Cibi geneticamente modificati: un nuovo studio ne misura la fiducia nel pubblico
Molti ricercatori, attraverso le tecnologie di modifica genetica, sono già pronti a portare decine, se non centinaia, di nuovi prodotti nei negozi: funghi "a lunga conservazione", mais resistente alla siccità e banane refrattarie ad un fungo che ne minaccia la salute, sono solo un esempio di ciò potrebbe arrivare anche sulle nostre tavole.
Negli Stati Uniti Alcuni, ad esempio, sono già in vendita una varietà di semi di soia che produce un olio da cucina più sano di quello a crescita naturale, una prospettiva alimentare che però non mette tutti d'accordo, anzi.
Chi ne è a favore afferma che l'editing genetico è più veloce e preciso dei metodi tradizionali di allevamento delle colture. Può affrontare sfide sempre più difficili, consentendo di produrre cibo ed avvantaggiando così anche i consumatori.
I critici, invece, sostengono che questa nuova tecnologia potrebbe creare conseguenze indesiderate e che le agenzie governative devono assolutamente affrontare al più presto le carenze della regolamentazione attuale. Secondo l'attuale legge federale, infatti, gli alimenti geneticamente modificati non devono essere provvisti di alcuna etichetta.
Quindi, un nuovo studio della Iowa State University è il primo a valutare la fiducia pubblica degli alimenti geneticamente modificati, utilizzando un campione rappresentativo a livello nazionale di 2.000 residenti negli Stati Uniti (dove gli OGM hanno già un grande sviluppo).
I ricercatori hanno intervistato i partecipanti per capire se avrebbero mangiato o evitato cibi geneticamente modificati, cercando anche di capire i fattori che modellano le loro decisioni.
L'obiettivo sarà poi quello di ripetere l'indagine ogni due anni, entro il prossimo decennio, per tenere traccia di come cambierà l'atteggiamento del pubblico nei confronti degli alimenti geneticamente modificati man mano che un numero maggiore di prodotti arriverà sul mercato.
Christopher Cummings, ricercatore e coautore della studio, ha così spiegato i risultati della ricerca: "In questo momento, ci sono molte persone indecise. Non hanno ancora fatto una scelta decisiva sugli alimenti geneticamente modificati, ma man mano che impareranno di più sulle tecnologie e sui prodotti, probabilmente si sposteranno verso una decisione chiara".
"Penso che dipenderà dalla loro esperienza di consumo, dal tipo di messaggio con cui sarà proposto e dalla fiducia riposta in chi se ne farà promotore, senza contare l'importanza data dai prodotti che incontreranno", ha aggiunto.
Lo studio è stato pubblicato sulle pagine di Frontiers in Food Science and Technology da Cummings e David Peters, professore di sociologia ISU Extension and Outreach. Se siete curiosi di approfondire i risultati della ricerca, potete proseguire la lettura su https://phys.org/news/2022-06-gene-edited-foods-gauges.html
Rimanendo in tema, ecco una precedente ricerca su come reagiscono le persone che provano gli OGM. Inoltre, anche il Regno Unito punta a modificare i cibi geneticamente.
Voi cosa ne pensate? Siete a favore o contro gli OGM?
FONTE: Phys.org
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