era iscritta da 4 anni all'app per incontri e, essendo una reporter specializzata nel tech journalism, ha deciso di risalire a tutte le informazioni raccolte nel tempo dall'app. Morale? 800 pagine che mostrano come l'app tenga traccia in maniera meticolosa di qualsiasi attività, compreso ogni chat intrattenuta nel corso del tempo.

Ma l'azienda non si limita a raccogliere ed archiviare dati sulla base dell'attività in app, avrebbe, infatti, accesso anche a tutte le informazioni contenute nei social associati al proprio profilo tinder. In questo modo la donna nelle 800 pagine ha trovato anche un meticoloso elenco delle pagine a cui ha messo like su Facebook, oltre che delle foto con relative date, tag degli amici, dati di geolocalizzazione e molto altro ancora.

Quello che emerge dalla vicenda –così come raccontato dalla giornalista e da diversi scambi di battute su Twitter– è che la procedura per ottenere questo genere di informazioni da tinder non sia stata per nulla semplice, anzi, ha richiesto mesi d'attesa. Inoltre la giornalista ha anche chiesto all'app perché il social avesse bisogno di così tante informazioni su di lei, sollevando il rischio che queste, in caso di breccia, sarebbero potute finire nelle mani di malintenzionati. La risposta? "É necessario per personalizzare e migliorare l'esperienza di ciascuno degli utenti in giro per il mondo".

Insomma, una ennesima conferma della regola aurea del web contemporaneo: "Se qualcosa è gratis significa che sei tu il prodotto". O meglio lo sono i tuoi dati digitali, ammesso e concesso che le due cose non siano ormai diventate tra loro intercambiabili.