Chris Hemsworth predisposto per l'Alzheimer, ma come si fa a capirlo precocemente?
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Recentemente è rimbalzata ovunque la notizia di Chris Hemsworth predisposto geneticamente per l'Alzheimer, che ha portato l'attore che impersona Thor sul grande schermo a prendersi una pausa per stare con i suoi cari. Tuttavia, come possiamo capire precocemente se durante le vecchiaia svilupperemo questa terribile malattia?
Innanzitutto Hemsworth lo ha scoperto attraverso dei test genetici che hanno dimostrato che portava due copie del gene APOE4 "tramandati" da sua madre e suo padre. Gli studi hanno collegato il gene a un rischio notevolmente aumentato di sviluppare l'Alzheimer, e solo il 2-3% delle persone ne porta due copie.
Chris, così come affermato dal suo stesso dottore, ha da otto a dieci volte più probabilità di sviluppare l'Alzheimer rispetto a coloro che non possiedono il gene. Come nel caso dell'attore, quindi, un modo per capirlo (ma non è l'unico, così come vedrete più avanti nella lettura) è quello di effettuare dei test genici, disponibili nei centri medici specializzati che si trovano in tutta Italia e nelle vostre città.
Occorre sottolineare che questi test possono essere però fuorvianti. Nel caso dell'Alzheimer, avere il genere APOE4 porta 'solo' un aumento del rischio e non è una diagnosi definitiva. Un altro metodo, sicuramente meno invasivo, è quello di utilizzare i tanti test cognitivi per identificare la malattia che sono disponibili online.
Così come riporta uno studio di otto anni, che ha seguito 665 pazienti e ha utilizzato un test chiamato 'SAGE', il quiz ha scoperto accuratamente i pazienti con decadimento cognitivo lieve che alla fine progredivano verso una diagnosi di demenza almeno sei mesi prima rispetto al metodo di test più comunemente utilizzati.
Questi test solitamente possono essere sostenuti ovunque ogni volta che ci sono problemi cognitivi. "Ogni volta che tu o un tuo familiare notate un cambiamento nella funzione cerebrale o nella personalità, dovreste fare questo test", ha dichiarato il Dottor Douglas Scharre, direttore della Divisione dei Disturbi Cognitivi e della Memoria del Dipartimento di Neurologia dell'Ohio State. "Se quella persona fa il test ogni sei mesi e il suo punteggio scende di due o tre punti in un anno e mezzo, questa è una differenza significativa, e il suo medico può utilizzare queste informazioni per identificare le cause della perdita cognitiva e per prendere decisioni terapeutiche."
FONTE: futurism
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