Vi siete mai chiesti che odore ha lo spazio? Ecco cosa ne pensano gli astronauti

Vi siete mai chiesti che odore ha lo spazio? Ecco cosa ne pensano gli astronauti
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Tutti sanno che la maggior parte dello spazio è vuoto, completamente privo di qualsiasi cosa: né polvere, né pianeti e nemmeno aria. Quindi, perché molte persone che hanno avuto il privilegio di nuotare nel cosmo hanno riferito che l’universo ha un odore?

Sia chiaro, nessun astronauta si è mai tolto il casco nel vuoto dello spazio; tuttavia, questi hanno segnalato uno strano odore, una volta rimesso piede sulla Gea. Nello specifico, è nelle camere di equilibrio che i cosmonauti riconoscono più odori, di ritorno da una gita fra le stelle.

La migliore descrizione che posso trovare è metallica; una sensazione metallica-dolce piuttosto piacevole”, ha scritto l'astronauta Don Pettit. “Mi ha ricordato le estati del college in cui lavoravo per molte ore con una fiamma per saldatura, riparando attrezzature pesanti. Mi ha ricordato i fumi della saldatura dall'odore gradevole. Questo è l'odore dello spazio.” Pettit è di certo una testimonianza di prim’ordine, dato che ha partecipato a diversi EVA (attività extraveicolari nello spazio) durante la sua carriera alla NASA.

Altri avventurieri spaziali hanno descritto la fragranza in maniera simile: “metallo che brucia”, “un distinto odore di ozono, un odore acre”, “noci e pastiglie dei freni” e “polvere da sparo”. Sebbene ogni persona proponga diverse descrizioni del profumo del cosmo, queste hanno tutte una cosa in comune: l’odore di bruciato (differentemente da quanto detto in passato). Ma per quale motivo si avvertono queste note olfattive?

Uno delle spiegazioni è concernente l’ossidazione, ottenuta dal processo di pressurizzazione della camera di equilibrio. La suddetta reazione chimica prevede che gli atomi di ossigeno dello spazio si attaccano alla tuta dell’astronauta, per poi fluttuare all’interno di essa. Quando la camera di equilibrio si apre, allora questi si combinano con l’ossigeno atmosferico. Questo procedimento è simile alla combustione senza fiamma e fumo, ecco perché i cosmonauti avvertirebbero odore di carbonizzato.

Una seconda ipotesi, invece, fa appello alle esplosioni delle stelle morenti. L’età stimata del nostro Sistema Solare è di circa 4,5 miliardi di anni; mentre, sulla base della costante di Hubble, l’Universo avrebbe circa 13,7 miliardi di anni. In quei 9,2 miliardi di anni di differenza sono nate ed esplose tantissime stelle. A seguito della morte di un corpo celeste, si disperdono nello spazio dei composti chiamati idrocarburi policiclici aromatici (IPA), presenti anche sul nostro pianeta. Questi vengono rilasciati anche a seguito della combustione del tabacco, del legno, della carne e di altre sostanze.