Il New York Times si è reinventato nell'era internet: abbonamenti digitali in crescita
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Il web ha cambiato radicalmente il business model dell'editoria, non sempre in meglio. Il New York Times, però, potrebbe aver trovato la formula per continuare ad essere sostenibile nell'era internet. Ora gli abbonamenti online sono in crescita, ma la strada è ancora lunga.
Se il web è riuscito a dare ai quotidiani la possibilità di raggiungere un pubblico virtualmente infinito, il prezzo da pagare è stato in molti casi proibitivo: le entrate pubblicitarie si sono dimostrate spesso insufficienti per i grandi colossi impegnati nella (costosa) cronaca d'inchiesta, e contestualmente le meccaniche che incentivano la produzione frenetica di una enorme mole di contenuti gratis, hanno in parte reso obsoleto il concetto stesso di pubblicazione quotidiana che, al netto di pezzi d'opinione e inchieste di spessore, troppo spesso viene vista dal pubblico come un modo per leggere, pagando, le notizie di cui si è già fruito il giorno prima, gratis. Il risultato? Le testate online hanno cannibalizzato nel tempo le vendite delle controparti cartacee, rendendo sempre più difficile far quadrare i conti agli editori.
Inoltre nel tempo è aumentata la dipendenza verso gli over the top —un fenomeno di cui abbiamo parlato qua.
Emblematico, quindi, vedere come La Verità, una delle poche testate giornalistiche spuntate sul mercato italiano in tempi recenti, nonché una delle poche ad avere i conti in regola —ci dice Il Post —, abbia deciso di non darsi un sito online, per evitare di auto-cannibalizzarsi.
Ed è davvero questa, viene da chiedersi, l'unica possibilità per sopravvivere nell'era internet — vale a dire, ignorando di netto il web e la pretesa dei suoi utenti di avere contenuti gratis e magari pure di qualità? Non proprio, perchè in tutto questo il New York Times sta riuscendo nell'impresa di reinventarsi con una nuova formula che lo sta portando nella direzione di essere indipendente da esercenti pubblicitari e piattaforme come Facebook e Google.
Una nuova formula a base di abbonamenti online, merchandising e trasformazione dei lettori in consumatori, racconta, anche in questo caso, Il Post.
Abbonamenti online: il rilancio della campagna abbonamenti è del 2016, l'obiettivo —fissato senza una vera deadline— è quello di raggiungere dieci milioni di iscritti al servizio online, aveva dichiarato il CEO del quotidiano Mark Thompson. Nel 2011 c'era stato un primo tentativo di implementare dei pay-wall, ma i risultati erano stati deludenti —al punto da costringere il giornale ad un rovinoso passo indietro. Così per cinque anni buoni i contenuti del quotidiano sono stati disponibili gratuitamente, a costo di un progressivo calo degli utili del gruppo editoriale.
Oggi però le cose sembrano andare per il meglio, e i lettori abbonati alla edizione online sono già quasi tre milioni. Un raddoppio rispetto agli 1,4 milioni abbonati del 2016.
Più pacchetti: una idea vincente è stata quella di scorporare alcune sezioni del sito, prevedendo la possibilità di abbonarsi solo a quelle ad un prezzo ridotto: ad esempio stanno andando molto bene i pacchetti Cooking e cruciverba (da sola conta 400mila abbonati).
Formula Netflix: "Gli abbonamenti digitali che funzionano sono prodotti che espandono i tuoi gusti e allargano i tuoi orizzonti, dirigono la tua attenzione verso cose interessanti, e nel contempo imparano qualcosa da te", aveva detto la direttrice operativa del giornale Meredith Kopit Levin. Così l'imperativo è far sentire i lettori parte di una community vasta, di una esperienza a 360 gradi.
Gli altri servizi: e per ottenere questo un ruolo importante lo giocano i gadget, con lo store del sito che vende magliette e tazze brandizzate, ma anche i corsi di giornalismo per gli studenti delle superiori —con tanto di abbonamento in omaggio, per assicurarsi nuovi lettori trai millennial—, così come le gite nella redazione. Se sei abbonato si ha diritto a sconti su ognuna di queste cose.
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