Come vengono tassate le crypto in Italia? Le nuove regole per il 2023
INFORMAZIONI SCHEDA
di
Alberto Lala
La Legge di bilancio 2023 in Italia è stata approvata con il via libera del Senato prima di capodanno, il 29 dicembre. A partire dal nuovo anno cambiano le regole crypto, inclusa una nuova nomenclatura che inquadra definitivamente queste operazioni come cripto-attività.
Tanto per cominciare, cosa significa questo nuovo termine? Si tratta di un momento storico, poiché prima d'ora questi valori digitali venivano trattati alla stregua di valute estere. Con cripto-attività, finalmente, il nostro ordinamento introduce una definizione giuridica dello spazio crypto come "rappresentazione digitale di valore e diritti che possono essere emessi, trasferiti e memorizzati elettronicamente".Rispetto al passato, il grosso della nuova tassazione riguarderà le eventuali plusvalenze derivanti, appunto, da cripto-attività, calcolate come differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita.
In particolare, se otterremo guadagni dalle nostre attività e operazioni nel mercato delle criptovalute, su questi verrà applicata una tassazione al 26%. Esistono esenzioni, proprio come in passato, ma agiscono in maniera differente.
Vale la pena notare che il nuovo quadro normativo si riferisce anche agli NFT, ma non è ancora chiaro come il Governo intenda affrontare la quantificazione del loro valore, soprattutto nel caso in cui non avvenga vendita.
D'ora in avanti, la tassazione verrà applicata esclusivamente per plusvalenze da trading superiori ai 2.000 euro in caso di vendita in euro. Per gli anni precedenti restano in vigore le vecchie regole.Inoltre, viene introdotta un'aliquota al 14% invece del 26% per chi dichiarerà i propri asset digitali a partire dal 1 gennaio 2023, un incentivo per dichiarare gli asset che si possiedono e che ha lo scopo anche di incoraggiare chi ha evidentemente difficoltà a tenere traccia del proprio percorso nello spazio crypto o a rinvenire i prezzi di acquisto. Questa imposta sostitutiva può essere calcolata sul venduto senza necessariamente calcolare la plusvalenza.
Infine, la sanatoria. Nel caso in cui non si siano dichiarate le proprie cripto-attività negli anni precedenti, è possibile regolarizzare la propria posizione a seconda delle movimentazioni. Se non c'è stata vendita, occorre versare lo 0,5% del valore in euro per ogni anno dal momento dell'acquisto.
In caso di vendita con plusvalenze, occorrerà pagare il 3,5% più lo 0,5% per ogni anno di detenzione.
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