Com'era la vita dei bambini nella società vichinga?

Com'era la vita dei bambini nella società vichinga?
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"Ancora conosciamo pochissimo su come fossero le vite dei bambini vichinghi". E' questa la frase con cui l'archeologa Marianne Hem Eriksen e il suo team hanno voluto affrontare le loro ricerche.

Potere, guerre, riti sacri. Questi sono gli elementi intorno ai quali l'archeologia ruota, secondo Eriksen. Non vi sono molte informazioni sulla semplice vita di donne che non ricoprissero alte cariche politiche nella società vichinga e tantomeno dei bambini.

Seguendo forse l'approccio della "lunga durata", fondato dalla scuola francese delle Annales, l'archeologa ha voluto focalizzarsi su tutte quelle strutture della storia Vichinga, dall'anno 0 fino all'anno Mille, di lunga durata - mantenendo la sua attenzione ferma sulla vita dei bambini.

Prima di tutto, Eriksen e il suo team si sono chiesti fino a che età i nuovi nati venissero considerati "bambini". Hanno dedotto che, come in gran parte delle altre società europee, tutti coloro che raggiungevano la pubertà assumevano lo status di "adulto". Questo accadeva per un semplice motivo: l'età media era molto bassa.

Secondo un'analisi condotta confrontando i resti ossei trovati in alcuni siti vichinghi in Danimarca, i norreni potevano raggiungere massimo i 40 anni. L'archeologa, partendo da questo punto, si è domandata se in un argine di tempo così breve i bambini avessero il tempo di "vivere la loro infanzia". I reperti archeologici sembrerebbero dimostrare che, sì, alcuni bambini giocavano con dei giochi in legno, ma non tutti.

I figli di contadini o persone di un basso rango sociale dovevano lavorare sin dal momento in cui imparavano a prendere il pieno controllo del loro corpo. Inoltre, non era insolito che questi, insieme ai figli dell'élite, sapessero combattere con la spada fin dalla giovane età. Quest'ipotesi sembrerebbe essere dimostrata dalla scoperta di diverse spade in legno.

Riguardo alle famiglie e i focolai domestici, la situazione era molto varia. In generale, i nuclei familiari vichinghi erano molto diversi da quelli che ci possiamo aspettare oggi. Secondo la scoperta di diversi villaggi e la loro ricostruzione in 3D, le case potevo ospitare mediamente 7-8 persone. L'edificio più ampio trovato in Norvegia, invece, era costruito per un massimo di 40 individui. Spesso potevano esserci schiavi, concubine, ospiti e viaggiatori.

Ciò che ha affascinato Eriksen durante la ricerca dei materiali che componevano queste case è stato trovare i resti di infanti non sepolti in buche poste al loro interno. E' difficile capire perché lo facessero. Molti di questi infanti, e tanti altri non trovati, potevano essere feti nati morti o deceduti pochi giorni dopo per qualche malattia. Altri potevano essere vittima di infanticidio.

Questa pratica non era illegale nei paesi scandinavi fino all'arrivo del Cristianesimo. Anzi, era un'usanza comune. Molte famiglie, con poche risorse per poter sopravvivere, non potevano avere tanti figli da sfamare. Il fatto che tenessero i corpi defunti nelle loro case potrebbe rappresentare il senso di colpa dei genitori per la morte dei loro figli? Alcuni sostengono così, ma Eriksen è di un parere diverso.

"Potrebbe essere che i bambini e i neonati nella società vichinga non erano completamente riconosciuti come esseri umani. Potrebbe essere che questi venivano visti come una sorta di oggetto che ad un certo punto si tramuta in persona" ha affermato la studiosa. Il lasciare i bambini defunti all'interno del focolaio domestico poteva essere un'usanza per augurare alla famiglia prosperità o per proteggere la casa.

Solo attraverso lo studio di altri reperti archeologici, testi letterari e documenti ufficiali si potrà definire meglio la società vichinga. Intanto, sembra che uno studio abbia sfatato il mito che vede i vichinghi completamente biondi.