Cosa sono le sostanze psichedeliche e in che modo alterano la percezione della realtà?

Cosa sono le sostanze psichedeliche e in che modo alterano la percezione della realtà?
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Gli psichedelici sono sostanze in grado di alterare la percezione dell’individuo. A seconda del tipo, gli stati indotti possono provocare allucinazioni, alterazione percettiva temporale, del sé e dell’ambiente circostante, fino a esperienze mistiche potenziate dagli stupefacenti. Ma come fanno tali sostanze ad alterare la coscienza del soggetto?

Il termine psichedelico venne coniato per la prima volta, nel 1956, dallo psichiatra Humphry Osmond, il quale, descrivendone gli effetti in una lettera ad Aldous Huxley, li definì come sostanze che “liberano il pensiero dalle sovrastrutture delle convenzioni sociali”.

Gli psichedelici, facendo parte della famiglia degli allucinogeni, sono rappresentati, nell’immaginario collettivo, dai maggiori esponenti del gruppo, ovvero la dietilammide dell’acido lisergico, meglio nota come LSD, la mescalina, contenuta nel peyote, e la psilocibina, componente chimico dei funghi della famiglia Psilocybe. Da non dimenticare la ketamina, un’altra sostanza molto nota dagli intensi effetti dissociativi, le cui doti benefiche sono attualmente al vallo degli scienziati, come dimostra lo studio che ha scoperto un farmaco per la depressione a base di ketamina.

La scienza si sta interrogando sull’origine degli effetti scaturiti da queste sostanze, tentando di svelarne i meccanismi.

Al fine di realizzare tale obiettivo, i ricercatori hanno progettato un modello capace di classificare le esperienze psichedeliche e denominato “Scala di valutazione degli stati di coscienza alterati a cinque dimensioni”. Tale strumento permette di valutare affermazioni astratte descritte da coloro che hanno vissuto esperienze mistiche, contestualizzandole in sensazioni misurabili associate alla dissoluzione dell’ego.

Da un punto di vista biochimico è possibile affermare che tali alterazioni dipendono da un recettore della serotonina, noto come 5-HT2A. Svariati studi hanno mostrato che sostanze come LSD e psilocibina si legano a questo recettore, attivandolo, e inducendo effetti psichedelici. Bloccando chimicamente i siti di legame del recettore, infatti, è possibile impedire alle sostanze di generare tali effetti.

In relazione a tali esperienze mistiche di dissociazione del sé e alla consapevolezza dei soggetti di aver sperimentato una sensazione di eternità o infinito, è stupefacente pensare che tali esperienze possano essere provocate da un microscopico recettore.

Matthew Jonson, professore presso la Johns Hopkins University, in merito al meccanismo di interazione tra sostanze psichedeliche e il recettore, ha dichiarato “ci sono cambiamenti drastici nella comunicazione di rete nel cervello, ed è probabilmente il caso che questi siano alla base di tutti i tipi di esperienze, sia positive che negative”.

Soggette alle sostanze psichedeliche, le tipiche connessioni della rete cerebrale vengono a mancare, ma concomitantemente, aumenta a dismisura la comunicazione tra regioni che normalmente non interagiscono tra loro. Tale “iper-connessione” simultanea provoca un tale caos nel cervello da indurre gli inimmaginabili stati psichedelici, veri e propri viaggi oltre il sé, in balia di quello che viene definito cervello entropico.

Data questa atipica connessione tra aree del cervello che non comunicano, tali stati indotti non provocano unicamente allucinazioni visive, ma, secondo alcune ipotesi, sono in grado di far riaffiorare e rendere disponibili ricordi inconsci del soggetto alla propria parte conscia.

Le esperienze psichedeliche non si limitano alle allucinazioni visive, ma inficiano anche la sfera uditiva ed emozionale. Inoltre, le esperienze sono molto soggettive e variano da persona a persona, tanto da rendere impossibile prevederne a pieno gli effetti.

"Quello che sperimentiamo la maggior parte del tempo non è la realtà, ma un miliardo di anni di evoluzione che elabora la realtà in un modo particolare che ci ha permesso di sopravvivere e riprodursi" afferma Johnson e, in merito alle potenzialità di tali sostanze, conclude "Penso che nel quadro più ampio, al di là del trattamento dei disturbi, possano essere usati come strumenti per comprendere il cervello e la mente".