Come rintracciare la plastica negli oceani? Ci pensa l'ESA... dallo spazio!

Come rintracciare la plastica negli oceani? Ci pensa l'ESA... dallo spazio!
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Dove finisce la plastica riversata nei mari del mondo? Purtroppo non si sa. Ma per cercare di scoprirlo, un progetto gestito dall'ESA ha sviluppato un serie di trasmettitori galleggianti le cui posizioni possono essere tracciate nel tempo, aiutando così a guidare un innovativo modello software che monitora i rifiuti di plastica marina.

Alcuni prototipi di boe tracciabili sono stati infatti dispiegati recentemente nelle acque al largo dell'Indonesia, il cui enorme numero di isole si associa ad alcune delle correnti più complesse ed imprevedibili della Terra.

I dispositivi, realizzati in legno per garantire la massima sostenibilità ambientale, sono stati sviluppati dall'organizzazione francese CLS, Collecte Localization Satellites. Consociata dell'agenzia spaziale francese CNES, è conosciuta soprattutto per la supervisione del tracciamento satellitare di animali marini, boe e flotte navali, grazie al suo sofisticato sistema di geolocalizzazione Argos di lunga durata, capace di eseguire correzioni di navigazione restituendole al CLS tramite collegamento satellitare.

Oltre alle boe di rilevamento, il progetto MARLISAT prevede anche l'utilizzo delle immagini osservative della Terra per rilevare le fonti di plastica, così da poter prevedere il movimento di tali rifiuti marini e le relative aree di accumulo, utilizzando un particolare modello di deriva oceanica esistente chiamato MOBIDRIFT, di progettazione CLS.

Marc Lucas, oceanografo senior del CLS, ha affermato: "Il punto di forza di questo progetto è la combinazione di osservazioni satellitari, dati in situ e modelli matematici. È anche stato fantastico aver potuto lavorare su un tipo più sostenibile di dispositivi Argos, grazie al legno utilizzato per l'involucro. Come scienziati, abbiamo il dovere di utilizzare un approccio alla scienza il più sostenibile possibile".

Le boe sono state dispiegate a fine maggio 2022 e continuamente tracciate in tempo reale tramite un portale dedicato. Dotate inoltre di batterie per una durata di ben 100 giorni di esercizio, i loro risultati stanno già aiutando ad ottimizzare i parametri del modello di deriva delle plastiche.

Peter de Maagt, a capo della sezione Antenne ed Onde submillimetriche dell'ESA (partner del progetto), ha aggiunto: "È un privilegio poter lavorare su progetti che utilizzano lo spazio a beneficio dell'umanità, iniziando ad affrontare il problema dei rifiuti di plastica nei nostri oceani. I dati raccolti forniranno informazioni preziose per calibrare i modelli di riferimento e fornire la tanto necessaria verità che cerchiamo".

A fine articolo potete vedere un immagine del modello di deriva oceanica CLS esistente chiamato MOBIDRIFT, ed adibito al rilevamento della plastica e dei suoi movimenti di accumulo. Crediti: CLS

Rimanendo in tema, sapete che le microplastiche sono state trovate in luoghi remoti della terra? Purtroppo, secondo uno studio, se non facciamo qualcosa la plastica sarà più dei pesci entro il 2050. Davvero una situazione critica.

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