Cosa ci può dire il mito del Minotauro sull'antica Atene?

Cosa ci può dire il mito del Minotauro sull'antica Atene?
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Il mito del Minotauro, per quanto sia stato modificato nel corso dei secoli, ha sempre mantenuto alcuni tratti che oggi ci permettono, in generale, di conoscerlo senza alcun tipo di approfondimento. Quello che, invece, spesso sfugge nel raccontare questa storia è come descriva perfettamente i rapporti tra Persia e Atene nell'età antica.

Asterio, meglio conosciuto come il Minotauro, era figlio del Toro di Creta e la regina Pasifae. Nato come un essere mostruoso e feroce per volere del dio del mare, Poseidone, il suo nome ha origine dal prefisso "minos", che significa "re" e il suffisso "taurus", "toro".

Il re crete Minosse, marito di Pasifae, decise di rinchiudere la bestia nel famoso Labirinto di Cnosso, costruito dal brillante Dedalo. Presto, però, da creatura imprigionata, il Minotauro divenne un ottimo modo per vendicarsi contro la storica nemica, la città di Atene (allora dominio di Creta).

Dopo la morte del suo primo genito per mano degli ateniesi, Minosse impose loro di inviare ogni anno sette fanciulli e sette fanciulle da offrire in pasto al Minotauro.

Trascorsi degli anni, il giovane Teseo, figlio del re ateniese Egeo, giurò di vendicare la sua gente uccidendo la bestia del Labirinto. Prima, però, di entrare come "sacrificio", Arianna, figlia di Minosse, innamoratasi del ragazzo, gli diede un filo al fine di non perdersi nell'intricato complesso.

Il finale lo conosciamo tutti: Teseo riuscì a sconfiggere il Minotauro, tornare in patria (abbandonando Arianna nell'isola deserta di Nasso) e rendere la sua città natale la più grande potenza nell'Egeo.

Questa storia bizzarra va contestualizzata in un contesto storico ben preciso, dove l'antica potenza mercantile di Creta stava crollando su se stessa, lasciando libero il posto ad una delle più importanti culle della cultura antica: la civiltà achea o micenea.

L'isola cretese era nota, sin dal 3000 a.C., come ricchissimo centro commerciale dove affluivano mercanti egiziani, siriani e della Grecia continentale. Lo scambio culturale, quindi, era vastissimo e questo contribuì a renderla una potenza mediterranea.

A partire dal 1600 a.C., iniziò ad affermarsi sempre più un'altra civiltà, quella achea. Al contrario dei cretesi, i Micenei si affermarono nell'area del Peloponneso e seguirono una politica militare costante. Le loro mire espansionistiche li portarono, nel 1450 a.C., ad invadere Creta e ad invertire il predominio politico, culturale e commerciale sul Mediterraneo orientale.

Non si sa quale destino condannò i regni micenei, ma gli studi archeologici hanno dimostrato come dall'unione dei valori sia dei Cretesi sia dei Micenei (e dei Dori), si originò, intorno al IX secolo a.C., la civiltà greca, il cui più grande simbolo fu proprio Atene.

A partire dal VI-V secolo a.C., la polis ateniese iniziò a promuovere il mito del Minotauro per onorare la figura di Teseo e il suo coraggio nell'affrontare il nemico.

Come Minosse ed Atene avevano combattuto fino all'ultimo nella fase di caduta del dominio cretese sull'Egeo, in piena età classica, la città della dea Atena doveva affrontare un nuovo nemico: la Persia.

Dopo la sconfitta di quest'ultima, guidata dall'imperatore Serse (sì, lo stesso della Battaglia delle Termopili) a Salamina, nel 480 a.C., Atene iniziò a vivere un periodo di fioritura - come nel mito, in seguito alla sconfitta del Minotauro e il ritorno di Teseo in patria.

Molti studiosi, sulla base di queste informazioni, sostengono l'idea che il mostro del Labirinto di Cnosso, rappresentato sempre più spesso in ceramiche del periodo classico, fosse diventato un simbolo per indicare il nemico straniero, che, per quanto apparentemente forte, sarebbe stato sempre sconfitto dalla grandezza dei discendenti dell'eroe mitologico.