Come capiamo suoni e parole? Scopriamo le impressionanti doti del cervello umano

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Un team di neuroscienziati ha individuato una nuova caratteristica dell’elaborazione sonora del cervello. Secondo gli scienziati i processi collegati a questo tipo di percezione sono riconducibili ad una captazione contemporanea di suoni e parole, piuttosto che ad un’elaborazione sequenziale, andando in contrapposizione al modello tradizionale.

Il team di ricerca, guidato neurochirurgo Edward Chang dell'Università della California, ha analizzato l’intero procedimento di elaborazione uditiva, volto alla comprensione del linguaggio. Il processo consta di diverse fasi che partono dalla ricezione dei suoni dalla coclea dell’orecchio, per poi essere inviati alla corteccia uditiva situata nel lobo temporale.

La nuova ricerca sembra sconfessare le credenze passate su questo processo, attribuendogli contemporaneità piuttosto che serialità e conferendo alla corteccia uditiva la decodificazione delle onde acustiche. Un’altra porzione, detta giro temporale superiore (STG), sarebbe, invece, responsabile dell’estrapolazione degli stilemi del parlato, convertendo i suoni in parole.

Gli esperimenti eseguiti dal team hanno analizzato alcuni pazienti, sottoposti a precedenti interventi al cervello, innestandogli degli elettrodi per monitorare e registrare i segnali della corteccia uditiva.

"Grazie a questo studio è la prima volta che possiamo coprire tutte queste aree contemporaneamente e direttamente dalla superficie del cervello, studiando la trasformazione dei suoni in parole" dichiara Chang.

Per avvalorare questa ipotesi i ricercatori hanno stimolato la corteccia uditiva dei pazienti con scariche elettriche. Secondo il modello tradizionale, di tipo sequenziale, queste correnti elettriche avrebbero dovuto alterare la percezione linguistica degli stimoli uditivi. Dagli esperimenti è risultato, invece, che i pazienti fossero in grado di comprendere il significato delle parole e ripeterle. Ma, stimolando l’STG, la percezione dei partecipanti mutava, rendendoli incapaci di distinguere le parole, pur potendole sentire.

Come afferma Chang , infatti, "In effetti, uno dei pazienti ha detto che sembrava che le sillabe venissero scambiate nelle parole".

I risultati di questa ricerca potranno essere un valido supporto per la medicina futura, nella creazione di nuove e più efficaci terapie per la dislessia pediatrica, aiutando i bambini a superare le difficoltà della comprensione e del linguaggio.

"Anche se questo è un importante passo avanti, non capiamo ancora molto bene questo sistema uditivo parallelo. I risultati suggeriscono che il percorso delle informazioni sonore potrebbe essere molto diverso da quanto avessimo mai immaginato. Di certo solleva più domande di quante ne risolva" conclude Chang.

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