Sclerosi Multipla: un aiuto potrebbe arrivare dai nostri amici a 4 zampe

Sclerosi Multipla: un aiuto potrebbe arrivare dai nostri amici a 4 zampe
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Un'indagine dettagliata della meningoencefalomielite granulomatosa del cane (GME), da parte di un team guidato da ricercatori della School of Veterinary Medicine di Penn, ha scoperto caratteristiche in comune con la sclerosi multipla (SM) umana, attraverso tecniche di imaging di risonanza magnetica (MRI) e studi sul tessuto cerebrale.

In particolare, l'accumulo di linfociti B nei tessuti che rivestono il sistema nervoso centrale (tipico nella SM), era presente anche nei cani con GME. Queste particolari cellule sono un tipo di globuli bianchi strettamente coinvolti nelle risposte immunitarie, negli individui sani, sono infatti presenti in numero molto basso nelle meningi, le membrane che rivestono la colonna vertebrale e l'encefalo.

Jorge Alvarez, coautore dello studio, ha affermato: "Questo è un nuovo aspetto della malattia nei cani che rispecchia la patologia negli esseri umani. Riteniamo quindi che studiando quelli affetti da GME potremo ampliare la conoscenza della malattia umana e contribuendo alla stressante necessità di comprendere entrambe le patologie".

La SM è una patologia caratterizzata dalla graduale distruzione del rivestimento protettivo delle cellule nervose, che porta ad una vasta gamma di possibili sintomi, dai problemi alla vista, al dolore cronico e l'affaticamento repentino. La gravità può poi variare da paziente a paziente, colpendo oltre un milione di persone nei soli Stati Uniti.

Nonostante però la sua prevalenza, e la sua importanza, la SM rimane tuttora in qualche modo un mistero eziologico. Solo a partire dagli anni '70 è stata infatti studiata approfonditamente, e talvolta si rivela ancora difficile da diagnosticare e sebbene esistano una dozzina di farmaci approvati per il trattamento delle sue forme più lievi, quelle più avanzate e progressive sono ancora molto impegnative da combattere.

Allo stesso modo anche la GME è una malattia che è stata caratterizzata solo negli ultimi decenni, nonostante sia la patologia neuroinfiammatoria più comune nei nostri amici a quattro zampe, ed è tuttora generalmente diagnosticata per esclusione.

"La maggior parte dei farmaci sviluppati negli anni '90 e 2000 miravano ad altri tipi di cellule, è solo nell'ultimo decennio che gli scienziati hanno capito che i linfociti B svolgevano un ruolo cruciale. I progressi nella conoscenza della SM sono comunque stati ostacolati anche dalla mancanza di modelli di riferimento, almeno fino ad ora, con uno studio infatti più attento della correlazione con la GME tutti noi possiamo imparare di più su entrambe le malattie" ha affermato Alvarez.

Nel loro studio infatti, i ricercatori hanno preso in esame 13 cani con diagnosi di GME e 4 sani, un patologo ha quindi esaminato le aree cerebrali tipicamente non controllate durante le classiche diagnosi di GME. Le immagini raccolte attraverso l'MRI hanno poi mostrato un aumento del contrasto nelle meningi, caratterizzato da accumuli di cellule infiammatorie e linfociti B.

"Negli esseri umani quelle raccolte di linfociti sono correlate alla sclerosi multipla ed osserviamo la stessa caratteristica nella GME, ecco perché crediamo che questo modello abbia un grande potenziale. La cosa meravigliosa che potrà venire fuori da studi comparativi come questo è che non solo potremo aiutare le persone, ma anche i nostri amici a quattro zampe" ha concluso Alvarez.

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