Ecco come Gengis Khan ha premiato l'uomo che lo ha quasi ucciso

Ecco come Gengis Khan ha premiato l'uomo che lo ha quasi ucciso
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Di tutte le figure storiche che ricordiamo, come Attila o Annibale, Gengis Khan è senza ombra di dubbio una di quelle le cui gesta sono spesso tinte di coloriture leggendarie. Originariamente chiamato Temujin, il condottiero mongolo visse dal 1162 al 1227 d.C. in una società prevalentemente analfabeta.

Quando salì al potere nei primi anni del XIII secolo, decise bene di far veicolare i primi testi di standardizzazione della scrittura mongola, realizzati dallo scriba uiguro Tatar-Tonga. Tutte le fonti scritte in questo modo sono molto di parte: la figura di Gengis Khan è quasi miticizzata.

Un esempio? Alcuni testi riportano che il condottiero mongolo sia nato stringendo un coagulo di sangue nella mano destra. O, ancora, le fonti narrano che egli era alla testa di un esercito vastissimo, ma non era vero secondo Discovery Place, in quanto ricorreva spesso a sofisticate tecniche d’assedio e falò notturni per far sembrare la forza mongola molto più grande. Nonostante ci siano molte "informazioni", oggi non siamo ancora riusciti a trovare la tomba del Khan.

Ci sono fatti però, per quanto strani, estremamente veri: egli era un amante passionale senza eguali, vi basti pensare che, secondo uno studio sulla National Library of Medicine, l’8% del continente asiatico porta l’eco dei tratti genetici di Gengis Khan.

Ad avere coloriture leggendarie nei racconti non sono solo le gesta del Khan, ma anche di chi stava al suo fianco, come uno dei suoi generali, Jebe.

Jebe nacque con il nome di Zugudai, probabilmente nel XII secolo, perché nel 1201 stava già combattendo contro Khan nella Battaglia di Chakirmaut. Le fonti descrivono Zugudai come un membro del clan Besud della tribù Taichud. Oltre alle sue umili origini, non sappiamo molto altro su questa figura.

Nel conflitto poc’anzi citato, Zugudai scoccherebbe una freccia che colpisce in pieno Gengis Khan, forse sul collo. Al termine del conflitto, che vede la tribù di Gengis vittoriosa, Temujin chiede agli sconfitti da chi provenisse la freccia che lo ha ferito e, assai timoroso, Zugudai si fa avanti come “colpevole”. Così il condottiero mongolo lo risparmiò e decise di offrirgli il ruolo di comandante delle sue truppe, per aver dimostrato il suo valore.

Come ogni racconto di questo tipo che si rispetti, Gengis Khan ribattezzò Zugudai, con il nome di “Chepe”, che significa “freccia”. Oggi lo ricordiamo come Jebe.