Ecco come hanno riprodotto la "Ragazza col turbante" solo grazie all'utilizzo della luce

Ecco come hanno riprodotto la 'Ragazza col turbante' solo grazie all'utilizzo della luce
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Gli scienziati hanno creato dei minuscoli nanopillari con i quali possono essere trasmessi specifici colori tramite la luce. Per dimostrare l'incredibile utilizzo che si può fare di questa tecnologica - soprattutto in ambito economico - è stata ridipinta la celebre opera di Vermeer, la "Ragazza con l'orecchino di perle".

Questo metodo nasce sopratutto per combattere la contraffazione di valuta - in pratica, il fenomeno del denaro falso - in quanto questi nanopillari possono riprodurre ogni tipo di colore, ad ogni intensità desiderata.

I nanopillari sono una nanostruttura con forma unica, un mezzo che cattura fino al 99% della luce utilizzando meno materiale di qualsiasi altro fin'ora inventato, di fatto potrebbe essere un metodo estremamente efficace nella produzione di pannelli solari, la cui tecnologia sta progressivamente migliorando.

La "grande prova" è stata rappresentare il dipinto di Verneer semplicemente con la luce, invece del pigmento. Non è una sorpresa, chi lavora nel settore sa bene che la in natura esiste il colore strutturale, cioè qualcosa che non dipende dal pigmento ma dalla vera e propria struttura delle creature, come le farfalle, le quali possono avere le ali dei colori più vivaci e incredibili.

Il colore strutturale, in gergo, si chiama pigmento biologico e si differenzia dal classico pigmento nella funzione essenziale - il pigmento è una sostanza che modifica il colore originario di un materiale, oggetto o capo d'abbigliamento, al contrario il colore strutturale fa parte del DNA delle creature che lo posseggono.

Le scaglie di chitina - uno dei principali componenti strutturali dell'esoscheletro degli insetti, spesso incredibili come per esempio quelle della cicala, della parete cellulare dei funghi, della cuticola epidermica degli artropodi o di altre strutture di invertebrati - sono molto simili al sistema di riferimento della tecnica, formano un reticolo di diffrazione che si differenzia da quello presente negli insetti in quanto possono essere riprodotti soltanto determinati colori e determinate lunghezze d'onda.

Il coautore dello studio, Amit Agrawal - ricercatore del National Institute of Science and Technology - commenta l'esperimento dicendo: "La qualità della riproduzione delle sottili gradazioni di colore, i dettagli delle ombre, tutto è semplicemente notevole. Questo lavoro collega in modo elegante i campi dell'arte alla nanotecnologia".

Pecca tuttavia nella regolazione del colore in quanto i livelli di luminosità non sono variabili, ovvero una volta scelti non sarebbe esattamente una passeggiata modificarli, e questo rende impossibile, ad esempio, generare un chiaroscuro nell'immagine. Certo, è possibile aggiungere cristalli liquidi e polimeri elettrocromici che possano aumentare o diminuire l'intensità del colore ma questo rende il procedimento decisamente più lungo e complicato nella pratica.

Non è un caso, dunque, che il team abbia voluto rappresentare un'opera di Vermeer, maestro di luci ed ombre. I ragazzi del NIST hanno voluto la "Ragazza col turbante" per testare al massimo delle capacità la tecnica, in cui sono stati utilizzati milioni di nanopillari.

"Si può osservare che la ragazza indossa un turbante blu e una giacca dorata con il colletto bianco sotto, così come nell'opera originale, sono state rappresentate transizioni di luminosità estremamente morbide, le parti più scure si amalgamano perfettamente con lo sfondo nero. Sorprendente anche come le transizioni di tonalità creino una perfetta texture da dipinto ad olio, colmando elegantemente il divario tra risultato scientifico e arte." Così scrivono, infine, gli autori nello studio.

Ecco come hanno riprodotto la 'Ragazza col turbante' solo grazie all'utilizzo della luce