Come facevano gli antichi a sapere che ora fosse senza orologio?

Come facevano gli antichi a sapere che ora fosse senza orologio?
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Vi siete mai soffermati sull’importanza del tempo? No, non quel “tempo”, intendiamo i sistemi di misurazione dello stesso! Oggi i nostri cellulari sembrano minare vertiginosamente la sopravvivenza degli orologi; perciò, ci siamo chiesti: come facevano le persone, in passato, a sapere che ora fosse?

Le calendarizzazioni sono qualcosa di antichissimo, prima di quel fatidico 46 a.C., anno in cui Giulio Cesare impose al dominio romano il modello annuale a 12 mesi, popoli primitivi, e non, si avvalevano dell’osservazione degli astri nel cielo per orientarsi nella dimensione temporale.

Secondo Scientific American, i primi dispositivi per misurare il passare del tempo in intervalli simili alle ore furono le meridiane, emerse in Egitto circa 3.500 anni fa, nate per esigenze di navigazione. Le “ore” degli antichi egizi, tuttavia, non rispettavano dei criteri fissi ed erano in balia del cambiamento stagionale. Ad esempio, in estate le giornate erano più lunghe e perciò anche le “ore” lo erano. Per orientarsi, dividevano giorno e notte in 12 porzionature temporali.

Gli astronomi greci, invece, furono i primi a postulare un’organizzazione circadiana di 24 ore, di uguale durata, circa 2000 anni fa. Tuttavia, solo con l’invenzione dei primi orologi meccanici, nell’Europa del XIII secolo, è stato possibile riconoscere le suddette ore in intervalli precisi di tempo.

Gli orologi medievali erano ancora piuttosto imprecisi, avendo un margine di errore di 15 minuti ogni giorno. Tutto cambiò nel 1600 con l’invenzione del pendolo, che permetteva di orientarsi nel tempo in maniera più accurata, in virtù di un solo minuto di ritardo accumulato durante una settimana.

Oggi, invece, la razza umana è in possesso di orologi atomici estremamente precisi, come il Deep Space Atomic Clock, che perde un solo secondo ogni 16 milioni di anni.