un team guidato dall'INAF ha condotto una ricerca su Kepler-107

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ha coinvolto i fisici dell'Università di Bristolha trascorso tre anni osservando il sistema esoplanetario Kepler-107. ha coinvolto i fisici dell'Università di Bristolha trascorso tre anni osservando il sistema esoplanetario Kepler-107. ha coinvolto i fisici dell'Università di Bristolha trascorso tre anni osservando il sistema esoplanetario Kepler-107.

Gli astronomi hanno trovato nuove prove per una significativa diversità planetaria all'interno di un singolo sistema esoplanetario, suggerendo che le collisioni ad alta velocità sono anch'esse responsabili dell'evoluzione planetaria.

Durante lo studio, sono state raccolte più di cento misurazioni spettroscopiche di tutti e quattro i pianeti (di massa appartenente alla categoria dei sub-Neptune) in Kepler-107. Curiosità: il nome dato al sistema proviene dal nome del telescopio spaziale Kepler della NASA, che scoprì il sistema esoplanetario ormai cinque anni fa. Volendo confrontare questo sistema con il nostro sistema solare, una grande differenza rispetto alla relazione della Terra con il Sole è che i pianeti nel sistema Kelper-107 sono molto più vicini l'uno all'altro ed in generale sono anche meno distanti dalla loro stella. Inoltre, tutti i pianeti hanno un periodo orbitale dell'ordine dei giorni anziché anni.


C'è un'altra particolarità: non è raro che il pianeta più vicino alla stella ospite sia più denso rispetto agli altri, a causa del riscaldamento e dell'interazione con la stella ospite che può favorire la perdita di atmosfera. Tuttavia, come riportato sul recente numero di Nature Astronomy, nel caso di Kepler-107 si è osservato che il secondo pianeta, 107c, è più denso del primo, 107b; e che 107c contiene nel suo nucleo una quantità di ferro almeno doppia rispetto a quella di 107b,indicando che ad un certo punto si sia ritrovato protagonista di una collisione frontale ad alta velocità con un protopianeta della stessa massa. Questi impatti avrebbero strappato parte del mantello composto da roccia e silicati di Kepler-107c, suggerendo che ora è più denso di quanto non fosse in origine.

Aldo Bonomo, ricercatore presso l'INAF e autore principale dell'articolo, ha dichiarato: "Con questa scoperta abbiamo aggiunto un altro tassello alla comprensione dell'origine della straordinaria diversità in composizione dei piccoli esopianeti". Prosegue spiegando che "Avevamo già evidenze che il forte irraggiamento della stella contribuisse a tale diversità portando all’erosione parziale o totale delle atmosfere dei pianeti più caldi. Tuttavia, anche collisioni stocastiche fra protopianeti giocano certamente un ruolo, producendo variazioni anche drastiche della composizione interna di un esopianeta, come pensiamo sia avvenuto per Kepler-107c".

La dottoressa Zoe Leinhardt, astrofisica computazionale e coautrice del paper, della School of Physics dell'Università di Bristol, spiega: "Si ritiene che gli impatti abbiano avuto un ruolo fondamentale nel plasmare il nostro attuale sistema solare. Il risultato di un simile impatto potrebbe essere anche l'alta densità di Mercurio, e Caronte (satellite di Plutone) fu probabilmente catturato dopo un impatto di enormi dimensioni, ma fino ad ora non avevamo trovato alcuna prova di impatti giganti manifestatisi nei sistemi planetari al di fuori del nostro".

Il co-autore Li Zeng, dell'Harvard Origins of Life Initiative del Dipartimento di Scienze della Terra e Planetarie e dell'Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, ha aggiunto: "Questo è uno dei molti sistemi di esopianeti interessanti che il telescopio spaziale Kepler ha scoperto e questa scoperta ha confermato il precedente lavoro teorico suggerendo che l'impatto tra i pianeti ha avuto un suo ruolo durante la formazione planetaria ".
Si pensa che gli impatti tra pianeti siano avvenuti anche nel nostro sistema solare. Gli astronomi prevedono di trovare molti altri esempi come Kepler-107, per migliorare le conoscenze del nostro stesso sistema solare.

Se siete interessati alle vicende che riguardano il "nostro" sistema solare, vi rimandiamo al recente speciale dedicato agli anelli di Saturno, oppure allo speciale legato agli impatti di asteroidi sulla Terra e sulla Luna.

Crediti immagine in fondo alla news: Zoë M. Leinhardt and Thomas Denman, University of Bristol Crediti illustrazione di copertina: Nasa/Jpl-Caltech

un team guidato dall'INAF ha condotto una ricerca su Kepler-107