Come dimostrare che l'IA non ha scritto un testo? Ci pensa Chrome

Come dimostrare che l'IA non ha scritto un testo? Ci pensa Chrome
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Il dibattito sui chatbot è più infuocato che mai, tra alunni che copiano e professori che correggono con ChatGPT per scoprire chi l'ha usato. Insomma, soprattutto nel settore dell'educazione, l'allerta non è mai stata così alta; qualcosa, però, potrebbe cambiare molto presto.

Grazie a un'estensione per Chrome, infatti, potrebbe consentire agli alunni di "dimostrare" che non hanno fatto uso di chatbot per integrare o copiare di sana pianta i compiti. Come? Tramite un sistema in grado di registrare tutta la dinamica di creazione di quel determinato documento su un editor di testo piuttosto diffuso: Google Docs.

L'estensione di Chrome si chiama Draftback ed è in grado di mostrare tutte le revisioni effettuate su un documento, risultando ampiamente suggestiva di eventuali copiature nel caso in cui... beh... lo studente avesse incollato intere porzioni di testo.

In questo modo, anche frasi mediamente lunghe inserite in un istante in un documento potrebbero essere meritevoli di sospetto e il docente non dovrebbe fare altro che sincerarsene utilizzando anch'esso la medesima estensione.

Il funzionamento è semplice: basta installarlo (qui il link alla pagina dello store) e sui nuovi documenti in Google Docs apparirà la scritta "Draftback" in alto a destra, vicino al tasto di condivisione. Premendolo, si avrà accesso a una vera e propria macchina del tempo che ci mostrerà la cronologia di tutte le modifiche e di eventuali blocchi di testo incollati tutti insieme.

Se invece pensate che in settori al di fuori dell'insegnamento fili tutto liscio, guardate un po' in che guai è finito questo avvocato per ChatGPT.